Dopo anni di indifferenza, la buona notizia per veneziani e turisti è che gli odiosi reati commessi dai
borseggiatori escono dal cono d’ombra dell’impunità.
Infatti, la Procura della Repubblica ha chiesto l’arresto per 22 persone, accusate a diverso titolo di una quarantina di episodi.
La cattiva notizia è che la legge voluta dal Guardasigilli Carlo Nordio li fa ripiombare nel gorgo beato di chi può macchiarsi di violazioni del codice penale, senza per questo rischiare nulla, soprattutto una misura detentiva.
Prima che il giudice per le indagini preliminari decida sulla limitazione della loro libertà personale, gli interessati hanno facoltà di giustificarsi, negare, spiegarsi, portare prove a discarico, così da evitare che si spalanchino le porte del carcere.
Il che equivale a sapere in anticipo che è meglio andare a esercitare il mestiere di ladro con destrezza
o con violenza altrove.
È acaduto nella Cittadella della giustizia, in piazzale Roma, dove il ministro Nordio ha esercitato per
decenni, chiudendo la propria carriera di pubblico ministero da procuratore aggiunto.
Per 22 volte il giudice Lea Acampora ha scandito il nome degli indagati, accompagnato da quello dei rispettivi difensori. Per altrettante volte l’appello è stato accolto dal silenzio.
Il grazioso assist è andato in scena inutilmente, visto che gli interessati se ne sono stati alla larga dal Tribunale e il magistrato non ha potuto acquisire elementi nuovi per prendere una decisione sulla loro libertà personale.
È la prima volta che l’abbecedario dei borseggiatori si traduce in un capo d’accusa così ampio,
frutto di collegamento tra episodi che potrebbero apparire staccati tra di loro e che compongono una
sessantina di capi d’imputazione.
Nelle pieghe dell’inchiesta preliminare c’era una traccia perfino del reato associativo, che però non è
stato contestato dal sostituto Giorgio Gava nel momento di formalizzare le accuse.
È così rimasto un rosario di furti e tentati furti, con corollario di mancata osservanza dei fogli di via, utilizzo indebito di carte di credito, riciclaggio e ricettazione.
Reati non di poco conto, nel loro assieme. Le modalità sono le più diverse.
Si va dal gesto singolo di chi approfitta della distrazione di un turista alla combinazione di due persone, con tanto di palo che raccoglie il bottino.
Ci sono le trappole predisposte con manovra a tenaglia nei confronti dei malcapitati nelle calli, ci sono i passaggi di mano dei portafogli, ma anche qualche tentativo di fuga.
Le fonti di prova sono quelle classiche, le querele dei derubati (necessarie per la legge Cartabia, altrimenti il procedimento finisce in archivio), le testimonianze dei passanti e i verbali dei vigili urbani.
L’inchiesta è ormai depotenziata, visto che 22 indagati non solo sanno di esserlo, ma conoscono gli
elementi in base dell’accusa.
Solo alcuni sono stati assistiti da difensori d’ufficio, la maggior parte ha nominato avvocati di fiducia, provenienti anche da Roma e daMilano.
La principale discolpa è che i fatti si riferiscono al periodo 2023-2024, lontano nel tempo e motivo di esclusione del requisito dell ’attualità.
A Venezia la polizia locale in nove mesi ha fermato 130 giovani donne. Solo in 6 casi è scattato l’arresto, ma attualmente nessuna è detenuta. Il più delle volte vengono emessi fogli di via,
regolarmente non rispettati, e quindi inefficaci.
Da ilFattoQuotidiano del 24/10/2025 di Giuseppe Pitrobelli
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