L’ex governatore intercettato mentre dà istruzioni al figlio per una compravendita
Il colonnello accusato di essere una talpa si difende: “Non ho rivelato nessuna indagine”
Secondo la procura, non era la prima volta che Stefano Palminteri soffiava qualche notizia
riservata a Totò Cuffaro: tempo fa, dalle intercettazioni non si comprende quando, il tenente colonnello dei carabinieri avrebbe rivelato pure l’interesse dei magistrati per il patrimonio dell’ex governatore, ai fini di una misura di prevenzione.
«Ma io non ho un cazzo proprio», diceva Cuffaro al suo legale, Claudio Gallina, mentre parlavano delle questioni che Palminteri avrebbe accennato.
Commento dei carabinieri nel loro rapporto alla procura: «Cuffaro asseriva che la casa di campagna era intestata alla moglie».
E anche altri beni immobili sarebbero stati intestati ai familiari, fanno notare gli investigatori:
da un certo momento in poi, «l’impiego di propri congiunti o soggetti terzi nell’esecuzione di
operazioni immobiliari e/o di compravendita, senza personalmente comparire, sarebbe risultata una
pratica usuale da parte dell’indagato ».
Evidentemente, Cuffaro temeva davvero un sequestro di beni.
Nell’indagine è finita la storia di un compravendita che Cuffaro fece gestire al figlio Raffaele, che
continuava a fargli domande: il 17 gennaio dell’anno scorso, gli disse di andare in banca per ritirare un libretto di assegni.
Il giorno dopo, a casa Cuffaro, una microspia registrò le istruzioni del padre al figlio.
Scrivono i carabinieri: «La conversazione verteva sul fatto che il giorno dopo Raffaele Cuffaro si sarebbe dovuto recare dal notaio Bonafede, al fine di sottoscrivere l’importante atto notarile di cui si parlava ormai sin da prima del Natale 2023.
Salvatore Cuffaro istruiva il figlio su cosa fare l’indomani, spiegandogli che si sarebbe trattato di
un atto di compravendita e di concessioni edilizie verosimilmente propedeutiche ad altre operazioni
non ancora comprese».
Raffaele Cuffaro non sapeva proprio nulla di quella compravendita, appariva come un “paravento” del padre. Il quale gli spiegava pure chi avrebbe trovato dal notaio: Liborio Mingari, Antonio Pinzone Costantino e un tale Giuseppe, che secondo la procura sarebbe l’imprenditore Giuseppe Capizzi.
«Cuffaro istruiva il figlio – proseguono i carabinieri – raccomandandogli di consegnare un assegno
dell’importo di 12mila euro a Liborio Mingari il quale, in un secondo tempo, glieli avrebbe restituiti in contanti («Gli dai dodicimila euro e poi lui ce li torna in contanti»), dato che la terra era già loro («La terra è nostra, ok?»)».
Una strana vicenda. L’affare avrebbe riguardato l’acquisto di una concessione edilizia, per realizzare
una villa a Tusa. Il figlio era all’oscuro di tutto: «Non mi avevi detto nulla», diceva. Il padre replicava:
«Ti ho detto che dobbiamo firmare questa cosa di Tusa». Raffaele Cuffaro insisteva: «Ma non
mi avevi fatto connettere Tusa con il notaio».
Le indagini dei carabinieri hanno fatto saltare fuori pure una società formata dai familiari di Cuffaro
e del suo entourage, la “Immobiliare Cavour srl” costituita il 25 marzo 2021 e cancellata il 12 aprile 2023.
Erano soci la moglie di Cuffaro, la figlia dell’assessora Nuccia Albano, la moglie di Vito Raso e la moglie dell’imprenditore Giuseppe Capizzi, legatissimo a Cuffaro tanto da mettergli a disposizione
un’auto con autista per i suoi spostamenti in Sicilia.
La rete di amici dell’ex governatore era sempre molto ampia.
A tirarsene fuori è il tenente colonnello Stefano Palminteri: interrogato ieri mattina dai pm Claudio Camilleri, Giulia Falchi e Andrea Zoppi ha negato qualsiasi contestazione di rivelazione di notizie riservate.
A difenderlo sono gli avvocati Michele De Stefani, Carmelo Peluso e Luigi Latino. Palminteri è stato ripreso dagli investigatori del Ros mentre andava a casa dell’avvocato Claudio Gallina, per incontrare
Totò Cuffaro. Poi, in un’altra occasione, Cuffaro avrebbe commentato quanto saputo dall’ufficiale.
Al centro di questa indagine ci sono migliaia di ore di intercettazione che svelano il Cuffaro segreto:
nel novembre 2023 seppe che la sua assessora Nuccia Albano era intenzionata a bocciare un emendamento con cui il deputato Ismaele La Vardera chiedeva di finanziare un murale antimafia a Borgetto; Cuffaro «ordinò a Raso (il capo della segreteria dell’assessora, ndr) di non far commettere tale errore alla Albano». Perché, si sa, cosa dice Cuffaro: «La mafia fa schifo».
Da laRepubblicaPalermo di Salvo Palazzolo
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