Facebook, tra amore e odio, un dualismo che evidenzia una verità fondamentale e ribadita spesso
Facebook, se usato con intelligenza, lo ribadiamo spesso, può essere uno strumento incredibilmente utile, capace di raggiungere obiettivi prefissati con una velocità e una portata impensabili altrove.
Non si può negare la straordinaria capacità di Facebook di connettere miliardi di persone, oggi si è trasformato in una sorta di mondo virtuale, dove le persone condividono momenti di vita, discutono di interessi comuni, si organizzano, ci lavorano e fanno affari.
La sua forza risiede proprio nella sua velocità di comunicazione.
Il paradosso però emerge con forza quando si osserva il comportamento degli utenti.
Un esempio calzante è la diffusione di informazioni o solleciti importanti. Se un tempo si inviava una raccomandata, un atto visibile solo a mittente e destinatario, oggi pubblicare un avviso o un sollecito, magari corredato da immagini o documenti, sulla propria pagina o in un gruppo può avere un impatto completamente diverso, anche se la raccomandata o la pec rimangono in certi casi obbligatori.
Insomma si vuol saper sapere per arrivare tempestivamente all’intento prefissatosi.
Questo è un potere enorme, che può essere usato per la trasparenza, per la denuncia sociale o per mobilitare l’opinione pubblica su un tema specifico.
Questa dinamica dimostra che Facebook non è né buono né cattivo, è il modo in cui lo si usa che ne determina il valore, se impiegato con intelligenza e consapevolezza, può trasformarsi in un alleato insostituibile.
Pensiamo alla capacità di raggiungere istantaneamente un pubblico mirato per un annuncio, un evento o una campagna sociale, oppure alla possibilità di creare una comunità attorno a interessi comuni, favorendo lo scambio di conoscenze e informazioni varie.
Anche se spesso chi di dovere vede e legge quel che più gli fa comodo.
Ma proprio il grande coinvolgimento di quanto pubblicato su Facebook riduce la possibilità a chi volesse ignorare fatti o comunicazioni importanti, anche perchè in un’era in cui l’informazione è potere, Facebook offre un megafono accessibile a tutti, purché si sappia come usarlo.
Alla fine, l’amore e l’odio per Facebook non sono contraddizioni, ma le due facce di una stessa medaglia che riflette la complessità del nostro rapporto con lo strumento.
Semmai il vero discrimine non è la piattaforma in sé, ma la nostra capacità di gestirla e di farne un uso consapevole e intelligente.
Un esempio, ma se ne potrebbero fare tanti, è quando un cittadino posta delle foto su una particolare via o zona invasa da erbacce o dal degrado dovuto all’abbandono.
Ecco un esempio. Un cittadino preoccupato per il fatto che uno slargo era completamente invaso dalle erbacce, scrive un post, oltre ad una questione igienica pone un problema di sicurezza, essendo lo slargo tar di versi palazzi e circondato da auto posteggiate. Il cittadino giorno 16 giugno posta, con tono ironico: “Se per caso a qualcuno al Municipio venisse in mente di ripulire dalla folta vegetazione e dalla spazzatura annessa questa porzione di città” indica la zona, “non dimentichi di avvisare per tempo le famiglie di topi che vivono all’interno”
Passa qualche giorno e scrive nuovamente: “Avendo pubblicato la foto di questo lembo di città allorché era in condizioni tali da sembrare uno spezzone di foresta sporca e maleodorante ed avendo invocato l’intervento di chi fosse tenuto alla manutenzione ed al decoro dello spazio, mi sembra doveroso segnalare che l’intervento di pulizia è stato fatto nella mattinata di ieri domenica 22 Giugno”
Questo episodio dimostra l’importanza sia della piattaforma che della volontà dei cittadini di partecipare attivamente per migliorare le condizioni della città
Segnalare con responsabilità e spirito costruttivo è questa la differenza.
Lamentarsi senza poi far nulla, anche semplicemente con un post su Facebook, è la dimostrazione come si può contribuire a migliorare la città. Ad Maiora

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