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Gallo, l’ultimo mistero il capo di Equalize muore ai domiciliari

Last updated: 10/03/2025 7:55
By Redazione 88 Views 5 Min Read
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Malore nella casa di Garbagnate Milanese, disposta l’autopsia “Preparava un memoriale”. Il 19 marzo era atteso in Tribunale

L’ipotesi finora senza ombre è che sia stata una morte naturale.
Un infarto fulminante, pare.
Ma visto lo spessore, passato e attuale, dell’uomo, la linea degli inquirenti è di non lasciar nulla di inesplorato nel chiarire la fine di Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto di 66 anni che ieri mattina non si è più rialzato dal letto nella sua casa a Garbagnate Milanese dove dal 25 ottobre scorso scontava gli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere, accesso abusivo a sistemi informatici e altri reati.

La maggior parte dei suoi 66 anni li ha passati in divisa, quelli che gli sono rimasti sono scivolati
nell’ombra. «È la vita», sussurrò il 31 ottobre dell’anno scorso ai cronisti che si dicevano sorpresi di vederlo in tribunale in un’altra veste. Ripeteva: «Sono un servitore dello Stato. Voglio collaborare».

Dopo una carriera al servizio dello Stato, era passato a guidare l’agenzia investigativa Equalize, al centro di un’inchiesta della procura di Milano: per i pm era lui «il dominus» della società di produzione di dossieraggi illegali, assieme a Enrico Pazzali, autosospesosi da presidente della Fondazione Fiera Milano dopo l’inchiesta.
Era noto Gallo, anche nel quartiere.
Sotto casa sua, in via Paolo Borsellino, per tutto il giorno ci sono parenti, amici ed ex colleghi di polizia, increduli davanti alla sua scomparsa, «uno che ha fatto tanti favori a tutti, sempre disponibile».

Ad alcuni aveva confidato che stava preparando un libro con memorie e aneddoti della sua vita. Come, quello, tra i più leggeri, dell’impermeabile prestato a una Patrizia Reggiani infreddolita durante il caso Gucci, che non ha mai più riavuto.

«Se parlava lui, in tanti dovevano avere paura…», azzarda qualcuno.
La vicenda è seguita dal procuratore capo di Milano Marcello Viola, con la pm di turno Giancarla Serafini e il pm titolare dell’inchiesta sugli hacker Francesco De Tommasi.
Oggi sarà aperto un fascicolo, senza ipotesi di reato né indagati, funzionale a svolgere l’autopsia e altri esami, tra cui i tossicologici, per accertare le cause della morte. L’orientamento degli inquirenti è di raccogliere ogni elemento utile.

Anche per questo sono stati sequestrati i farmaci in casa e del cibo, in particolare gli avanzi della cena di sabato sera.

E il cellulare della moglie Lucrezia, per approfondire gli ultimi contatti.
Al lavoro ci sono il nucleo investigativo e il Ros dei carabinieri, che hanno chiesto alla moglie se avesse notato stranezze ultimamente, ma lo ha escluso.

Chi ha avuto contatti con lei dice che non riesce nemmeno a parlare: ha vissuto sempre accanto al marito, ha cresciuto i tre figli, una femmina e due maschi, di cui uno in polizia.

Agli investigatori ha raccontato che ieri mattina si era alzata per preparare la colazione.
«Ti raggiungo», le ha detto il marito, ma poi non si è più alzato dal letto.
Secondo famigliari e amici, Gallo era in buona salute.

Tre settimane fa era stato operato di ernia ma, dicono, si fosse ripreso.

Era uno sportivo, faceva il tapis roulant due volte al giorno, prima dei domiciliari faceva jogging, anche con un’associazione di atletica.

«Troppa pressione negli ultimi mesi, si sentiva in gabbia», si sfoga un parente sotto casa dove tiene banco l’inchiesta contro «un servitore dello Stato».
Sarebbe stato libero ad aprile, Gallo, scaduti i termini della sua custodia cautelare. A meno che il 19
marzo il Tribunale del riesame non avesse accettato la richiesta della procura che per lui aveva chiesto il carcere.

Invece ci sono un lutto e un’inchiesta senza più il principale indagato ma con i suoi verbali.

I Servizi, i nomi eccellenti e l’intreccio con la Squadra Fiore: centinaia di pagine di verbali
sono state riempite e secretate ma il rischio è che tutto si fermi.

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