Riceviamo e pubblichiamo lettera di una nostra lettrice che ci espone una grave problematica che pare nessuno sia in grado di risolvere.
La pubblichiamo così come ci è stata inviata, per non rischiare di cambiarne il senso.
Si spera che la problematica esposta trovi al più presto una soluzione e rimaniamo a disposizioni per eventuali repliche di coloro che sono stati tirati in ballo, ma che abbiamo conocordato, almeno per il momento, di non fare i nomi per evitare che ciò inasprisse la situazione.
A noi inteessa che chi può intervenga al più presto e senza rimballi di competenze e responsabilità, in quanto, come leggerete, il marito della signora vive praticamente in “galera” e ciò non è concepibile. Ci si augura anche che, qualora istituzioni o enti non rispondano, la città si sotituisca dimostrando ancora una volta la sua generosità e impegno come avvenuto recentemente.
Il testo integrale della lettera:
“Sono la moglie di un disabile a cui nessuno trova una soluzione. Mi presento, sono Chiodo Daniela moglie di un disabile che si chiama Bellavia Calogero. Abbiamo un grande problema e nessun ente riesce o vuole risolvere. Mio marito è stato colpito da una malattia degenerativa che si chiama “MARIE CHARCOT TOOTH”. E’ una malattia degenerativa che colpisce i nervi che controllano i movimenti dei muscoli e quelli sensoriali del cervello, indebolendo le parti inferiori delle gambe e, nel caso di mio marito è più accentuata sulla gamba destra, braccio destro, con mani e dita dei piedi chiusi a martello. In questo modo lui non ha più un equilibrio e non riesce a mantenersi in piede anzi, tende a cadere senza nessun preavviso e a volte cade perché la malattia gli dà quell’indebolimento più accentuato senza preavviso. Mio marito nella vita quotidiana non è più una persona autonoma e nell’arco degli ultimi anni è andato peggiorando perchè la malattia diagnosticata con l’elettromiografia fatta dal Primario Vecchio, ha confermato che non avrà più la sua vita precedente, anzi sarebbe cambiata del tutto, come lo è stato e lo è adesso. Mio marito, Bellavia Calogero, un uomo di soli 55 anni non è più in grado di vestirsi, lavarsi e mangiare e tagliarsi anche una banalissima fetta di carne con la mano destra, perché la malattia ha compromesso anche questo. Comunque adesso con tutto quello che si vive con i problemi per i disabili, si viene ad accentuare il problema per uscire di casa e scendere le scale. Noi abitiamo in un appartamento dello I.A.C.P. di Caltanissetta, come da procedura noi abbiamo segnalato più volte all’istituto case popolari l’esigenza e la necessità di avere installato nelle scale del condominio un montascale elettrico per poterlo renderlo autonomo, e, non avendo più le forze necessarie nelle gambe, per poter affrontare la salita e la discesa dall’appartamento in affitto, ubicato in via Mario Gatto n.2 a Santa Barbara. L’appartamento ha 8 gradini per effettuare l’accesso a casa. Gli I.A.C.P. ci rispondono che non spetta a loro e che non hanno fondi, ma neanche noi possiamo affrontare uan spesa così enorme, sia perché l’appartamento è dello I.A.C.P. e sia perché sono stati effettuati dei preventivi, con delle ditte di diversi enti e vi sarebbe da affrontare una spesa che va dai 7.000 agli 8.000 euro per aver un montascale di un appartamento di cui siamo affittuari. Poi ci siamo rivolti al comune con diversi consiglieri e assessori, chiedenso se ci potevano aiutare a trovare una soluzione. Non riescono neanche loro a trovarla, perché lavandosi le mani, dicono che le case sono dello I.A.C.P. e devono corrisponderne loro e che non hanno i fondi per utilizzarli per un disabili per necessità umane. Quindi significa che tra il Comune e lo I.A.C.P. di Caltanissetta non abbiano soluzioni, quindi significa che un disabile che, come si dice le barriere architettoniche anche per legge devono essere risolte, in questo caso non lo sono. E’ una città vergognosa a partire dal Comune a finire allo I.A.C.P. che non riescono a trovare una via di mezzo a questo problema per risolverlo. Allora significa che qualsiasi disabile che abbia un problema del genere non è tutelato da nessuno. Vergogna”
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