Cade L’Antenna: Simbolo Che Scompare, Ma Le Lezioni Restano per Il Futuro Della Città
Caltanissetta, 24 luglio 2025 – Alle ore 17:40 di oggi, un’epoca è finita per Caltanissetta. L’imponente antenna RAI, da decenni landmark indiscusso del panorama nisseno, è stata abbattuta, poche ore dopo che la notizia del 18 luglio scorso dal TAR aveva respinto la richiesta del Comune, aprendo di fatto la strada alla sua demolizione. Un momento amaro e definitivo, la conclusione di una lunga e controversa vicenda che ha visto l’Amministrazione comunale tentare fino all’ultimo di salvaguardare quello che per molti era non solo un’infrastruttura, ma un pezzo di storia e identità collettiva.
Eppure, al di là della comprensibile amarezza per la perdita di un pezzo di storia, questa vicenda deve spingerci a una riflessione più profonda sul modo in cui Caltanissetta ha affrontato e continua ad affrontare le proprie sfide e le proprie opportunità di sviluppo.
Per vent’anni, l’antenna è stata oggetto di discussioni, comunicati stampa, tavoli tecnici, promesse e rinvii, attraversando diverse amministrazioni comunali. Si è parlato di vincoli culturali, di valorizzazione, di trasformazione in un’attrazione turistica o in un museo delle telecomunicazioni. Si sono susseguite idee, alcune visionarie, altre più concrete, tutte accomunate da un potenziale sviluppo economico e culturale per il territorio. Ma il risultato? Sempre chiacchiere e zero azioni concrete.
Questa storia, purtroppo, non è un caso isolato. È un copione che Caltanissetta ha recitato troppe volte: progetti ambiziosi presentati, dibattiti accesi, energie spese, salvo poi arenarsi in un limbo di incertezze burocratiche, lentezze procedurali o, peggio ancora, una mancanza di visione strategica e di incisività nell’attuazione. Spesso, la causa viene attribuita a fattori esterni: i “poteri forti”, le leggi nazionali, la burocrazia regionale. Ma, come sottolinea Michael Gabriel Micciché, portavoce della Consulta Sviluppo Economico, “è ora di smettere di cercare capri espiatori esterni e di assumersi la piena responsabilità del nostro futuro”.
Ma cosa intendiamo per sviluppo economico di una città? Non si tratta solo di attrarre grandi aziende o di aumentare il PIL locale. Lo sviluppo economico di una città è un processo complesso e multifattoriale che mira a migliorare la qualità della vita dei suoi residenti attraverso la creazione di opportunità. Questo include la crescita dell’occupazione, l’innovazione tecnologica, la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, l’efficienza dei servizi pubblici, l’attrazione di investimenti e talenti, e la capacità di trattenere le risorse umane migliori. È un ecosistema in cui le idee si trasformano in progetti concreti e sostenibili, generando benessere diffuso. La vera fattibilità di un progetto, infatti, non si esaurisce nell’ideazione, ma si costruisce attraverso un percorso metodico e interconnesso che comprende l’ideazione stessa, la progettazione esecutiva dettagliata, la ricerca e l’ottenimento delle risorse economiche e umane necessarie, e infine, un’esecuzione impeccabile e tempestiva.
Guardando ai dati, la situazione di Caltanissetta presenta criticità oggettive. La città è afflitta da una costante emorragia demografica, con un progressivo invecchiamento della popolazione e una preoccupante fuga dei giovani e dei talenti, costretti a cercare opportunità altrove. Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, rimane elevato, sintomo di un tessuto economico fragile e poco diversificato, con scarso appeal per nuovi investimenti e una difficoltà cronica nell’intercettare i fondi nazionali ed europei (come quelli del PNRR). La burocrazia è spesso percepita come un freno più che un facilitatore, e la valorizzazione del ricco patrimonio storico e culturale resta spesso sulla carta.
La vicenda dell’antenna, conclusasi oggi con la sua caduta, deve diventare un punto di svolta. È la dimostrazione lampante che le buone intenzioni e le pur legittime istanze di tutela non bastano se non sono accompagnate da una capacità concreta di passare all’azione. Non si tratta solo di trovare idee brillanti – Caltanissetta ne ha avute e ne ha ancora – ma di avere la forza, la coesione e l’abilità politica e amministrativa di trasformarle in realtà tangibili.
Cosa fare allora per recuperare? Non è il tempo di piangerci addosso, ma di agire su punti ben precisi:
- Pianificazione Strategica e Sostenibile: Non più progetti isolati, ma una visione di lungo periodo (almeno decennale) per lo sviluppo urbano, economico e sociale, con obiettivi chiari e misurabili.
- Semplificazione Burocratica e Capacità Progettuale: Snellire i processi interni al Comune e potenziare la capacità di intercettare e gestire i finanziamenti europei e nazionali, assumendo o formando personale qualificato.
- Investimenti Mirati e Diversificazione Economica: Attrarre imprese attraverso incentivi reali, puntando non solo sui settori tradizionali ma anche su turismo (culturale ed esperienziale), agroalimentare di qualità, nuove tecnologie e servizi.
- Capitale Umano al Centro: Creare un ambiente favorevole per trattenere i giovani e attrarre nuovi talenti, offrendo opportunità di formazione mirata, co-working, e supporto all’imprenditorialità giovanile e femminile.
- Valorizzazione del Patrimonio Culturale e Ambientale: Trasformare l’immenso patrimonio storico, artistico e naturalistico in veri e propri driver economici, attraverso una gestione integrata e la creazione di percorsi turistici innovativi.
- Connettività e Infrastrutture: Migliorare le infrastrutture digitali (banda larga diffusa) e i collegamenti viari e ferroviari, essenziali per l’accessibilità e lo sviluppo delle imprese.
- Coinvolgimento Reale della Cittadinanza: Le Consulte, le associazioni, le imprese e i singoli cittadini devono essere parte attiva del processo decisionale e attuativo, creando un senso di responsabilità e appartenenza diffusa.
L’antenna è caduta, portando con sé un pezzo del nostro passato. Ma la sua caduta deve risuonare come un monito, una scossa per la nostra comunità. È il momento di trasformare l’indignazione per ciò che non è stato fatto in energia propositiva per ciò che può essere ancora realizzato. Altrimenti, altri simboli, altre opportunità, potrebbero subire la stessa triste sorte, condannando la nostra città a un immobilismo da cui sarà sempre più difficile uscire.
Michael Gabriel Micciché – Portavoce Consulta Sviluppo Economico
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