L’indagine sugli appalti della sanità siciliana svela le relazioni tra faccendieri, deputati e alcuni imprenditori
Da laRepubblicaPalermo del 17/06/2025 di Salvo Palazzolo
Ninni Sciacchitano, il gran regista della cricca che pilotava gli appalti della sanità siciliana,
puntava molto su quelli che chiamava i suoi “referenti politici”.
Uno dei principali contatti era il deputato regionale di Forza Italia Riccardo Savona, morto nell’agosto 2022: «Questo mi da fiducia — diceva Catello Cacace, il braccio destro di Sciacchitano, e non sospettava di essere intercettato dal nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo — è una forza assolutamente superiore». E ne parlava proprio con Sciacchitano a proposito di una «gara su cui noi giochiamo tantissimo».
Così funziona la sanità in Sicilia.
Diceva Sciacchitano: «Ho chiamato il mio deputato di riferimento di Caltanissetta (Mancuso Michele, scrive la Guardia di finanza) che è un mio amico e spiegai: “Incontriamoci”».
Poi, diceva al fedelissimo Cacace: «Oggi in Forza Italia c’è una spaccatura… il leader della contrapposizione, chiamiamola così, è il mio referente politico, che ti ho presentato, lui dialoga con Musumeci». Cacace disse: «Sarebbe Riccardo ». Era il 22 febbraio 2022, Sciacchitano spiegava i passaggi da fare per orientare le nomine nelle aziende sanitarie: «Allora, io debbo parlare con il deputato locale (Mancuso, annota ancora la Finanza), verificherò qual è la posizione, dopodiché io me ne vado a parlare con Riccardo e gli dirò: “Riccà, sta cosa…”».
Ha scritto la procura diretta da Maurizio de Lucia nel contestare il reato di associazione a delinquere
a Sciacchitano e ai faccendieri Giovanni Cino e Catello Cacace: «Le ramificazioni dell’associazione
erano tali da consentire ai sodali di intercedere presso i più nevralgici plessi dell’amministrazione
e della politica regionale al fine di propiziare le nomine nelle posizioni più strategiche della sanità siciliana di pubblici ufficiali individuati per essere più compiacenti e disposti a piegarsi agli scopi del sodalizio».
L’inchiesta sull’ennesima cricca nella sanità racconta dunque non solo di faccendieri, ma anche
di politici, professionisti e imprenditori che si muovono in modo riservato. Un sistema che si tiene, che si autoprotegge. Ma talora un pezzo del sistema cerca di avere il sopravvento sugli altri.
Ecco cosa diceva Ninni Sciacchitano in un momento di transizione fra un governo e l’altro: «Diciamo
che l’assenza della politica in questa fase ci aiuta… ». Cino commentava: «È a nostro favore . Sciacchitano proseguiva: «È a nostro favore perché si risolve tra avvocati e uffici». Aggiungeva un altro degli interlocutori: «In maniera tecnica». Sciacchitano aggiungeva: «Esatto, bravo. Quindi evitiamo che questa cosa vada dopo il 24 settembre quando arriverà qualcuno e comincerà a chiedere probabilmente».
Un’intercettazione che vale più di tanti trattati di sociologia, perché racconta delle lobby e degli
equilibri di potere all’interno della sanità siciliana, che continua ad essere terreno di conquista
della politica.
Sciacchitano era a sua volta un punto di riferimento per alcuni manager della sanità, lo diceva
lui stesso: «Ieri ho visto il direttore amministrativo (Pietro Genovese, annotano i finanzieri) il
quale si appoggia a me sul piano politico». Genovese è l’ex direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta, fra i destinatari dei provvedimenti emessi dal gip: è stato sospeso per un anno e ha pure l’obbligo di presentarsi ogni giorno, dal lunedì al venerdì, in una caserma, per firmare.
Sciacchitano è invece agli arresti domiciliari, così come Catello Cacace.
E l’indagine è tutt’altro che chiusa, la Guardia di finanza sta analizzando la documentazione
ritrovata due settimane fa, quando sono scattate le perquisizioni, prima degli interrogatori di
garanzia. Davanti al gip, Sciacchitano ha negato ogni addebito, ha negato soprattutto di avere mai
intascato mazzette.
E i 50 mila euro che sono stati sequestrati dalla Finanza? «Sono risparmi — ha precisato il commercialista — ovvero somme di denaro restituite da Cacace a seguito di un prestito di quindicimila euro che gli ho fatto tempo addietro». Ma non ha convinto il giudice, che gli ha inflitto la misura più grave, quella degli arresti domiciliari.
Da laRepubblicaPalermo del 17/06/2025 di Salvo Palazzolo

Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o