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Il Parlamento boccia la discussione su Israele mentre passa l’iter accelerato per dirottare i fondi di Coesione: esulta Fitto

Last updated: 06/05/2025 9:58
By Redazione 86 Views 5 Min Read
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L’Ue dice ancora sì al riarmo e ferma ogni dibattito su Bibi

Il Parlamento europeo non vuole neanche parlare di Israele, ma per il piano del Commissario europeo Raffaele Fitto, che permette tra le altre cose di dirottare i Fondi di coesione anche sulla Difesa, dice sì alla procedura d’urgenza, con il voto ieri sera della Commissione Regi (Affari Regionali).
La giornata fa registrare la spaccatura della maggioranza Ursula, con le destre che votano compatte sia su Israele sia sui Fondi di coesione e i Socialisti che votano con The Left.
Da inizio legislatura è la seconda volta che l’Euro camera vota su Israele (la prima era stata il 17 luglio, per chiedere un dibattito: anche in quel caso disse di no) e ieri ha votato contro una doppia richiesta di dibattito. Ovvero, per inserire un dibattito sull’attacco alla nave Freedom Flotilla e uno sul piano israeliano di occupare la Striscia di Gaza. L’aula ha respinto con 164 sì e 256 no. Neanche l’annuncio di Benyamin Netanyahu di un attacco
massiccio a Gaza ha convinto Strasburgo che fosse il momento quantomeno di affrontare l’argomento. Per dirla con la delegazione M5S: “Lo stesso Parlamento europeo che commemora Papa Francesco con belle parole, vieta di parlare dell’orrore che i cittadini palestinesi stanno vivendo a Gaza.
Quanta ipocrisia”. Zingaretti, capo delegazione dem, denuncia “Netanyahu va fermato.
Bombardamenti continui, blocco aiuti umanitari: getta Israele verso il baratro e uccide palestinesi innocenti”.
Ma a compattarsi sono stati Ppe, Ecr, Patrioti e Ecn. In Italia, il silenzio di Giorgia Meloni è in linea.
Una manciata di ore dopo tocca alla Commissione Regi riunirsi per votare sulla richiesta di affrontare la riforma dei Fondi di coesione con procedura d’urgenza. Il testo offre condizioni più favorevoli nei co-finanziamenti per gli investimenti nell’industria della
difesa, ma anche per la competitività, la resilienza idrica e le politiche abitative. In aula, al momento del voto, c’è tutta la delegazione di Fratelli d’Italia, tanto per chiarire il significato politico della questione. E dire che Meloni si è più volte detta contraria alla possibilità di usare i Fondi per le armi. Fitto si è rifugiato nel concetto di “volontarietà”, eppure ci sono anche una serie di facilitazioni per
chi decide di farlo. La seduta della Regi non dura più di dieci minuti. I Socialisti, con lo spagnolo Ros Sempere, cercano l’accordo: parlando della salvaguardia delle prerogative del Parlamento, offrono alle destre (e a Fitto) la possibilità di dare tempi certi per l’esame della riforma, pur di andare avanti con la procedura
ordinaria. Non è abbastanza.
Alla fine i sì sono 22, i no 14, gli astenuti 4. Dicono di sì Popolari, Ecr e Patrioti, dicono di no Socialisti, Verdi e The Left. Si astengono quelli di Renew che alla fine risultano determinanti per salvare Fitto. Insieme a Kabilov dei non iscritti e a Omarjee, francese di The Left, che rompe il fronte. Voti clamorosamente determinanti.
“Passa la linea della destra e della commissione Von der Leyen che va avanti a colpi di procedure d’urgenza bypassando le prerogative e i poteri dell ’unico organo elettivo europeo, il Parlamento”, denuncia Valentina Palmisano (M5S). Mentre l’europarlamentare dem, Lello Topo sottolinea:
“Hanno rifiutato la mediazione. Evidentemente non si fidano del Parlamento ”.
Oggi Roberta Metsola, la Presidente dell’Eurocamera, annuncerà il voto di domani della plenaria per la procedura d’urgenza. Questo sì che entra nell’agenda, mentre per Israele l’ordine del giorno non si modifica.
Secondo l’articolo 52 del Regolamento, che prevede la procedura semplificata, il presidente della Commissione competente o il relatore del testo possono elaborare una serie di emendamenti.
Ma in realtà, il relatore potrebbe proporre anche di procedere senza emendamenti.
Insomma, le modifiche sono più teoriche che effettivamente possibili. Di fatto, l’Eurocamera ne esce fortemente ridimensionata. Ancora una volta.

Da ilFattoQuotidiano

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