Salvini in difficoltà con i suoi: “Non possiamo farci sfilare la guida del Veneto”
Il braccio di ferro continua. Sottotraccia ma forte. Complici la recente doppia sconfitta alle elezioni regionali e le rivalità che si profilano per il futuro, Lega e Forza Italia si sfidano.
Pronti a darsi battaglia dalla riforma dell’Autonomia a quella della cittadinanza, passando per la legge di bilancio.
In attesa di un incontro a tre – con Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini appena la premier tornerà in Italia – è il segretario di FI ad alzare la posta, nella maggioranza. Il ministro
degli Esteri promette “tanti” correttivi alla manovra e non molla sulla riforma-madre della Lega, quella disegnata dal ministro Calderoli per dare più margine di azione alle Regioni.
«Da prima che ci fosse la sentenza, noi condividiamo quello che ha detto la Corte», insiste il vicepremier azzurro, sposando così le modifiche chieste dalla Consulta dopo i rilievi di
incostituzionalità avanzati su alcune parti della legge sull’autonomia differenziata.
Non a caso venerdì pomeriggio si riunisce l’osservatorio voluto da FI per vigilare, in particolare, sui Lep (livelli essenziali di prestazione) e le materie non Lep, da sempre oggetto di
perplessità tra i forzisti del sud.
Un’attivismo che i leghisti vivono come una provocazione e che potrebbe mettere a rischio una delle battaglie storiche, e la più nordista, dell’ex Carroccio.
Con riflessi anche e direttamente sul campo, al Nord.
Da qui l’allarme rosso lanciato sul Veneto.
La regione, antica roccaforte del centrodestra e da decenni feudo del doge Luca Zaia, ha dominato il consiglio federale della Lega convocato ieri. Gli animi si sono accesi – raccontano alcuni dei presenti – proprio sulla sorte del Veneto, dove si voterà il prossimo anno.
Pur sapendo che un terzo mandato del governatore leghista è quasi impossibile, i dirigenti più
critici denunciano che, perdendo il comando in quella regione, alla Lega resterebbero in mano solo la Lombardia e il Friuli, del Nord più produttivo.
A chiedere, quindi, un impegno forte e chiaro sarebbe stato lo stesso Zaia.