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Caltanissetta: “certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. L’esercito dei soldatini, un corpo scelto di fedelissimi e devoti

Last updated: 24/05/2025 9:06
By Sergio Cirlinci 310 Views 5 Min Read
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“Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”, così canta Antonello Venditti e a Caltanissetta questa canzone risuona oggi più che mai

In tempo, purtroppo di guerre, anche a Caltanissetta non poteva mancare un esercito

Fortunatamente i nostri “soldati” non impugnano armi, ma sono un corpo scelto, un gruppo di fedelissimi pronti a marciare al passo, qualunque sia il terreno, purché il Generale indichi la via.

Una truppa invincibile, forse, non tanto per la sua forza d’urto, quanto per la sua ineguagliabile capacità di cambiare opinione più velocemente di un battito di ciglia, se il vento cambia e con esso gli interessi del Comandante Supremo.

Essere un soldatino è un’arte, una vera e propria disciplina del “signor si”.

Non importa se ieri il Generale ha dichiarato una cosa e oggi un’altra.

Il soldatino esemplare non batte ciglio, non si pone domande. Anzi, si affretta a trovare le prove, anche filosofiche, per dimostrare come l’altra è migliore, la più giusta.

La coerenza, quella è roba da deboli, da pensatori autonomi, da quelli che finiscono per essere estromessi, quindi meglio obbedire.

E’ meglio stare allineati e coperti, senza bisogno di sprecare energie fisiche e mentali in dibattiti interni o, peggio ancora, in confronti con il Generale.

Basta allinearsi, annuire e, se possibile, aggiungere un commento che rafforzi la nuova linea, anche se contraddice platealmente quanto sostenuto fino a cinque minuti prima.

“Ma non avevi detto il contrario?” potrebbe dirgli qualcuno.

E qui il soldatino sfodera il suo miglior modo di essere allineato: “ma quella era la fase preliminare, una fase di studio, ora il Generale ha svelato la vera strategia, illuminata da una saggezza superiore che solo pochi eletti possono comprendere”.

Qualcuno potrebbe definirli “voltagabbana”, ma per il soldatino è una medaglia al valore, un riconoscimento alla sua capacità di adattamento. Non è un’offesa, ma una prova di fedeltà incondizionata.

Perché, in fondo, chi è il vero traditore? Colui che ostinatamente si aggrappa a certe idee, mettendo a rischio la sua posizione, o chi, con umiltà e spirito di sacrificio, abbraccia la nuova visione del Generale, garantendo così la prosperità dell’intera truppa e del proprio tornaconto ?

La risposta è chiara: il soldatino è un realista. Sa che il posto nelle retrovie, quello con l’aria condizionata e il caffè caldo, non si ottiene con le chiacchiere, ma con servilismo e obbedienza.

E se il Generale, nel suo percorso, decidesse che la destra è la nuova sinistra, il nero è il nuovo bianco?

Il soldatino è già lì, pronto a tirar fuori e sventolare la bandiera del nuovo colore, con la stessa convinzione con cui sventolava la precedente.

Perché alla fine, è il Generale che decide, anche se li fa partecipare alle scelte, ma dove la scelta finale è una, la sua, o ti allinei o vai fuori.

È lui che distribuisce le medaglie, i gradi, le pacche sulla spalla che significano “bravo, hai capito come funziona il gioco”.

E se la vita in prima linea è rischiosa, quella nelle retrovie è un paradiso di tranquillità, dove l’unico rischio è l’indigestione da eccesso di obbedienza e del rimetterci la faccia.

Quindi, cari soldatini o aspiranti tali, non disperate, il mondo politico ha e avrà sempre bisogno di voi, siete la linfa vitale del Generale, la garanzia del suo potere, quel potere datogli da voi.

Basta ricordarsi una semplice regola: la verità è ciò che dice il Generale in questo preciso istante.

E domani? “Domani è un altro giorno, si vedrà…”, domani potrebbe nascere anche una nuova “verità” che voi sarete pronti ad abbracciare con entusiasmo.

Adesso che il Generale ha annunciato la nuova “via”, squillino le trombe e che la parata abbia inizio, mi raccomando, mettevi in prima fila, il Generale potrebbe non accorgersi di voi. Ad Maiora

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