Cari lettori, nonostante abbia “già dato”, oggi è domenica e, come succede anche a tavola, qualche “eccesso” in più ci sta.
Questa volta però non vi parlerò di aumento di bollette, di strade dissestate o di erbacce.
Oggi voglio puntare il faro su quella specie rara, quasi mitologica, che popola le nostre sonnolente realtà locale, i cittadini attivi e “coraggiosi”, perchè, oltre al coraggio, fidatevi, serve anche un pizzico di “follia”, anche se poi a diventar “folli” sono gli altri,
Non quelli che si lamentano al bar sport o che parlano alle spalle, ma quelli che ci mettono la faccia, aggiungendo nome e cognome, magari sfuggisse chi sono, e provano, “orrore“, nel loro piccolo, a cercare di far cambiare le cose.
Non potendolo fare in prima persona, non sono infatti politici, ma mai dire mai, cercano di essere di pungolo verso la politica che comanda e, nello stesso tempo, far capire ai propri concittadini come stanno le cose.
Qualcuno li definisce lamentosi o presuntuosi, forse lo sono giusto un tantino, ma chi non lo è se non anche di più, altri non appressano e stimano, ma chi se ne frega, sapessero quanta gente non li stima anche se apparentemente sono loro “amici”.
Sappiate inoltre che quello che scrivono, insieme al fidato Pettirosso, non è mai stato al momento smentito o contraddetto, di conseguenza se nessuno smentisce quello che sostengono, vuol dire che non raccontano fesserie e quando qualcuno si è sentito leso dalle parole scritte ha “adito le vie legali”, ha ottenuto severe bocciature e mortificanti reprimende, conseguenti alla prima e delle volte anche alla seconda, come se la prima non bastasse a fargli fare una non bella figura.
Ma fortunatamente non sono soli soli in questa “crociata”, altri pian pianino cominciano a comportarsi come loro, anche se sono ancora non sono tanti, che aumenteranno con il passar del tempo, assistendo a quanto succede in città.
Parliamo esattamente di quelle “anime pie” che, stanchi della solita litania di promesse non mantenute, di favoritismi spiccioli e di un immobilismo che farebbe invidia a un bradipo narcolettico, decidono di esporsi.
Solitamente non hanno tessere di partito in tasca, simpatizzano sicuramente per un partito o movimento, non ambiscono a poltrone, non hanno santi in paradiso, anzi, spesso hanno “qualcuno/a” che li guardano storto.
Il loro “torto”? Amare la propria città e non rassegnarsi ad assistere inermi al suo declino, al non accettare il “sono anni che è così” che ricopre ogni malefatta come polvere sui mobili antichi.
Questi “rompiscatole”, per usare un eufemismo, criticano, organizzano, denunciano, propongono, studiano carte che la maggior parte degli “addetti ai lavori” ignora beatamente.
Mettono il becco dove non dovrebbero, secondo chi ha interesse a mantenere lo status quo, illuminano angoli bui, sollevano questioni e, cosa gravissima, pongono domande scomode.
In sintesi, fanno quello che la politica locale, troppo spesso autoreferenziale e asfittica, che ripete sempre “io, io” dovrebbe fare di mestiere.
E qual è la risposta che ricevono, troppo spesso? Muro di gomma, indifferenza.
Quando va bene, ricevono qualche pacca sulla spalla con un “bravo, continua così” che, in alcuni casi, suona più come un “fatti i fatti tuoi” , frase edulcorata di quella originale di Antonio Razzi, ex Senatore della Repubblica ( pensate come siamo messi anche a quei livelli).
Quando va male, ostracismo, accuse velate, tentativi di delegittimazione, maldicenze, che sconfinano anche nel personale.
Perché, si sa, chi smuove le acque torbide rischia di far emergere il fango, creando torbidità, mentre si vuol far apparire tutto limpido e trasparente.
Ma la cosa che fa più rabbia, quella che fa venire voglia di prendere a testate il muro, metaforicamente, è il silenzio complice di chi dovrebbe sostenere queste battaglie di civiltà.
Parlo di quella “società civile” che si riempie la bocca di belle parole, che poche volte si indigna, pubblicamente, ma che poi, quando è il momento di metterci la faccia, di esporsi, di intervenire con fermezza e dare un supporto concreto a chi sta lottando in prima linea, si eclissa.
Un assordante silenzio che sa tanto di quieto vivere, di “non voglio grane”, “chi me lo fa fare” e non poteva mancare il classico “mi pari mali”.
E allora ci si chiede, ma se questi cittadini, mossi solo dal desiderio di un futuro migliore per la loro comunità, vengono lasciati soli, se vengono ostacolati da chi dovrebbe rappresentare i loro interessi, che speranza c’è?
Possibile che la passività, la rassegnazione, il “tanto non cambia niente” debbano essere l’unica risposta di fronte all’inefficienza, alla mediocrità elevata a sistema?
No, cari miei, io personalmente non ci sto. E non ci stanno nemmeno quei pochi coraggiosi, che continuano a lottare nonostante tutto e tutti, anche se, avendo qualche annetto in più, vorrebbero che i giovani fossero il vero motore di questo “attivismo sociale”, ribellandosi a certe logiche, spesso inculcate loro dai genitori.
A chi ci mette anima e corpo, anche rischiando, va il mio più sincero e profondo rispetto e ringraziamento.
Agli altri, ai silenti, ai tiepidi, a quelli che aspettano che piova dal cielo un cambiamento senza muovere un dito, beh… a loro dico, cortesemente non lamentatevi in privato se poi non avete il coraggio di esporvi in pubblico, non scrivete messaggi dicendo “non posso espormi”, se non proprio non ci si può esporre, probabilmente si avrà qualcosa da nascondere, non voglio pensare a qualcosa di losco, ma di cui vergognarsi o preoccuparsi che venga fuori e che si venga poi “richiamati”.
Perché il cambiamento, cari miei, non arriva da solo. Ha bisogno di braccia, di gambe, di voci e di cuori che non si rassegnano.
Il silenzio, troppo spesso è invece il miglior complice della peggiore politica.
Senza sconti per nessuno, sia chiaro e lo is è visto in passato, perché la politica, in particolar modo quella locale, troppo spesso, è un affare troppo serio per essere lasciata nelle mani solo a certi “politici”, magari “amici”.
E chi si impegna per cambiarla merita non solo rispetto, ma anche il sostegno di tutti coloro che hanno a cuore il bene comune. Altrimenti, il silenzio sarà la colonna sonora del nostro lento, inesorabile declino, un requiem.
Forse molti non gradiranno queste parole, probabilmente perché le sentiranno riferite a loro, ma a ben riflettere, sempre che siate arrivati a leggere sino a qui, anche questa volta non sono fesserie e chi si dovesse risentire, dovrà rassegnarsi a star zitto avendo accettato certe situazioni che oggi non gli consentono di parlare liberamente.
Ma a voler essere sincero fino in fondo, la scelta di non intervenire e tirarsi fuori dalla mischia, non perchè “ricattabile”, anche se, non avendo altro provano ad infangare, è venuta spesse volte anche al sottoscritto per una serie di vicende, che non sto qui a raccontarvi, quel desiderio di voler cambiare aria o ritirarsi in alta montagna e fare l’eremita, tanto è il disgusto.
Ma, passato il disgusto, rimane e insieme ad altri continua a “infastidire gli infastiditi”, che ovviamente mai ammetteranno di esserlo, tanto sono arroganti e presuntuosi o magari perchè non si rendono conto di quello che fanno, accecati come sono dalla sete del potere, il loro, fregandosene della collettività. Ad Maiora
