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Il ministro israeliano Katz propone di spostare i palestinesi in una “città umanitaria”. Ma sarà costruita sulle rovine di Rafah

Last updated: 09/07/2025 6:29
By Redazione 85 Views 3 Min Read
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L’ultima proposta sul futuro dei gazawi prevede la creazione di “aree di transito” da dove non ci si potrà spostare, anticamera di un “piano di emigrazione”. Per gli esperti di diritto internazionale sarebbe un crimine contro l’umanità

Israel Katz l’ha chiamata “città umanitaria”, ma in realtà non sarà altro che una metropoli da costruire interamente – ex novo – sulle rovine di Rafah. Mentre Donald Trump e Benjamin Netanyahu discutono di accordi con Paesi “per dare ai palestinesi un futuro migliore”, la nuova proposta sui gazawi è arrivata dal ministro della Difesa israeliano, che ha annunciato di aver dato istruzioni all’esercito e al suo dicastero di presentare un piano per la creazione di una nuova città nel Sud della Striscia, al confine con l’Egitto. L’idea è quella di ospitare inizialmente circa 600 mila palestinesi che vivono nella zona di Mawasi, sulla costa, a cui non sarà permesso di lasciare la zona e che verranno sottoposti a “controlli di sicurezza” per assicurarsi che non vi siano membri di Hamas tra di loro.


L’anticamera di un “piano di emigrazione”

L’obiettivo finale, ha detto Katz, sarebbe “ospitare l’intera popolazione di Gaza”, come anticamera di un “piano di emigrazione, che si realizzerà”. Non è stato abbandonato, quindi, il “vecchio sogno” di spostare forzatamente dalla Striscia tutti i palestinesi. Secondo Michael Sfard, uno dei più autorevoli avvocati israeliani per i diritti umani, non ci sono dubbi: Israele “ha elaborato un piano operativo per un crimine contro l’umanità. Non è niente di meno. Si tratta di trasferire la popolazione all’estremità meridionale della Striscia di Gaza in preparazione della deportazione al di fuori della Striscia”, ha sottolineato ad Haaretz. Sfard sottolinea anche l’incongruenza con le comunicazioni ufficiali dell’esercito: “Mentre il governo continua a definire la deportazione ‘volontaria’, la popolazione di Gaza è sottoposta a così tante misure coercitive che nessuna partenza può essere considerata consensuale in termini legali. Cacciare qualcuno dalla sua patria sarebbe un crimine di guerra. Se fatto su larga scala, diventa un crimine contro l’umanità”.

Ma Katz non è l’unico ministro a esplicitare simili piani per i palestinesi. Secondo Reuters, già nelle scorse settimane erano stati pensati simili piani per la creazione di “aree di transito umanitario”. Uno di questi, da due miliardi di dollari, portava il marchio della controversa Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) che gestisce l’ingresso e la consegna degli aiuti nella Striscia, ma l’organizzazione ha smentito ogni coinvolgimento.

Fonte L’Espresso

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