I quotidiani riportato a lettere cubitali la dichiarazione di Cuffaro, che sostiene e ammette di aver fatto una minchiata, riferendosi all’aver favorito con il suo intervento una ragazza in un concorso.
Una persona con la sua esperienza sa bene a cosa si va incontro comportandosi in una certa maniera, probabilmente ha sottovaluto le conseguenze, pensando che fare certe cose era “normale”, forse per chi la pensa e agisce come ha fatto lui.
L’ex governatore ieri è rimasto dentro l’aula del Gip per meno di mezz’ora, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Insomma ha fatto scena muta e ai giornalisti che gli ponevano domande all’uscita del tribunale, ha detto: “Invieremo un comunicato stampa”.
Se proprio di minchiata dobbiamo parlare c’è da dire che in fondo non l’hai fatta solo lui, ma l’hanno fatta tutti coloro che, fidandosi e credendo in uno suo cambiamento, nonostante fossero coscienti del suo passato e della sua condanna definitiva a quattro anni e undici mesi, per “favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio”, lo hanno incoraggiato, sostenuto e affiancato nel suo ritorno e nella sua ascesa politica, iscrivendosi e facendo iscrivere tanti amici al suo partito, anche se sono stati in tanti a precipitarsi tra le sue braccia.
Vero è che dopo un errore, si può tornare, ma ci si aspetta che da quel momento in poi si sia migliori, lo sia a maggior regione chi si è macchiato di colpe abbastanza gravi, ma l’aver commesso una minchiata, dimostra probabilmente che quel cambiamento di fatto non c’è stato.
La minchiata più grossa l’hanno anche commessa coloro che a livello regionale gli hanno permesso, di acquisire un così forte potere, specialmente in un settore così importante per la Sicilia, quello della Sanità.
E la stanno commettendo anche coloro i quali non solo non si sono ancora dissociati pubblicamente, ma anzi continuano a stare accanto e dentro il suo partito, come se nulla fosse o stesse succedendo.
Ancor più grossa e grave è poi la minchiata di chi continua, nonostante tutto, a difenderlo.
Già il sol fatto di stare in silenzio, di non dir nulla, un silenzio che di fatto è una difesa, dimostrando anche di non aver rispetto per i tanti siciliani mortificati, offesi, e oltraggiati da questo modo di fare politica.
Una politica, quella con la P maiuscola, doveva e dovrebbe immediatamente prendere le distanze, tagliando ogni rapporto con un partito che, tra presidente e responsabili di una certa rilevanza, hanno commesso la minchiata ammessa, sempre che oltre a quella ammessa non ne vengano dimostrate anche altre.
Qualcuno scrive essere la “forza del potere”, quella cioè che inibisce molti a manifestare il proprio dissenso agendo invece di conseguenza come logica imporrebbe e permettendo al contrario di lasciar spazio a chi, sentendosi “le spalle coperte”, continua non solo a non dire nulla, ma a mettersi maggiormente in mostra quasi a voler dire “io sono qui e ci resto”.
Ma in fondo che ci si aspettava di diverso. Se si riesce a perdonare una minchiata, come pensiamo sia possibile ridare dignità e futuro ai tanti giovani e a questa martoriata terra di Sicilia?
Ad Maiora
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