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I cinesi si prendono MediaWorld, il governo Meloni alza le barricate

Last updated: 02/08/2025 6:48
By Redazione 78 Views 4 Min Read
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Jd.com sbarca in Europa con una operazione in Germania che riguarda da vicino l’Italia: ora possono controllare 144 negozi della catena di prodotti elettronici. È la prima volta che accade e l’America di Trump non sarà certo contenta. Da Palazzo Chigi e dal ministero per le Imprese dicono: l’acquisto sarà attentamente valutato con il “golden power”

C’è una notizia che proviene dalla Germania e riguarda da vicino la geopolitica del governo di Giorgia Meloni. Il gruppo cinese Jd.com, una piattaforma di commercio elettronico in grado di competere con l’americana Amazon e la connazionale Alibaba, ha acquistato il controllo della tedesca Ceconomy che, a sua volta, controlla un migliaio di punti vendita fisici in Europa con il marchio MediaMarkt e 144 in Italia con il gemello MediaWorld. Con 2,5 miliardi di euro, inoltre, i cinesi rilevano anche la partecipazione azionaria di Ceconomy nella francese Fnac Darty che, fra l’altro, ha in portafoglio Unieuro. Questa abile mossa – di fatto un unico accordo – sortisce un triplice effetto: permette a una multinazionale cinese di conquistare una cospicua quota di mercato in Germania come in Francia quanto in Italia. E qui arriva il dilemma per il governo Meloni, sempre attento a non dirazzare in politica estera rispetto alle preferenze degli Stati Uniti ai tempi di Donald Trump: deve acconsentire oppure contrastare? 

La compravendita di un centinaio di negozi di per sé è una questione minore, bagattellare, se il protagonista non fosse la cinese Jd. Com’è noto l’Italia si è dotata di strumenti rigidi, ben prima del governo Meloni, per tutelare le aziende nazionali che rientrano nel cosiddetto perimetro di «interesse strategico». Palazzo Chigi ha sempre a disposizione il golden power, una procedura speciale, di verifica, che consente al governo di condizionare o impedire operazioni finanziarie di ogni tipo. La cessione ai cinesi di MediaWorld non è un tema di frigoriferi o di computer né si può ridurre alla conservazione dei posti di lavoro (circa 5.000), tant’è che lo scorso anno i francesi di Fnac neanche hanno notificato a Palazzo Chigi l’ingresso nel capitale di Unieuro e dunque il golden power non si è nemmeno attivato. 

Stavolta è profondamente diverso. Stavolta il tema è la Cina: accogliere Jd.com aprendo al rapporto diretto di milioni di clienti italiani con le conseguenze che si possono facilmente trarre oppure intralciare l’avanzata di Pechino per non indispettire e insospettire la Casa Bianca? Al momento il governo, secondo le fonti consultate da L’Espresso, non assume una posizione ostativa, ma fa sapere che lo sbarco di Jd.com sarà certamente sottoposto al golden power per «valutare solo sulla base di elementi concreti come previsto dalla legge». Domanda retorica: perché Fnac ha agito liberalmente? Dal ministero per le Imprese fanno notare che «in questa circostanza si può evidenziare un requisito soggettivo». Jd non è europea. E soprattutto: è cinese.

Fonte L’Espresso

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