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Riflessioni

“Caltanissetta, due volti e due visioni”

Last updated: 13/09/2024 13:09
By Sergio Cirlinci 216 Views 8 Min Read
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La nostra tanto amata città, ha due volti, ma la si vede e si vive in due modi diversi.

Non si tratta della solita un’illusione ottica, ma di atteggiamenti e comportamenti frutti della nostra storia passata, dove si accettava in silenzio tutto quello che il “padrone” comandava.

Che Caltanissetta sia una bella città, non vi è dubbio, ma c’è ancora molto su cui lavorare.

Da una parte abbiamo coloro che la vedono come una cittadina, che tranne qualche piccolo problema, è una città tutto sommato vivibile, tranquilla e che offre buone possibilità; dall’altra abbiamo chi soffre giornalmente disagi e disservizi, e che quindi la trova poco vivibile e, non trovandovi opportunità, è costretto ad andar via.

Proprio due facce della stessa medaglia, da un lato ci sono coloro che stanno economicamente bene e di conseguenza possono permettersi di viaggiare, di andar fuori per curarsi e per far studiare i propri figli o semplicemente si possono permettere di pagare senza problemi, bollette ed ultimamente anche le autobotti, bypassando il problema e sopperendo alle inefficienze e carenze del servizio pubblico.

Se poi hanno l’amico al posto giusto, che “agevola” file, attese e che magari da una mano a sistemare figli, amici e parenti, la città diventa meravigliosa.

Queste persone difficilmente si incontreranno nelle sale di attesa, loro entrano dalle porte laterali, difficilmente si sentiranno lamentare per vari disservizi o per l’acqua, basta una telefonata alla persona giusta e tutto si risolve.

La seconda faccia invece è quella di chi patisce i disservizi, che non ha certi amici e, non potendosi permettere di spendere, è costretta a soccombere e a sbattere il muso contro i silenzi, le tante inefficienze, le file, i ritardi, e spesso non protesta per il timore che quel poco che gli viene “dato”, come se fosse un favore e non un proprio diritto, possa essere compromesso da una sua lamentela.

I nisseni sono stanchi, disperati, avviliti e si sentono anche parecchio umiliati ed inascoltati, anche se ultimamente molti cittadini vanno aprendo gli occhi e non si lasciano distrarre da feste, balletti e palloni, utili sicuramente per lo spirito, ma che serve anche a far dimenticare il problema che li attanaglia maggiormente e che ad alcuni toglie sonno e salute.

Finite le visite eccellenti, nel periodo elettorale, finiti i fiumi di parole e di promesse, delle ricette magiche pronte e in tasca, è finito tutto, anche l’acqua.

Ecco “la musica è finita, gli amici se ne vanno…” e i nisseni sono rimasti soli e pure a secco e comincia a farsi largo il dubbio che li abbiano illusi e presi, ancora una volta, in giro.

Non rimane che attendere e pregare affinché dal cielo venga giù tanta pioggia, ma che sia tanta, per buona pace di tutti.

Conoscendo i nisseni, succederà che non appena le turnazioni torneranno dagli attuali 5/6 giorni, quarto mondo, a 2/3 giorni, terzo mondo, saranno tutti felici e contenti ed applaudiranno chi, a torto o a ragione, dirà che il merito è stato suo, dimenticando patimenti, sacrifici e sofferenze; ma si sa il nisseno dimentica facilmente ed è per questo che forse si merita tutto ciò.

La si chiami rassegnazione o paura nell’affrontare il potente di turno, sta di fatto che se non si comprenderà che tacere nuoce esclusivamente a se stessi, già il prossimo anno, speriamo di no, saremo nuovamente punto e a capo.

A tal proposito: Cosa si sta concretamente facendo per evitare il ripetersi nel 2025 di una nuova crisi idrica ?

Si sta procedendo a ripulire e sistemare gli invasi, a riparare le condutture, extraurbane ed urbane, a cercare di mettere in funzione i vecchi dissalatori o di farne dei nuovi ?

A sentire i vertici regionali e nazionali, si stanno e si sono già stanziati tantissimi milioni, ovviamente se e come verranno spesi non è dato ancora saperlo.

In altri paesi, basta l’aumento della benzina o la cancellazione di qualche diritto, per scatenare l’inferno; probabilmente noi siamo più “calmi” e “riflessivi”, o meglio dire “genuflessi”.

Basta ricordare che è da giorno 1 Agosto, che si aspettano le pompe di sollevamento, che servirebbero ad aumentare la pressione in parecchi zone.

In città si sono organizzati Sit In, raccolte firme, petizioni online, prossimamente Assemblee, ma dalla modesta, o meglio dire scarsa, partecipazione, sembrerebbe che solo in pochi hanno o sentono il problema della carenza di acqua, ma sappiamo bene che così non è.

Basta infatti aprire qualsiasi pagina social o ascoltare le conversazioni nei bar, per leggere o sentire lamentele e disagi, c’è pure chi lamenta che l’acqua arrivi torbida e puzzolente o che vi è una non equa distribuzione, ma tutto rimane inascoltato, come se fosse una pura invenzione di chi parla, giusto per il piacere sadico di lamentarsi.

Ma per alcuni metterci la faccia sembra essere compromettente, sembra come se si facesse uno sgarbo a qualcuno, quando invece non si comprende che lo sgarbo lo si fa solo a se stessi tacendo.

Anni fa, 2016, venne usato, per delle “passeggiate”, che altro non erano che manifestazioni, uno slogan “A Caltanissetta tuttoapposto…e niente in ordine”, che altro non voleva significare che anche se le cose non vanno bene, bisogna dire che va tutto bene.

Oggi più che mai questo slogan è attualissimo.

Questo atteggiamento remissivo, fa male a chi subisce disagi e disservizi, mentre fa bene a chi dovrebbe intervenire. “Se il problema non viene evidenziato, il problema non esiste (cit.)”.

Non è un caso che si voglia anche evitare ai cittadini la partecipazione ad un prossimo Consiglio Comunale aperto.

Forse si teme che i cittadini, oltre all’opposizione, visto che la maggioranza sembri non patire disagi, possano pubblicamente riferire le cose che non vanno, guardandoli negli occhi, evitando così che non possano un domani dire “non sapevamo”.

Se non si cambia la mentalità, uscendo da certe logiche e schemi, mettendo da parte amicizie e appartenenze, i disagi non potranno che aumentare, ma forse non si fa per evitare di disturbare chi un domani potrebbe tornarci utile.

Ad Maiora

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