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Festa di Santa Lucia, ecco perchè si mangiano arancine e cuccìa

Last updated: 13/12/2024 16:26
By Redazione 142 Views 4 Min Read
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Il 13 dicembre è la Festa di Santa Lucia e, oltre alla tradizione cristiana da cui la ricorrenza ha origine, è il giorno in cui in Sicilia, e soprattutto a Palermo, si mangiano arancine, cuccia, gateaux. L’imperativo è niente pane e pasta… Sì, ma senza rinunciare alle prelibatezze.

Ma perchè per la Festa di Santa Lucia in Sicilia si mangiano arancine e cuccìa? 

I motivi traggono origine nella tradizione cristiana. Lucia era una giovane e bellissima donna, nata a Siracusa da una nobile famiglia intorno al III secolo d.C.. I genitori l’avevano promessa in sposa a un ricco aristocratico.

Per far sì che la madre Eutichia guarisse da una tremenda malattia, Lucia chiese l’intercessione di Sant’Agata in cambio dei propri voti.

Quando il promesso sposo lo scoprì, la denunciò portandola a processo dal quale venne giudicata colpevole.

Lucia, rifiutando di abiurare, venne martirizzata e privata degli occhi che per miracolo le ricrebbero immediatamente.

Ma fu uccisa secondo alcune fonti per decapitazione, secondo altre con un colpo di spada alla gola. Il culto e la devozione per la Santa si diffusero rapidamente e venne scelto il 13 dicembre, il giorno considerato il più corto e buio dell’anno, per celebrarla per via del suo nome: Lucia infatti vuol dire “promessa di luce”.

Patrona di Siracusa e protettrice degli occhi e quindi dei ciechi, degli oculisti ma anche degli elettricisti, è stata ritenuta nel tempo artefice di numerosi miracoli. 

Uno di questi riguarda una carestia avvenuta a Palermo nel 1646 e che aveva costretto il popolo a un digiuno forzato.

La tradizione narra che, proprio nel giorno della sua festa e dopo le tante preghiere, giunse al porto della città una nave carica di grano.

Ma tanta era stata la fame che i palermitani avevano patito, che non fecero in tempo a dedicarsi alla molitura e il grano non venne usato per farne farina ma venne bollito e condito solo con dell’olio. Fu così che nacque la cuccìa salata.

Una storia simile datata 1763 e ambientata nel porto di Siracusa, attribuisce a questa città la paternità della ricetta.

Esiste una variante salata, quella nissena, probabilmente rimasta inalterata dalle origini, che prevede che il grano sia consumato caldo, condito con soli sale e pepe.

A Palermo e Siracusa la ricetta più diffusa è quella dolce. Il grano bollito viene condito con ricotta o crema di latte bianca, ma c’è anche una versione più moderna al cioccolato.

Nella versione “bianca” si aggiungono zuccata, cannella, pezzetti di cioccolato e scorza di arancia grattugiata.

L’alternativa a pane e pasta è invece il riso. E da questo ingrediente, la tradizione culinaria siciliana si è sbizzarrita dando vita alle “arancine” (dalla forma sferica), a Palermo, e agli “arancini” (dalla forma a cono), a Catania.

Le ricette tradizionali dell’arancina palermitana sono “accarne” (col ragù di carne) o “abburro” (con burro, mozzarella e prosciutto cotto).

Ma i dialettali ripieni abituali dell’amata pallina fritta, da qualche anno a questa parte ha lasciato spazio alla fantasia degli chef che, con condimenti che spaziano dagli spinaci al salmone, dal nero di seppia al pesto di pistacchio, da speck e noci a ricotta e funghi, hanno trasformato miss Arancina in un piatto gourmet.

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