Il mondo dei commenti online è qualcosa di meraviglioso e strabiliante, specialmente quello dei social.
E’ altresì complesso, dove la libertà di espressione si scontra con la necessità di gestire le interazioni in maniera responsabile e costruttivo.
Siano essi articoli, commenti o post generano spesso, dipende ovviamente dall’argomento, discussioni infuocate che delle volte possono sfociare anche in contenziosi legali, essendo in alcuni casi lesivi e diffamatori.
Sono un vero e proprio festival dell’intelletto, un’arena dove le menti più brillanti si incontrano per disquisire con cognizione di causa… o forse no.
Diciamocelo chiaramente: leggere un intero articolo è diventato un lusso che pochi possono permettersi.
Troppo tempo, troppa fatica per le nostre preziose sinapsi, ormai si è allenati più allo scorrere verso il basso, con un dito, le pagine dei social, fatto in modo compulsivo, che a impegnarsi alla comprensione del testo, sempre che lo si riesca a capire.
Molto meglio fermarsi al titolo, quelle quattro parole sintetiche, un’anticipo di un’informazione o concetto più ampio, e subito so scatena l’inferno dando libero sfogo non solo ai pensieri, ma anche a rabbia e voglia di attaccare e criticare a tutti i costi, rigorosamente filtrati da ignoranza beata, da pressappochismo e dalla voglia di andar contro l’autore, specialmente se non risulta particolarmente simpatico perchè in fondo scrive che che molti pensano e che non osano dire per non dispiacere gli “amici”.
E così, ecco fiorire i commenti più illuminanti: “Ma che schifo”, “Vergognati”, “Sciacallo”, “Provocatore”, Non hai capito niente”, ” Sei di parte”, “Attacchi sempre la politica che amministra”, “Sobillatore”, “Lamentatore seriale” ….etc etc..
Il tutto condito da insulti gratuiti e generalizzazioni degne del miglior bar dello sport o da trattoria dei bassifondi, con insulti al limite della decenza e della diffamazione.
Perché, diciamocelo chiaramente, analizzare il contenuto, soppesare le argomentazioni, magari anche cercare semplicemente di capire di cosa si stia parlando, è roba da intellettuali, da radical chic, gente che evidentemente ha troppo tempo libero da dedicare a queste piccola futilità.
Molti invece, essendo gente pratica, che sanno tutto e capito tutto al volo, hanno già tratto le conclusioni e, dopo aver letto le prime cinque parole, avendo magari guardato distrattamente la foto, arrivano alle conclusioni.
Il bello è che, spesso, il commento al vetriolo è talmente fuori contesto da risultare quasi comico, se non fosse tragicamente indicativo del livello del dibattito pubblico a cui ci stiamo piacevolmente auto condannando.
L’autore dell’articolo o del post, voleva magari parlare di incrementare gli allevamenti di pecore per fare formaggi, ma nei commenti si scatena la polemica sul costo del pane a Caltanissetta.
Geniali, un vero e proprio cortocircuito logico che dimostra quanto la lettura approfondita sia ormai un’attività praticata da poche persone.
Quindi, la prossima volta che ci si imbatte in un titolo accattivante, prima di far montare la furia, bisognerebbe fermarsi un attimino, leggere, riflettere e poi commentare, magari anche educatamente.
Non bisognerebbe esprimersi di getto, solo per difendere qualcuno o qualcosa, o perchè chi ha scritto va attaccato anche se dicesse che oggi è sorto il sole, cosa incontestabile, ma che se lo facesse verrebbe comunque criticato e contraddetto per partito preso.
Scrivere un commento indignato, con quella frecciatina sagace, non condividendo quanto scritto ci sta, si chiama libertà di espressione, anche se spesso certo commentatori tale libertà la intendono a modo loro, utile solo per far da cassa di risonanza della politica amica e mai osare criticarla.
Non ci stanno invece le offese, spesso gratuite, e gli insulti.
In fondo, perchè cercare di capire quando si può comodamente e volutamente fraintendere e, soprattutto, insultare gratuitamente una persona?
È il bello di internet, no? Un grande spazio dove poter esprimere le nostre opinioni, sicuramente bello, ma che siano almeno fondate e informate.
Questo purtroppo è lo specchio della società attuale, credere in quel che si racconta lasciandosi convincere senza approfondire, cosa che richiede impegno, una media intelligenza e soprattutto una visione ampia e un non eccessiva faziosa.
Ma se si reagisce di getto a perderci è il livello del dibattito, che agevola solo chi continua a metterci i piedi in faccia e a prenderci in giro, distraendoci, facendo tornare alla mente la frase, “se non hanno più pane, che mangino brioches”, tradizionalmente attribuita a Maria Antonietta regina di Francia, pronunciata mentre il popolo affamato protestava per la mancanza di pane. Ad Maiora
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