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Guardare quello che succede in altre città, nuoce gravemente alla salute

Last updated: 16/09/2025 17:24
By Sergio Cirlinci 164 Views 8 Min Read
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Grazie all’avvento di internet, dei social e delle piattaforme di informazione, ci ritroviamo spesso sui nostri schermi notizie e immagini di altre città.

Leggiamo e vediamo giardini fioriti, fontane che zampillano, strade pulite e sicure, e parchi giochi dove i bambini possono divertirsi senza preoccupazioni.

Ci imbattiamo in articoli che parlano di commercianti felici, eventi culturali che attirano turisti e, sorprendentemente, troviamo anche commenti di cittadini che ringraziano la loro amministrazione per il lavoro svolto.

Poi usciamo e facendo una passeggiata e riflettendo ci rendiamo conto che fare un raffronto delle volte, forse meglio dire spesso, può essere davvero frustrante, sembra quasi che vivano in un’altra dimensione.

Ed è in quel preciso momento che ci assale un senso di frustrazione. Quella che ci fa partire “l’embolo”, una reazione istintiva e amara.

La domanda che ci poniamo è “Perché da noi non è così?“.

Ovvio non tutti se la pomngono, ci sono coloroi che quando girano per la città guardano in alto e questo li porta a non notare quello di cui si accorge chi tiene invece gli occhi in basso, per evitare di prendere qualche storta.

Il guardare il cielo, che da noi è quasi sempre di un bel colore azzurro, li porta poi a scrivere o a commentare cose che non hanno visto e fatto finta di non vedere per vari motivi.

Si giustificano queste differenze con il solito discorso del divario nord-sud, ma la verità è ben diversa.

Non è necessario guardare città come Bolzano o Aosta per fare paragoni, a volte, basta spostarsi di qualche decina di chilometri da noi, magari a Enna, per capire che rinascita e cambiamento sono possibili e che una gestione efficiente non è un miraggio o miracolo.

Fino a pochi anni fa Enna sembrava destinata a un lento declino, con una continua perdita di popolazione, ma oggi, il panorama socio-economico è cambiato radicalmente.

Sanità e Università hanno fatto da volano, invertendo la rotta e trasformando la città in un polo di attrazione.

L’ospedale rappresenta un vero e proprio punto di riferimento importante anche per molti nisseni, in particolare il reparto di Maternità, dove molte mamme nissene si recano per partorire, grazie alla presenza dell’Utin, che da noi, promesso da tempo, ad oggi non c’è.

L’università continua a crescere sia come numero di studenti che di corsi, non mancano neanche mense e convitti, contribuendo a rilanciare l’economia locale, immobiliare e commerciale.

Ma anche le strutture sportive non mancano. E’ notizia di questi giorni che la piscina comunale coperta sta per riaprire i battenti, dopo una ristrutturazione, adeguamento nuove normative, circa un anno, un’attesa che agli ennesi è sembrata interminabile.

Grazie all’annuncio della prossima riapertura leggiamo che molte società sportive anche della nostra provincia andranno ad allenarsi ad Enna, come anche associazioni di disabil e stanno informando e invitando i propri iscritti a rinnovare il tesseramento, non sapendo giustamente quando e se la piscina di via Rochester riaprirà, nostante gli annunci fatti a luglio.

Vicinanza ed esempi fatti rendono la domanda ancora più dolorosa: “Cosa c’è che non va nella nostra città e, soprattutto, perché?”

La risposta non è semplice, ma possiamo provare a identificare alcuni motivi.

Non si tratta di mancanza o differenza di fondi a disposizione, Enna non è Bolzano, ma una difefrenza di persone, del saper fare squadra per raggiungere gli obiettivi fissati, indipendentemente da quale parte politica la proposta di crescita e miglioramento arrivi. Spesso si vedono collaborare esponenti di Forza Italia con quelli del Pd, per loro l’importante è portare a casa il risultato, oltra a visione strategica e capacità della classe politica e imprenditoriale.

Una buona amministrazione e la sua classe politica non devono limitarsi e preoccuparsi di poltrone e incarichi o gestire l’ordinario, ma pianificano il futuro, impegnadosi in settori chiave come la sanità, l’istruzione e le infrastrutture sportive e culturali, con una visione chiara e soprattutto mantenemdo quanto promesso in campagna elettorale.

Certo c’è il problema della burocrazia che alcune volte rallenta l’esecuzione dei progetti ma, sempre per fare il paragone con Enna, perchè lì dalle parole si passa rapidamnete ai fatti?

Questo star fermi, oltre ad avvangiare altri, fa perdere l’opportunità di migliorare la qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo, inteso come crescita economica e sociale, della città.

L’esempio di Enna dimostra che la rinascita è possibile quando si collabora, quando si investe sulle persone, sulle infrastrutture e su una gestione oculata e lungimirante, senza interessi personali di ogni genere.

Ma quando si crede di essere gli unici pronti e preparati, mentre gli altri, come anche coloro che criticano o si espongono sono solo fastidiose presenza, i risultati che si ottengono sono evidenti a tutti e rischiamo di farci fare la figura dei “Pepè” (cit.) nei confronti di chi ci osserva indietreggiare mentre loro vanno avanti.

Ma la frustrazione che proviamo non può rimanere solo un lamento. Deve trasformarsi in un molla che ci spinge a chiedere quelle risposte che continuano a mancare, a cominciate a denunciare e a scivere senza “opportunismi” o il “pari mali” , come anche partecipare attivamente e pretendere, sì, pretendere , perchè non dobbiamo mai dimenticare che i politici sono nostri dipendenti, che vengono pagati con i soldi nostri, anche se sono loro a decidere quanto guadagnare, per soddisfare le nostre esigenze non le loro ed è a noi che devono rispondere.

Se un dipendente non lavora per quello per cui è pagato viene licenziato.

Se vogliamo veramente che la nostra città rinasca e che diventi “invidiata”, dobbiamo lottare tutti insieme anche e soprattutto chi ha il dovere di denunciare e far conoscere le cose che non vanno e non alzare lo sguardo in alto nascondeno verità scomode. Ad Maiora

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