La Fondazione Exodus di don Mazzi e la cooperativa sociale Etnos di Caltanisetta questa mattina hanno sottoscritto, per la prima volta in Sicilia, i “Patti digitali”, per un’educazione di comunità all’uso della tecnologia.
L’evento, organizzato in occasione del 40° anniversario di fondazione Exodus e della Carovana, ha rappresentato un momento di riflessione e confronto sui temi dell’educazione, della corresponsabilità educativa e della sfida digitale, con la sottoscrizione della “Lettera di intenti” per la promozione dei Patti digitali scuola-famiglie-agenzie educative.
“Oggi è una giornata importante perché è l’occasione – dice Franco Taverna, vice presidente della fondazione Exodus onlus – come fondazione e come comunità di buone pratiche Exodus, per prendere un impegno su una delle emergenze più problematiche che coinvolgono i ragazzi e e le ragazze di oggi e cioè l’uso corretto, positivo del cellulare. Noi non abbiamo alcuna intenzione di demonizzarne l’utilizzo perché è un device con grandi potenzialità ma riconosciamo che all’interno di questo strumento si nascondono delle insidie che spesso i genitori e gli insegnanti non sanno adeguatamente gesitre. Siccome da anni lavoriamo con genitori e famiglie all’interno delle scuole, abbiamo una necessità di prendere un impegno per fare in modo che si costituiscano dei patti educativi. Noi non diciamo che il cellulare va vietato ma che il cellulare va educato. Noi siamo un centro educativo e vogliamo mantenere questa vocazione. Il protocollo nel concreto si svilupperà nella realizzazione di tanti patti educativi, perché non c’è un solo modello che sia valido per tutta Italia. Ma ogni scuola, con le famiglie che partecipano, elaborerà il proprio patto educativo”.
L’evento si è svolto nel corso di un incontro al liceo Ruggero Settimo di Caltanissetta.
A mettere in guardia sull’uso corretto del cellulare la psicologa e psicoterapeuta della cooperativa Etnos di Caltanissetta Maria Giusi Cannio. “Per quanto riguarda i rischi dell’utilizzo eccessivo e irresponsabile del cellulare – spiega la dottoressa Cannio – molti studi hanno dimostrato che i soggetti hanno delle compromissioni cerebrali, soprattutto i bambini, rispetto alla flessibilità e sviluppo delle componenti cognitive del cervello. Abbiamo equiparato oggi, durante il nostro incontro, l’utilizzo del cellulare all’utilizzo quasi di uno stupefacente perché in grado di creare una vera e propria dipendenza, capace di lavorare sullo sviluppo eccessivo di quelle che sono le sostanze eccitanti o sedative. Il che vuol dire che a lungo andare il cervello non può più farne a meno. Ma soprattutto crea uno stato di dipendenza che induce il soggetto a non volere più approcciarsi a quelli che sono i vecchi sistemi tradizionali quali le relazioni sociali normali interpersonali vis a vis o all’interno della scuola che per i ragazzi risultano essere noiosi. E’ stato anche evidenziato come nel non saper utilizzare alcuni social, come instagram o facebook, si cade in delle trappole non solo di tipo relazionale e dipendenza ma anche frodanti e sessualizzanti per bimbi che ancora non hanno l’età per poter acquisire alcune informazioni”.
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