L’addizionale regionale all’IRPEF, istituita dal 1° gennaio 1998 con l’articolo 50 del D.Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, è annoverata tra i “tributi regionali derivati”, e cioè quei tributi istituiti e regolati da leggi statali, il cui gettito è attribuito alle regioni.
L’addizionale è determinata applicando l’aliquota fissata dallo Stato, ed eventualmente maggiorata dalla regione in cui il contribuente ha la residenza, al reddito complessivo determinato ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, al netto degli oneri deducibili riconosciuti ai fini di tale imposta.
ALIQUOTA REGIONE SICILIA
ADDIZIONALE REGIONALE ALL’IRPEF – ANNI D’IMPOSTA 2024, 2023, 2022, 2021, 2020
ANNO IMPOSTA 2024
Aliquota media 1,23%
Per i redditi superiori a euro 10.854,26 l‘aliquota del 1,40%, si applica sull’intero ammontare di reddito e non solo sulla parte che eccede euro 10.854,26. Per i redditi superiori a euro 26.000,00 l‘aliquota del 1,10 % si applica sull’intero ammontare di reddito e non solo sulla parte che eccede euro 26.000,00.
La classifica delle regioni
Il Lazio è al primo posto per ammontare dell’imposta sia fronte dell’addizionale regionale che comunale.
Per quanto riguarda la prima si collocano sopra la media di 420 euro anche Piemonte (530), Campania (480), Emilia Romagna e Calabria (440).
Sotto la media Sicilia (280), Veneto (320) e Toscana (380). In linea Lombardia e Liguria (420). Il Lazio si conferma regione più cara anche per quanto riguarda l’addizionale comunale (260 euro). Sopra la media nazionale di 200 euro solo la Lombardia (220) e la Liguria (210).
LE ALIQUOTE PIÙ BASSE
Le regioni con le aliquote più basse in Italia sono Basilicata, Veneto, Sicilia e Sardegna che applicano l’1,23% di media.
Poi ci sono le tasse e imposte per i comuni
Le tasse e le imposte sono una fonte di entrata importante anche per i comuni, contribuendo come voce complessiva di entrata al 23,5% degli introiti delle amministrazioni.
Sono di entrate necessarie per garantire un funzionamento efficiente della macchina amministrativa che permette poi di garantire i servizi su tutto il territorio.
Le entrate fiscali delle amministrazioni sono tre: l’imposta municipale propria (IMU), la tassa sui rifiuti (TARI) e l’addizionale Irpef.
A Caltanissetta le aliquote, per il 2024, sono rimaste quelle già confermate negli anni precedenti.
In dettaglio:
1.abitazione principale classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e relative pertinenze: aliquota pari al 0,6 per cento, detrazione euro 200;
2.fabbricati rurali ad uso strumentale: aliquota pari al 0,1 per cento;
3.fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione e non siano in ogni caso locati: aliquota pari al 0,25 per cento;
4.fabbricati classificati nel gruppo catastale D, ad eccezione della categoria D/10: aliquota pari al 1,06 per cento;
5.fabbricati diversi da quelli di cui ai punti precedenti: aliquota pari al 1,06 per cento;
6.terreni agricoli: esenti ai sensi dell’articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n.984;
7.aree fabbricabili: aliquota pari al 1,06 per cento;
8.agli alloggi regolarmente assegnati dagli istituti autonomi per le case popolari (IACP) o dagli enti di edilizia residenziale pubblica, comunque denominati, aventi le stesse finalità degli IACP, istituiti in attuazione dell’articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, si detraggono, dall’aliquota ordinaria dell’ 1,06 per cento, fino a concorrenza del suo ammontare, euro 200 rapportati al periodo dell’anno durante il quale si protrae tale destinazione.
(Fonte sito del Comune)
A queste vanno aggiunti i trasferimenti non fiscalizzati e le entrate a titolo di fondo di solidarietà comunale, che ha l’obiettivo di ridurre le differenze tra i territori.
Sono inoltre incluse altre fonti di entrata tradizionali per le amministrazioni, come ad esempio l’imposta di soggiorno, dove in vigore, e i diritti sulle affissioni pubblicitarie.
