Il deputato regionale della Lega, Luca Sammartino, e Girolamo Brancato, ritenuto vicino al clan
Laudani, sono stati assolti dall’accusa di corruzione elettorale.
La sentenza arriva dalla quarta sezione penale del Tribunale di Catania “perché il fatto non sussiste”.
La Procura aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione per ciascun imputato.
L’accordo tra i due, secondo l’accusa, sarebbe consistito nel costruire un blocco di voti in vista
delle Regionali del 2017, quando Sammartino fu candidato con il Pd ottenendo ben 33 mila voti.
In cambio il politico avrebbe assicurato un lavoro alla Mosema, la società di Mascalucia per la gestione dei rifiuti, per il nipote di Brancato, e lo spostamento di una cabina
telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata, nel Catanese, perché ostacolava l’apertura di un bar.
Il nome di Sammartino comparve tra i 38 indagati dell’inchiesta Report: nel 2020 la Guardia di finanza eseguì un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone ritenute appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola accusate di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale e altri reati.
«Pur dispiaciuto per il calvario politico e umano che ho dovuto subire in questi anni, dopo la sentenza di assoluzione sono soprattutto soddisfatto per l’esito di questa dolorosa vicenda, che ho affrontato con la consueta coerenza, dimostrando, nei fatti e non a parole, la
fiducia nella magistratura», ha commentato Luca Sammartino che è alle prese con altri processi,
fra cui un altro per corruzione elettorale che prevede tempi lunghi.
Nel 2024 i carabinieri gli hanno anche notificato la sospensione per un anno dall’esercizio delle
funzioni pubbliche nell’ambito dell’inchiesta Pandora.
«Accolgo con gioia la notizia che conferma la correttezza del suo operato», commenta il governatore Renato Schifani augurandogli di risolvere anche le altre pendenze.
Da laRepubblicaPalermo
