Misure estreme necessarie per arrivare fino a metà novembre, poi la diga sarà a secco e partirà la distribuzione dell’acqua dai silos montati nelle piazze.
Si è sperato fino alla fine di non dover arrivare a tanto, ma per raschiare il fondo del barile, che in questo caso è la Diga Ancipa, bisogna liberarla dai pesci. Sono in corso in queste ore le analisi sullo stato di salute della fauna ittica, in modo da poter organizzare in poco tempo il trasferimento in un altro bacino e a quel punto usare fino all’ultima goccia l’acqua rimasta nell’invaso. Poca, pochissima, da sollevare con le zattere perché è al di sotto dei canali di presa, destinata a terminare in poche settimane, già da metà del prossimo mese.
Nei comuni che hanno nella diga l’unica fonte di approvvigionamento si allestiscono nelle piazze gli spazi necessari a montare dei silos, e inizierà a breve la nuova fase della crisi idrica e cioè quella delle file con i bidoni per avere accesso all’acqua. Una situazione peggiore rispetto a quella già difficile di oggi: 7 giorni la turnazione nell’ennese e nel nisseno, si arriva anche a 15 nell’agrigentino.
Non sono bastati i nuovi pozzi per rendere autonomi i comuni dalle dighe.
La protezione civile ha puntato il dito sui sindaci che non avrebbero fatto abbastanza per reperire nuove fonti nonostante i fondi a disposizione.
Intanto nella prossima finanziaria regionale tra i 40 e i 50 milioni di euro dovrebbero essere destinati alla crisi , non solo per gli interventi di emergenza, il grosso dovrebbe essere utilizzato per i dissalatori e per progetti che non siano solo interventi tampone.
Fonte Rainewes.it