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“Fatemi uscire da questo incubo. Siamo chiusi in una gabbia pollaio”

Last updated: 21/07/2025 8:13
By Redazione 113 Views 6 Min Read
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“Fatemi uscire da questo incubo “. Gaetano Cateno Mirabella Costa, il 45enne di Fiumefreddo di Sicilia al telefono con la Rai ha la voce rotta dall’emozione.

Dal 9 luglio si trova recluso ad Alligator Alcatraz, il centro di detenzione per migranti irregolari fatto costruire in Florida dal governatore Ron De Santis con il sostegno del presidente Trump.

Il nome stesso è sinistro ma si addice perfettamente alla struttura costruita in mezzo alle paludi dello stato, infestate di alligatori e pitoni e dal quale fuggire è pressoché impossibile, esattamente come dal leggendario penitenziario californiano, ormai un museo, ma famoso perché “protagonista”di molti film di successo.
Mirabella ha raccontato la sua esperienza:
“Siamo letteralmente in gabbia, come in un pollaio. Siamo in 32 in una gabbia, i bagni sono aperti e tuttiti vedono”, ha raccontato.
L’uomo ha denunciato di non avere la possibilità di parlare “né con un avvocato, né con un giudice” anche se la madre Rosanna Vitale ha spiegato di avere contatti piuttosto regolari con il figlio:”«Mi ha detto “mamma è da dieci giorni che non vedo il sole”. Ci sentiamo al telefono, lui si mette in fila e ci chiama quando è il suo turno. Penso che le condizioni di detenzione siano molto dure. Al momento non siamo stati contattati da nessuno per affrontare
questa situazione”.
Gaetano Mirabella Costa è in Florida da circa dieci anni per lavoro. Una presenza discreta e senza problemi, poi i contrasti con la compagna americana che l’ha denunciato per aggressione e una brutta storia di droga che lo hanno fatto finire in cella.

“Il 9 luglio dopo i sei mesi di prigione che mi hanno inflitto, avevo finito – ha raccontato Mirabella – e dovevo lasciare il carcere ma l’avvocato dello Stato si è opposto contestandomi la violazione
della legge sull’immigrazione”.

E così Mirabella è finito ad Alligator Alcatraz.
La sua nuova compagna Stefania ha spiegato che Gaetano era già pronto a tornare in Italia, che aveva pure già acquistato il biglietto aereo e ha difeso l’uomo: “La sua condanna è frutto di un errore giudiziario”.
La Farnesina tramite il consolato italiano a Miami – dove vive una numerosissima comunità italiana – e l’ambasciata d’Italia a Washington sta seguendo il suo caso e anche quello dell’altro connazionale, il 63enne italo-argentino Fernando Eduardo Artese.
Per il rimpatrio dei due potrebbero però volerci alcuni giorni. “Speriamo – ha detto mamma Rosanna – che possa rientrare presto in Italia e faremo di tutto perché ciò avvenga.
Lui abitava in Florida a Gainsville. È andato negli Stati Uniti nove anni fa a cercare lavoro ed è sposato”.

Angelo Torrisi, sindaco di Fiumefreddo di Sicilia, dove vive la famiglia Mirabella, afferma di “aver saputo della vicenda dai giornali e dalla tv”. “Siamo, comunque, in contatto con la Prefettura – ha detto – e certamente vorremmo sapere di più della situazione”.
L’altro italiano, Fernando Eduardo Artese è stato arrestato alla fine di giugno poco prima di partire per un viaggio che lo avrebbe riportato in Argentina.
Il suo racconto su Alligator Alcatraz non è molto diverso rispetto a quello di Mirabella Costa: “E’ come un campo di concentramento. Ci trattano come criminali”. La madre di Gaetano ha invece raccontato che sono stati addirittura portati in Tribunale “con catene ai piedi e alle mani, come i cani”.

Il centro migranti di Alligator Alcatraz è stato costruito in soli otto giorni dall’Amministrazione repubblicana della Florida col sostegno della Casa Bianca riadattando un aeroporto in disuso da decenni nelle Everglade, le paludi nel sud della Florida, fra alligatori, pitoni e caimani. Può accogliere fino a 5.000 persone e, secondo le stime, ha un costo di 450 milioni di dollari
l’anno. L’amministrazione Trump vuole farne un esempio da seguire e si augura che la struttura ispiri altri Stati a costruzioni analoghe. Non è un caso se infatti la Casa Bianca ha rilanciato l’idea di riaprire l’originario carcere di Alcatraz, sull’omonima isola nella baia di San Francisco. Un progetto che potrebbe costare fino a due miliardi di dollari.

Da La Sicilia di Fabio Russello

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