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Il “femminicidio” è fattispecie autonoma punita con massima condanna: ergastolo

Last updated: 08/03/2025 11:54
By Redazione 101 Views 4 Min Read
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I Pm dovranno ascoltare direttamente le vittime senza delegare alla Pg

«Femminicidio» non è più solo la parola usata per indicare la morte violenta di una donna, ma diventa anche «una autonoma fattispecie penale », ovvero un reato specifico punito con il massimo della pena: l’ergastolo.
Arriva dal Consiglio dei ministri il via libera al disegno di legge per l’introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime, alla vigilia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna.
Per la premier Giorgia Meloni l’aver previsto il delitto come reato autonomo rappresentata «un altro
passo in avanti» nell’azione di sistema che il governo sta portando avanti «fin dal suo insediamento» per contrastare la violenza nei confronti delle donne. «Con il ddl – ha sottolineato – diamo una sferzata nella lotta alla piaga dei femminicidì.
La piaga è la lunga scia di sangue che nel 2024 conta una donna uccisa ogni tre giorni e nel 2025 ha già 6 vittime.

Ciò accade nonostante un primo intervento normativo del governo che, tra l’altro, aveva introdotto
l’arresto in flagranza differita.

La creazione del nuovo reato per la ministra alle Pari opportunità Eugenia Roccella «è davvero una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale» perché, ha spiegato, si tratta «soprattutto di un tentativo di produrre un mutamento culturale».
Ma non è solo nei confronti dei responsabili di femminicidi che il governo ha deciso di incrementare le pene: il disegno di legge prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn.

Ed ancora, per le pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili che riguardano tante migranti che vivono in Italia.

Pene più dure anche per chi provoca lesioni permanenti al viso, come quelle provocate dal lancio di acido che tante vittime ha mietuto, ma anche per l’omicidio preterintenzionale, l’interruzione di gravidanza non consensuale, gli atti persecutori e chi costringe con la forza una donna a compiere o subire abusi sessuali.

La nuova normativa prevede modifiche anche per quanto riguarda i magistrati: i Pm dovranno ascoltare direttamente le vittime senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria e sono estesi anche per loro gli obblighi formativi.

Il ddl limita anche l’accesso ai benefici penitenziari per coloro che compiono reati del codice rosso ed
introduce il diritto per le vittime di essere avvisate anche dell’uscita dal carcere dell’autore condannato a seguito di concessione di misure premiali.

La nuova normativa, ha assicurato la ministra alle Riforme Istituzionali Elisabetta Casellati, sarà
«propedeutica alla presentazione di un testo unico», a cui stanno lavorando vari ministri, che conterrà tutte le norme che riguardano i diritti delle donne sia sul versante giudiziario sia su quello dell’empowerment femminile.

Per il ministro alla Giustizia Carlo Nordio si tratta di «un risultato epocale » e «una grande svolta», anche perché tra le novità c’è l’attenzione riservata alla vittima: come l’obbligo che sia ascoltata in varie fasi, dalle indagini al patteggiamento fino alla liberazione del suo aggressore.

Il suo parere non sarà vincolante ma il magistrato dovrà comunque fornire, anche in base a questo, le motivazioni del sue decisioni.

«Mandiamo un messaggio – conclude il Guardasigilli che è di attenzione particolare dello Stato e, dal punto di vista procedurale, si dà maggiore importanza al ruolo della vittima e dei familiari rispetto a quello che c’era in precedenza»

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