Il Governo regionale siciliano accelera sulla riforma delle nomine dei vertici della sanità.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, è pronto a varare un sistema di selezione profondamente rivisto per i manager di 9 ASP e 9 ospedali maggiori, con l’obiettivo di limitare l’eccessiva influenza politica e rispondere al clima creatosi dopo l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto, tra gli altri, Totò Cuffaro.
La delibera è attesa per il pomeriggio di oggi, martedì, a Palazzo d’Orléans, al termine di un vertice di maggioranza all’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) convocato per serrare le file sulla Legge di Bilancio regionale.
Nomine Sanitarie: Un doppio filtro per l’Albo
La riforma voluta da Schifani si propone di andare oltre la semplice applicazione della legge nazionale, che prevede la scelta dei manager da un albo nazionale al quale si accede per concorso introducendo due passaggi selettivi aggiuntivi e più stringenti:
- Primo Step: Albo regionale selettivo.
- Verrà creato un secondo albo, strettamente regionale.
- L’iscrizione a questo albo sarà consentita solo a chi è già presente nell’albo nazionale.
- L’accesso avverrà attraverso una nuova selezione per titoli e colloquio.
- Secondo Step: Selezione del singolo incarico.
- Per ogni posizione (18 in totale) sarà pubblicato un bando specifico.
- La selezione sarà affidata a una commissione composta da tre membri:
- Uno scelto da Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
- Uno individuato dalla Conferenza dei Rettori.
- Uno nominato dalla Regione.
Questa commissione presenterà alla Giunta una terna di nomi per ciascuno dei 18 incarichi, restringendo di fatto il margine di scelta del Governo.
Un elemento chiave del nuovo sistema è la necessità di bilanciare le competenze con le esigenze specifiche. La selezione dovrà tenere in forte considerazione i titoli e le attitudini legate ai territori in cui il manager sarà chiamato a operare. Si farà, quindi, una valutazione diversa per chi dovrà dirigere un’ASP (con operatività su base provinciale) e chi un ospedale (con raggio d’azione più limitato).
La svolta è stata annunciata da Schifani lo scorso 18 novembre, incontrando inizialmente perplessità nell’ala di Fratelli d’Italia vicina a Nello Musumeci e Ruggero Razza, i quali sostenevano che la procedura nazionale già applicata prevedesse restrizioni simili.
Schifani ha replicato evidenziando le lacune del sistema precedente: l’attuale procedura prevede una selezione solo per l’accesso all’albo nazionale, lasciando un’ampia discrezionalità per l’assegnazione dei singoli posti.
Nelle ultime nomine, il Governo ha potuto scegliere tra ben 49 nomi per 18 posti, un bacino che il nuovo sistema intende ridurre drasticamente.
La riforma sarà immediatamente operativa tramite semplice delibera della Giunta, senza necessità di passaggio all’ARS. Tuttavia, per l’applicazione alle prossime nomine, potrebbe essere necessario attendere il rinnovo dell’albo nazionale.
In attesa della riforma sanitaria, Schifani varerà oggi un secondo provvedimento di natura amministrativa: il trasferimento di alcuni dipendenti da altri assessorati verso il Dipartimento Rifiuti.
Questa mossa mira a rispondere ad alcuni dei rilievi sollevati dalla Corte dei Conti sul piano rifiuti regionale e sulla procedura per la realizzazione dei due termovalorizzatori, rafforzando così l’apparato burocratico del settore.
La riforma annunciata dal Presidente Schifani rappresenta una risposta diretta, e urgente, al clima di allarme generato da recenti inchieste giudiziarie che hanno messo in luce il livello di infiltrazione politica nelle nomine dei vertici della sanità pubblica siciliana.
L’episodio più recente e significativo che ha accelerato la decisione di Schifani è stato l’arresto, avvenuto a fine novembre, dell’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, insieme ad altre figure.
Le intercettazioni emerse dalle indagini hanno “svelato (meglio, confermato)” come il sistema di nomina dei direttori generali delle 9 ASP (Aziende Sanitarie Provinciali) e dei 9 ospedali maggiori fosse permeato da logiche spartitorie e di influenza politica, anziché basarsi esclusivamente sul merito e sulle competenze tecniche.
L’inchiesta ha messo in evidenza la debolezza del sistema precedente, che, pur rispettando formalmente la legge nazionale, permetteva un ampio margine di manovra al Governo regionale per la scelta finale.
Come ribadito da Schifani stesso, l’attuale normativa prevede una selezione solo per l’accesso all’albo nazionale dei candidati idonei, ma nulla riguardo alle singole assegnazioni. Nelle ultime tornate di nomine, questo ha portato il governo a dover scegliere tra un bacino troppo ampio – l’ultima commissione di valutazione indicò ben 49 candidati “maggiormente idonei” e 90 “semplicemente idonei” – consentendo di fatto alla politica di esercitare una forte discrezionalità sui 18 posti in palio.
La nuova riforma, con il doppio filtro selettivo regionale e la terna vincolante proposta da una commissione esterna e super partes, mira precisamente a limitare drasticamente questo margine politico, elevando il livello di trasparenza e competenza richiesta ai futuri manager sanitari.
La delibera di Giunta di oggi è il primo passo formale per rendere la riforma immediatamente esecutiva. L’obiettivo primario è che la nuova procedura sia applicabile già alle prossime nomine in scadenza, sebbene sia in corso una valutazione sui tempi tecnici legati all’eventuale rinnovo dell’albo nazionale.
L’annuncio del Presidente Renato Schifani di varare una riforma stringente sulle nomine dei manager della sanità in Sicilia, introducendo un doppio filtro selettivo e una commissione esterna, ha generato reazioni polarizzate nel panorama politico regionale.
Il messaggio di Schifani è stato chiaro: “Meno politica e più meritocrazia”, tuttavia, le opposizioni sollevano dubbi sulla reale estromissione della politica dal processo decisionale.
All’interno della coalizione di maggioranza, la proposta è stata accolta con sostegno, in particolare in Fratelli d’Italia (sebbene ci fossero state iniziali perplessità sull’efficacia di un sistema che ricalcava parzialmente quello precedente, a trazione meloniana).
I partiti della maggioranza hanno condiviso la necessità di dare una “risposta di maggior rigore” e una “svolta che era politicamente ed eticamente doverosa” in seguito alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcune figure di rilievo (Fonte 2.2).
La riforma è vista come un “segnale non soltanto al mondo della sanità ma anche ai cittadini” (Fonte 1.4), impegnando la Regione a dotarsi di una selezione più “blindata” e ancorata a standard nazionali attraverso l’inclusione di organi come Agenas e la Conferenza dei Rettori (Fonte 1.7).
Le forze di opposizione, pur riconoscendo la necessità di un cambiamento, attaccano il metodo scelto da Schifani, definendolo insufficiente per garantire la vera indipendenza.
Il Movimento 5 Stelle (M5S): Il capogruppo M5S all’ARS, Antonio De Luca, ha bocciato la proposta come “solo fumo negli occhi”. Il M5S chiede di “estromettere completamente la politica dalle nomine” e non limitarsi a vincolare la scelta a una terna, poiché l’ultima parola resterebbe comunque al Governo regionale. Inoltre, l’On. Ida Carmina (M5S) ha chiesto in passato le dimissioni di Schifani, imputandogli la “responsabilità politica del sistema e della Sanità in Sicilia” (Fonte 1.9).
Il Partito Democratico (PD): Il PD, tramite il vicepresidente del gruppo all’ARS, Mario Giambona, vede la riforma come una “ammissione clamorosa” da parte di Schifani che “finora la politica ha condizionato le nomine” (Fonte 2.6). Tuttavia, il PD critica l’approccio: se si riconosce il problema del condizionamento politico, non si può risolverlo “lasciando comunque alla politica l’ultima parola”. Per il PD, il sistema proposto è un “meccanismo ancora saldamente governato dalla politica” e rischia di essere un mero “maquillage” (Fonte 2.6).
Altri esponenti, come l’Onorevole Tommaso Calderone, hanno definito l’approccio “sterile e insufficiente”, sollevando il dubbio su “Chi garantirebbe che la Commissione operi scevra da condizionamenti politici?” Calderone ha rilanciato la proposta, già avanzata nel 2018, di selezionare i Direttori Generali esclusivamente tramite concorso pubblico.
La riforma è celebrata dalla maggioranza come un atto dovuto di trasparenza e rigore, mentre è criticata dalle opposizioni come un tentativo di “spacciare per epocale” un meccanismo che, seppur più vincolante, non recide il legame tra le nomine sanitarie e il potere politico di turno.
La prova finale arriverà con le prossime nomine.
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