Dalla guerra alle catastrofi. Il Cdm: «Imperativo farlo per il passaggio di truppe Nato e di mezzi della Protezione civile». Conte: «Stratagemma»
Il progetto del Ponte sullo Stretto doveva superare l’ultimo scoglio prima di arrivare all’approvazione
del piano finanziario da parte del Cipess: ossia la Valutazione di incidenza ambientale dell’opera su alcuni siti inclusi nella direttiva “Natura 2000”.
Ciò prevede, secondo la direttiva europea “Habitat”, che si spieghi a Bruxelles quali opere si intendano adottare per compensare i danni all’ambiente.
Evidentemente l’ostacolo non si poteva superare e così venerdì scorso il ministero dell’Ambiente ha
trasmesso alla Commissione europea e pubblicato sul sito, rendendo così noti i contenuti del documento – la delibera dello scorso 9 aprile con la quale il Cdm ha approvato la relazione “Iropi”,
cioè sui “Motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” della costruzione del Ponte.
Si tratta di motivi di grande importanza per la collettività che possono giustificare la realizzazione
di un’opera o di un progetto, anche se potrebbero avere un impatto negativo sull’ambiente.
Ciò ha sterilizzato il vincolo ambientale, limitando il tutto a una pura comunicazione informativa che esclude che Bruxelles debba dire la sua sul progetto.
Nella relazione “Iropi”, però, il governo è andato ben oltre riguardo ai motivi, inserendo fra le ragioni imperative anche quello della sicurezza delle operazioni Nato. Scatenando la reazione di opposizione e ambientalisti.
Il governo elenca i «motivi imperativi e prevalenti, legati alla sicurezza della popolazione, allo sviluppo economico ed anche ambientali e sanitari ».
Dunque, il Ponte serve a «ridurre significativamente il carattere di insularità della Sicilia» nella «geopolitica economica e ambientale del corridoio Ten-T, un progetto di valore europeo », per questo «il Ponte sullo Stretto ha anche un’importanza strategica per la sicurezza nazionale e internazionale, tanto che assumerà un ruolo chiave in un contesto di difesa e sicurezza, facilitando gli spostamenti delle forze armate italiane e degli alleati della Nato.
Questo è particolarmente rilevante, considerando il crescente ruolo del Mediterraneo come area geopoliticamente sensibile, con dinamiche complesse legate alla sicurezza marittima, all’immigrazione e alle operazioni di peacekeeping».
In pratica, «la disponibilità di un’infrastruttura strategica come quella del Ponte, una volta posta nella sua piena funzionalità, potrebbe contribuire ad elevare notevolmente i livelli di efficienza ed efficacia dei processi organizzativi e funzionali di safety e security.
L’Ue ha sviluppato il “Military Mobility Action Plan” per rafforzare la capacità di spostamento rapido delle truppe all’interno del continente.
Il Ponte sullo Stretto si inserirebbe perfettamente in questa strategia, fornendo un’infrastruttura chiave per il trasferimento delle forze Nato dal Nord Europa verso il Mediterraneo».
Ma il Ponte consentirebbe anche a «una difesa multidominio di installazioni, civili e militari, essenziali per gli aspetti della resilienza del sistema Paese, presenti sul territorio peninsulare o su quello isolano come, ad esempio, gli impianti serventi i gasdotti di rilevanza nazionale di Gela e di
Mazara del Vallo».
Il documento di 42 pagine richiama anche la «resilienza del sistema trasportistico » in caso di «eventi avversi, terremoti, alluvioni, attacchi terroristici », quindi una preziosa via di fuga nel sistema della Protezione civile, che avrebbe la possibilità di «mobilitare, grazie al Ponte, più di 800 uomini e farebbe guadagnare più di 1 ora e ciò significherebbe poter disporre di almeno 800 ore/uomo in più, in anticipo, sullo scenario di crisi».
Ma il leader M5S, Giuseppe Conte, ponendo l’opera a confronto con il primario che, a causa di un guasto in ospedale, ha fatto tre ore di strada per procurarsi farmaci urgenti per la chemio, teme che si tratta di uno stratagemma per accelerare l’ok del Cipess al progetto: «Hanno scritto all’Europa
con l’elmetto di Von der Leyen per potere accelerare sul Ponte da 14 miliardi, giudicandola una infrastruttura strategica sul piano militare, per fare passare truppe e carri armati. Abbiamo così anche il nome: “Il ponte del riarmo”. Uno stratagemma per forzare e accelerare nonostante le già segnalate criticità sul piano ambientale e sismico? Un modo per aggirare i vincoli ambientali? Un consiglio per medici e infermieri: se indossate una mimetica vedrete che cambierà tutto: vi arriveranno soldi e nuove assunzioni dall’Europa e dal governo».
E per il verde Angelo Bonelli «il governo Meloni ha trasformato il Ponte sullo Stretto in un’infrastruttura di guerra per aggirare i vincoli ambientali europei.
Una forzatura gravissima, fatta per superare i rilievi ambientali e procedere con un progetto tecnicamente e legalmente fragile. Questo governo spende miliardi in armi, taglia le pensioni e ignora il clima mentre il Paese va sott’acqua. A Messina, solo due settimane fa, ci sono state
frane per il maltempo: questa è l’emergenza da affrontare, non il Ponte di Salvini».
