l programma è arrivato mercoledì sera sul tavolo del governo Meloni dopo lo scontro tra Musumeci e Schifani per i ritardi
I 130 interventi previsti per salvare l’Isola dalla carenza d’acqua valgono 1,4 miliardi di euro. Ma c’è incertezza sui finanziamenti
Sono previsti anche 20 milioni per realizzare il depuratore a Palermo
C’è un piano per salvare la Sicilia dall’emergenza siccità voluto dal governo Meloni, e pesa quasi un miliardo e 400 milioni di euro.
È su quello che si è acceso lo scontro tra il governatore Renato Schifani e il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, intervenuto al question time alla Camera appena qualche giorno fa in risposta a un’interrogazione del capogruppo di Italia Viva Davide Faraone.
Musumeci lamentava di non aver ricevuto la proposta definitiva, Schifani rispondeva di averla inviata per le vie brevi. Ma dopo lo scontro, la sera di mercoledì la Sicilia ha trasmesso la bozza finale alla Protezione civile nazionale.
Un piano, come anticipato dal governatore nel botta e risposta a distanza col ministro, che contiene in tutto 130 interventi.
Il programma parte dalla scorsa estate e supera di misura i 20 milioni di euro della seconda tranche di trasferimenti promessa dalla Protezione civile nazionale lo scorso maggio.
Dentro ci sono interventi nel breve, medio e lungo periodo: si va dai dissalatori allo sfangamento dei letti degli invasi artificiali, passando per gli interventi di ripristino e manutenzione della rete idrica ridotta a colabrodo, la sicurezza antisismica delle dighe, i potabilizzatori per depurare le acque reflue e utilizzarle nell’irrigazione delle campagne assetate.
Un piano che è nato ben oltre la dichiarazione dello stato d’emergenza, a partire dai primi sopralluoghi del ministro Francesco Lollobrigida in Sicilia in vista del G7 Agricoltura di Siracusa.
Sin dalle prime battute è stato chiaro il quadro emergenziale, al punto da avere riunito per due volte in videoconferenza la cabina di regia regionale alla presenza della stessa premier Giorgia Meloni.
Ad analizzare dati e cercare possibili soluzioni, anche i ministri Raffaele Fitto, Francesco Lollobrigida.
Nello Musumeci, Matteo Salvini, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il capo della Protezione civile nazionale Fabio Ciciliano e il commissario nazionale per l’emergenza idrica Nicola Dall’Acqua.
Il piano messo nero su bianco e proposto al ministero punta a risolvere in maniera definitiva il problema strutturale, anche in considerazione delle scarse precipitazioni (in questo weekend è
prevista pioggia) che comporteranno una desertificazione maggiore delle aree interne, quando il livello degli invasi è sceso sotto l’8%.
E allora spazio a progetti progetti che hanno già trovato misure di finanziamento, come i tre dissalatori di Gela, Porto Empedocle e Trapani, finanziati per 90 milioni di euro sul Fondo di sviluppo e coesione e la cui realizzazione è stata affidata alla struttura commissariale guidata da Dall’Acqua.
Ma anche numerosi progetti nuovi, i cui finanziamenti sono ancora da chiedere.
Ad esempio il ripristino delle condotte e degli impianti che consentirebbero di trasferire l’acqua da Prizzi al lago Leone e da lì fino al Fanaco, rimasto praticamente a secco, con tutti i disagi registrati per i Comuni che attingevano esclusivamente da quel bacino.
Tre milioni e mezzo di euro in tutto, ma non si sa ancora da dove prenderli e lo stato d’avanzamento del progetto è fermo allo studio di fattibilità.
Stessa cosa per la pulizia dei letti delle dighe, che era stato il primo atto d’accusa di Musumeci nei confronti della Regione. Per lo sfangamento delle dighe Sciaguana e Nicoletti la Regione prevede di spendere 2,7 milioni di euro ciascuna, ma i finanziamenti sono da chiedere e l’avanzamento è arrivato al progetto esecutivo per il primo, al documento di indirizzo alla progettazione il secondo.
Pulire il letto dello Scanzano, dentro il bosco di Ficuzza, costerà quasi sette milioni di euro, mentre per la diga Poma di Partinico, da cui arriva l’acqua nella parte Nord del capoluogo, serviranno quasi nove milioni.
C’è poi tutto il comparto legato al recupero delle acque reflue: a cominciare dai 20 milioni (il finanziamento è da richiedere) per il depuratore di Palermo, incluso l’impianto di sollevamento delle acque e la condotta verso la rete irrigua di Altavilla, per incrementare il flusso di risorse idriche verso le campagne.
Un libro dei sogni per far uscire la Sicilia dall’incubo siccità, che adesso è al vaglio della Protezione civile nazionale.
Mentre i siciliani continuano a fare i conti con un’emergenza ogni giorno più critica.