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Caltanissetta: Tra simboli “sacri” e diritti negati

Last updated: 01/07/2025 7:10
By Sergio Cirlinci 157 Views 7 Min Read
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A Caltanissetta, l’impegno civico di certo non manca

In questi mesi, cosa che fa molto piacere, molti cittadini stanno dimostrando un grande impegno civico, impegno che sino ad ora non avevano mai profuso su altre tamatiche, ma che la paventata demolizione dell’antenna ha messo in moto.

Da settimane tutti ne parlano, tutti sono diventati esperti in ristrutturazioni, non mancano i “filosofi”, “i narratori”, “gli storici”, insomma non manca nessuno, anzi macano gli “ecomisti“, ma quelli che con carta e penna o slide, dimostrano il rapporto costo benefici, dimostrando anche come reperire i fondi.

Qualcuno penserà che siamo materialisti, beh meglio dire realisti.

Ieri mattina sui social foto su foto che immortalavano un elittottero che volteggiava attorno all’antenna e tutti a chiedersi il perchè.

Quando ci si impegna per qualcosa di poistivo è sempre apprezzabile, quando si è disposti a lottare, a raccogliere firme, persino a ipotizzare di contrarre nuovi debiti pur di salvare un simbolo, un’icona cittadina che, evidentemente, viene percepita come la radice stessa dell’identità locale, dimenticando che le vere radici sono ben altre.

Un fervore quasi commovente che mostra una comunità tenace quando si tratta di difendere ciò che ritiene “sacro e intoccabile”.

Eppure, questa stessa passione, questo stesso impegno, sembra svanire nel momento in cui si affrontano altre “piaghe”, più dolorose e tangibili che affliggono la città coinvollgendo i residenti.

Nessuna foto alla stazione degli autobus o alla stazione ferroviaria, quando i nostri giovani e meno giovani, partolo per il “viaggio della speranza”, per studio o lavoro, quel viaggio che spesso è di sola andata, senza un ritorno, per non parlare di chi è costretto a partire per motivi di salute.

Dove sono le foto, l’impegno, le lacrime, la commozione, le raccolte firme e le mobilitazioni quando i nostri concittadini abbandonano tutto e tutti, lasciandosi alle spalle ricordi e affetti ?

Università, Sanità e non ultimo la Piscina, su questi argomenti, almeno i primi due, maggiormente vitali per la città, gli unici in grado di tamponare la inarrestabile desertificazione, dove è anche calato il silenzio della politica e dei cittadini.

Ogni tanto ci vengono a dire che tutto ripartirà, si sistemerà e riaprirà, ma abbiamo ben capito che sono discorsi fatti solo per arginare quelle pochissime domande poste.

Ogni anno, un’emorragia silenziosa svuota Caltanissetta dei suoi talenti, di giovani menti e di forza lavoro, che vanno altrove cercando un futuro dignitoso, opportunità di studio e di lavoro che la loro terra non riesce purtroppo ad offrire o se lo offre, nel caso del lavoro non è pagato bene e soprattitto regolare.

Non c’è una sola foto, una firma, una sola protesta veemente per arginare questa “calamità” che sta trasformando la città in un luogo di anziani, sempre che rimangano anche loro, e, purtroppo, di speranze infrante.

La stessa indifferenza, o forse rassegnazione, si registra anche nel dramma quotidiano dell’accesso alla sanità.

Curarsi a Caltanissetta, ma non solo, è diventato un lusso o un’impresa ardua, tra liste d’attesa infinite, carenza di specialisti e costi che, se si è costretti a rivolgersi al privato, per molti diventano talmente proibitivi al punto tale da rinunciarvi. Ovviamente se si sta bene economicamente o si ha “l’amico” il problema neanche si avverte neanche.

Ma se si è un comune cittadino o si aspetta, spernado di campare, o si è costretti, nei casi più gravi a emigrare per ricevere immediatamente le cure di cui si ha bisogno, a volte vitali.

Pazienti che non solo devono affrontare il peso della malattia, ma anche quello economico e organizzativo di doversi spostare altrove, lontano da casa e dal conforto e supporto dei loro cari.

Anche qui, la mobilitazione è scarsa, per non dire nulla, il grido di dolore lo si sente solo quando il problema riguarda direttamente, in caso contratio non è affar loro.

Viene da chiedersi, dunque, cosa siano realmente importanti per la comunità nissena, i simboli o i diritti?

Logica farebbe rispondere entrambi, ma da quel che quotidianmente si assiste sembra prevalere il salvataggio di un simbolo e non il lottare per avere i sacrosanti diritti saciti, tra le altre cose dalla Costituzione.

Ma forse non sembra, è proprio così, oggi la cosa più importante è preservare un simbolo, per quanto carico di storia e significato, piuttosto che garantire una vita dignitosa ai propri abitanti.

È più “nobile“ quindi anche indebitarsi per un’antenna, considerata simbolo identitario, piuttosto che investire sui giovani, sulla loro possibilità di rimanere e contribuire al futuro e alla rinascita della città, o sul diritto inalienabile di ogni cittadino ad accedere a cure mediche adeguate.

Il paradosso è amaro, molto amaro; mentre si lotta per un simbolo, l’anima della città, fatta di persone, di bisogni e di diritti, sembra scivolare via in un silenzio assordante.

Forse è tempo che Caltanissetta si svegli dal sogno e rivolga la stessa passione e lo stesso impegno verso la dignità e i diritti dei suoi abitanti, prima che la lotta per i simboli diventi l’ennesima maschera per un’indifferenza ipocrita e troppo a lungo tollerata.

Una città ricca e fiorente potrebbe permettersi anche di accollarsi le spese per il salvataggio dell’antenna, ma una città economicamente distrutta come lo è la nostra deve pensare “prima al pane, poi al dolce”.

Ma in fondo vien facile opporsi ad una società lontana da noi, pitoosto che lottare e chiedere i nostri diritti e il mantenimento di tante promesse fatte e non mantenute negli anni dai nostri politici locali. Ad Maiora

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