Giorgetti verificherà «la praticabilità» delle richieste di modifica «condivise da tutti»
La sala stampa di Palazzo Chigi era stata aperta per tempo nel pomeriggio, segno che il vertice tanto atteso doveva tenersi nelle stanze della presidenza del Consiglio.
E invece i giornalisti hanno aspettato invano, perché nessuno dei quattro leader — Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini, Maurizio Lupi — è arrivato in piazza Colonna. Appuntamento rinviato, causa tensioni tra alleati ?
L’interrogativo è rimbalzato per un paio d’ore, in un clima nervoso di silenzi, depistaggi e riserbo, finché il piccolo giallo è stato svelato: Meloni ha invitato i capi dei partiti e il ministro Giancarlo Giorgetti nella sua casa romana, per un incontro chiarificatore dopo giorni di continui
rilanci e distinguo in particolare tra Salvini e Tajani.
Risultato: qualche ritocco alla manovra in Parlamento ci sarà e riguarderà in particolare il blocco del turn over per le forze dell’ordine, le politiche sociali e le imprese, a partire dall’Ires premiale. Clima nervoso, che la premier ha provato a stemperare con un’apericena davanti alla tv accesa sulle prodezze tennistiche di Sinner, rallegrata dalla vittoria in Coppa Davis.
«Grazie, campioni!», ha esultato su X durante il vertice, che si è concluso con una nota di Palazzo Chigi: «Il proficuo incontro ha riscontrato la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo».
Il governo si impegna ad ascoltare «con attenzione le proposte migliorative» del
Parlamento «nel rispetto di una legge di bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici».
Meloni e Giorgetti lamentano una volta ancora i «gravissimi danni» del superbonus,
«che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell’intera manovra».
Colpisce la formula «i leader hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche di maggioranza».
È il passaggio chiave, perché rivela il tentativo di sminare il campo parlamentare.
Era stato Tajani all’ora di pranzo a confermare le voci sul tanto atteso vertice.
A lui la legge di bilancio così com’è non sta affatto bene, lo ripete da giorni nella sfida continua con Salvini per ottenere qualcosa in più dell’alleato—avversario e lo ribadisce a In Mezz’ora su Raitre: «La manovra si può aggiustare in Parlamento, con l’accordo di tutte le forze di maggioranza».
Aggiustare, in che modo ? «Credo che si possa abbassare l’aliquota Irpef per dare un segnale
al ceto medio».
Da Palazzo Chigi intanto trapela l’orario del vertice (ore 18), ma non la location.
Che resta «segreta » fino a tarda sera, a conferma che i leader avevano bisogno di chiudersi, parlarsi a quattr’occhi e magari anche di alzare un poco i toni senza paura di essere ascoltati da orecchie poco discrete