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Gaza, medici e cronisti nel mirino: così chi cura e chi informa è diventato un bersaglio

Last updated: 08/10/2025 6:33
By Redazione 70 Views 4 Min Read
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A Gaza sono stati uccisi quasi 2.000 operatori sanitari e oltre 200 giornalisti: la guerra cancella cura e testimonianza

Contents
Medici e giornalisti sono i veri obiettiviSi precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un’intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell’autore e/o dell’intervistato che ci ha fornito il contenuto. L’intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull’argomento trattato, caltanissetta401.it è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d’interpretazione.                                                 

A Gaza non si muore solo sotto le bombe: si muore per aver curato e per aver raccontato. Dal 7 ottobre 2023 a oggi, secondo il Committee to Protect Journalists, sono stati uccisi 195 reporter palestinesi: è il dato più alto in un singolo teatro di guerra degli ultimi decenni. Reporters Sans Frontières ne censisce oltre duecento; il sindacato dei giornalisti palestinesi supera 250. Molti sono stati colpiti mentre filmavano, altri con le famiglie, dentro abitazioni identificate e poi colpite dopo la comunicazione delle coordinate. Ong denunciano i «double tap» e le restrizioni all’ingresso per la stampa internazionale.

Sul fronte della sanità, il Ministero della Salute di Gaza e l’Organizzazione mondiale della sanità parlano di quasi 1.800 operatori sanitari uccisi. L’Oms registra più di 800 attacchi contro ospedali, ambulanze e cliniche: un picco inedito. Mezzaluna Rossa elenca squadre colpite in servizio, ambulanze incendiate o bloccate ai checkpoint. Il collasso della rete ospedaliera, insieme a fame e mancanza di carburante, trasforma ferite curabili in condanne a morte.

Medici e giornalisti sono i veri obiettivi

Le storie hanno nomi e date. Hamza al-Dahdouh, Al Jazeera, ucciso a gennaio 2024. Samer Abu Daqqa, cameraman, ferito a Khan Younis e lasciato morire senza soccorsi. I soccorritori della PRCS che cercavano la piccola Hind Rajab, ritrovati senza vita accanto all’ambulanza. Sono episodi-simbolo di due pratiche ricorrenti denunciate dalle ONG: colpire chi documenta e impedire i soccorsi.

Il confronto storico è netto: per i giornalisti il biennio 2023-2025 è il più mortale degli ultimi decenni; per i sanitari, nessun conflitto recente mostra una simile combinazione di attacchi ripetuti, evacuazioni forzate, e assedio agli aiuti. La Corte internazionale di giustizia, dal 26 gennaio 2024 con ordinanze seguenti, riconosce «plausibile» il rischio di genocidio e impone misure. L’Alto Commissario Onu Volker Türk parla di «war crime upon war crime».

In Italia Fnsi, Emergency e Medici Senza Frontiere chiedono protezione dei corridoi e accountability effettiva. Quando chi cura e chi racconta diventa bersaglio, la guerra diventa una macchina che spezza cure, voce e prove. Senza testimoni e senza medici, le prove vengono meno: a quel silenzio puntano i bombardamenti. Accade sotto gli occhi del mondo.

Fonte LANOTIZIAGIORNALE.IT di Giulio Cavalli

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