Quello che sta accadendo da noi, potrebbe benissimo far parte della collana di Gianluigi Bonelli.
“A Phoenix, in Arizona, dighe, canali e fiumi deviati dal loro corso naturale sottraggono preziose risorse idriche ai campi coltivati, a vantaggio della grande città, sempre più popolosa e sviluppata. Tex e Carson si trovano così a difendere gli agricoltori indiani della tribù dei Pima dalle aggressioni dei contadini bianchi loro rivali. Ma il vero responsabile di questa guerra tra poveri è Bill Lansdale, un losco speculatore che di un bene pubblico come l’acqua ha fatto un lucroso affare privato…
Nessuno vuol fare il menagramo, ma da quel che ci dicono, tra un mese al massimo la città rimarrà senza una goccia d’acqua.
Forse ancora non si riesce a percepire cosa vorrà dire non riceverla più completamente, ma a continuare a lanciare questo grido di allarme sono in pochi.
Vien facile parlare e attaccare Zelensky, Putin e Netanyahu etc., accusandoli delle peggior cose, sapendo bene che mai e poi mai leggeranno le nostre parole.
Il discorso cambia quando le parole da dire sono indirizzate a chi ci è vicino, che magari ci conosce personalmente e quindi legge e sente tutto quello che scriviamo e diciamo.
Ci sono tematiche che vanno affrontate e discusse al di là della politica, almeno così dovrebbe essere, argomenti che dovrebbero prescindere da chi si è votato, da che partito ci si sente rappresentati, anche se fosse anche un amico o un parente.
In una famiglia, quando un componente sta sbagliando o magari da solo non riesce, gli altri hanno l’obbligo morale di correre in suo soccorso, per evitargli il peggio, con ricadute su tutti.
Anche un vero amico corre in aiuto, sempre che lo sia per davvero.
Tacere o dargli ragione non giova di certo, spesso dire la verità, anche brutta, è un vero segnale di affetto e può aiutare a sbloccare un situazione.
L’ipocrita invece o tace o cosa peggiore da ragione, attaccando addirittura che si permette di dire che si sta sbagliando, pur di difendere, spesso l’indifendibile.
Il tutto per puro tornaconto, ovviamente, personale, quel tornaconto che porta anche molti a cambiare cavallo in funzione di quello che di meglio qualcuno può offrirgli.
Oggi vediamo che a lamentarsi della crisi idrica sono sempre gli stessi, come se la città fosse divisa in due, dove ci sono coloro che l’acqua la ricevono spesso e chi raramente o solo tramite le autobotti.
Assemblee, sit in, manifestazioni, interviste, articoli vedono quasi sempre protagonisti le stesse persone, che tra le altre cose vengono definiti, in alcuni casi, esagerati o malati di protagonismo.
Ma chi sono coloro che non si lamentano ?
Non volendo credere che ci siano nisseni che oggi non abbiano problemi di acqua, tranne alcune vie dove l’acqua continua a durare per due/tre giorni, vien da pensare che ci sono coloro che soffrono in silenzio.
Si può andare mai contro chi non ci ha fatto mai mancare qualche aiutino, chi ci ha risolto qualche problemino, chi ci fa magari saltare qualche fila, chi ha dato un incarico o posticino a noi o a qualche parente, oppure chi semplicemente ci paga lo stipendio ?
Ecco, se la città si divide, se a parlare sono sempre i soliti, il motivo potrebbe essere questo.
Ma fino a quando una persona è succube dello “scambio/ricatto”, mai potrà rivendicare i propri diritti, in questo caso, il diritto di ricevere l’acqua.
Soffrirà in silenzio, si lamenterà in famiglia, stringendo i denti e tappandosi la bocca, non potendo chiaramente dire “non posso parlare”, anche perchè se solo ci provasse verrebbe subito messo a tacere.
Una persona libera può invece rivendicare i propri diritti senza aver il timore che qualcuno lo metta a tacere.
Forse è proprio questo che a Caltanissetta mai vedremo scendere in piazza migliaia di persone, cioè tutti coloro che effettivamente soffrono per la crisi idrica, anzi chi si è esposto ed è stato “richiamato”, la prossima volta eviterà di partecipare.
Così continuiamo a sentire chi dice che si devono scavare pozzi e chi dice di non trovarne, ma sono anche tanti che sanno di pozzi mai cercati o visti.
Quindi che si fa, si aspetta che l’ultima di goccia d’acqua arrivi dall’Ancipa…e poi ?
Si continuano a leggere però di nuove raccolte firme, sit in e manifestazioni varie, che vedranno presenti sempre le stesse persone e si sentiranno sempre gli tessi discorsi e promesse di impegno.
Forse non si è ben compreso che i 22 sindaci, invece di sfilare insieme ai cittadini, come se loro nulla potessero fare, dovrebbero prendere le fasce tricolori e consegnarle al Presidente della Regione, affidando, a lui e a chi dirige la cabina di regia, tanta solerte e bravo a dare consigli, la patata bollente.
Certo se poi dovessero riuscirci sarebbe una bella gran mala figura, ma se così non fosse, darebbero una risposta a chi dall’alto del suo potere pontifica come se i sindaci non fossero in grado.
Allora delle due l’una, è venuto il momento di capire se c’è chi parla a sproposito o chi non è in grado di agire.
I sindaci rappresentano i cittadini, mettano le carte in tavola e dimostrino ai cittadini che la fiducia chiesta durante le loro campagne elettorali è stata ben riposta.
Di certo nessuno vorrebbe oggi trovarsi al loro posto, ma facciano il massimo per dimostrare impegno e volontà, nessuno osa immaginare cosa succederà se arrivasse veramente “la grande sete”…penso che si arrabbierebbero anche gli assetati, oggi, silenti.
Qui non siamo in Arizona, qui oltre salvare i campi, c’è da salvare le città.
Chi saranno i Tex e Carson che salveranno anche noi dal Bill Lansdale di turno ?
“Comunque adesso ho un po’ paura, ora che quest’avventura sta diventando una storia vera” …cantava il grande Lucio Battisti . Ad Maiora