Il servizio di leva obbligatoria fu sospeso dal 2005, ma sta tornando a far discutere di sé.
Sicuramente complici sia quello che sta succedendo ma anche le esternazioni di alcune personalità pubbliche e i desideri di alcuni gruppi politici, si è tornati a ipotizzarne un suo ripristino.
Ma come stanno realmente le cose?
Leva militare in Italia: è stata abolita o sospesa?
In Italia, il servizio di leva obbligatoria è sospeso dal 1° gennaio 2005, con l’entrata in vigore della Legge 23 agosto 2004, n. 226, conosciuta anche come “Legge Martino”. Questo significa che i cittadini italiani non sono più tenuti a prestare servizio militare obbligatorio. Le Forze Armate italiane sono quindi composte da personale volontario.
Tuttavia, la legge prevede che il servizio di leva possa essere ripristinato in caso di:
– Delibera dello stato di guerra ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione;
– Grave crisi internazionale nella quale l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza ad un’organizzazione internazionale, che giustifichi un aumento della consistenza numerica delle Forze Armate.
In tali eventualità, il ripristino del servizio di leva avverrebbe tramite un decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
Ritorno alla leva. Tra demagogia e propaganda politica
La storia del servizio di leva in Italia è strettamente intrecciata con le vicende politiche e sociali del Paese. Fin dalle sue origini, la leva obbligatoria è stata oggetto di dibattito acceso, con posizioni favorevoli e contrarie che si sono scontrate nel corso del tempo.
Le accuse di demagogia e propaganda politica
Il servizio di leva è sempre stato una sorta di strumento di consenso politico. In alcuni periodi storici la leva è stata utilizzata come sistema per consolidare il potere e il seguito da parte dei governi in carica. Ad esempio, durante il regime fascista, la leva obbligatoria fu impiegata per rafforzare l’immagine militarista del regime e per inculcare nei cittadini valori di obbedienza e disciplina. In altri casi, la leva è stata utilizzata per alimentare paure e sentimenti di insicurezza tra la popolazione, al fine di ottenere il sostegno a politiche militariste o a interventi bellici. Ad esempio, durante la Guerra Fredda, la leva obbligatoria fu presentata come strumento indispensabile per difendere l’Italia dalla minaccia comunista. Anche la propaganda politica ha spesso giocato un ruolo importante nel sostenere la leva obbligatoria. Attraverso campagne mediatiche e l’utilizzo di retorica nazionalista, si cercava di convincere la popolazione dei benefici del servizio militare e della sua necessità per la difesa del Paese.
Esempi concreti:
- Discorso di Mussolini del 1935: in un famoso discorso del 1935, Mussolini definì la leva obbligatoria come “la più sacra e la più nobile” delle istituzioni italiane, esaltandone il ruolo nella formazione del carattere e del senso di patria dei giovani;
- Campagne mediatiche durante la Guerra Fredda: durante la Guerra Fredda, la televisione e la radio italiana furono utilizzate per diffondere messaggi propagandistici a favore della leva obbligatoria, mostrando immagini di soldati forti e coraggiosi che difendevano il Paese dai nemici comunisti.
Ma è pur vero il contrario ossia che nel corso della storia, diverse forme di propaganda politica sono state impiegate per contrastare la leva obbligatoria e incoraggiare la renitenza, ovvero il rifiuto di prestare servizio militare. Un esempio di propaganda contro la leva obbligatoria in Italia è il movimento “Obiezione Coscienziosa”. Fondato nel 1965 ha svolto un ruolo importante nella campagna per l’abolizione della leva obbligatoria in Italia utilizzando diverse forme di propaganda per diffondere il proprio messaggio, tra cui manifestazioni, campagne di sensibilizzazione e pubblicazioni.
Sebbene le motivazioni siano diverse, la propaganda ha svolto un ruolo importante nel diffondere il messaggio contro la leva obbligatoria e nel promuovere il cambiamento sociale.
Occorre tuttavia aspettare la prima missione in Libano del 1982-1984 (Libano 1 e 2), e le successive vere prime missioni fuori area (da semplici operazioni di ingerenza umanitaria fino a missioni di imposizione della pace peace enforcement), affinché il dibattito sul tema si faccia serio e costruttivo, con l’obiettivo di valutare i pro e i contro del servizio militare obbligatorio e di trovare soluzioni adeguate alle esigenze del Paese.
Situazione geopolitica internazionale e riflessi sul sistema di difesa
L’attuale scenario geopolitico internazionale è caratterizzato da una complessità e un’incertezza senza precedenti. Un panorama caratterizzato da una articolata interazione di fattori che influenzano la sicurezza e la difesa a livello globale. Tra le principali sfide troviamo numerosi fattori strategici che concorrono a definire una prospettiva d’insieme in continua evoluzione, tra cui:
- Guerra in Ucraina: l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2024 ha causato una grave crisi umanitaria e una significativa destabilizzazione dell’ordine internazionale. Il conflitto ha innescato una serie di sanzioni economiche contro la Russia da parte di molti paesi occidentali, con ripercussioni a livello globale su prezzi energetici, forniture alimentari e stabilità finanziaria. Le conseguenze a lungo termine del conflitto sono ancora da definirsi, ma è evidente che si tratta di un evento di portata storica con implicazioni geopolitiche di vasta portata;
- Ascesa della Cina: la Cina sta emergendo come una potenza globale sempre più influente, sfidando l’egemonia degli Stati Uniti e l’ordine internazionale liberale. La sua crescente potenza economica e militare, unita alla sua assertività sulla scena internazionale, sta creando nuove tensioni e dinamiche di potere;
- Tensioni tra Russia e Occidente: le relazioni tra Russia e Occidente sono ai minimi storici, con una profonda sfiducia reciproca e una crescente ostilità. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato le tensioni e ha portato a un aumento della spesa militare e a un rafforzamento delle posizioni militari da entrambe le parti. Il rischio di un conflitto diretto tra Russia e NATO, auspicabilmente improbabile, non può essere escluso;
- Instabilità in Medio Oriente e Nord Africa: la regione MENA (Middle East and North Africa) continua ad essere una delle aree più instabili del pianeta, con conflitti in corso, regimi autoritari e una diffusa presenza di gruppi terroristici. La situazione è ulteriormente complicata dalla recrudescenza dell’annosa questione israelo-palestinese, che rimane un vulnus dai risvolti sempre più terribili e oltremodo rischiosi per una escalation regionale in ragione della estrema imprevedibilità;
- Sfide globali: oltre ai conflitti regionali, la Comunità Internazionale deve affrontare sfide globali di natura transfrontaliera, come il cambiamento climatico, le migrazioni, le pandemie e la cyberwarfare. Queste sfide richiedono una cooperazione internazionale efficace e soluzioni multilaterali, ma la crescente frammentazione del panorama geopolitico rende difficile trovare risposte comuni.
Queste minacce hanno profonde implicazioni per i sistemi di difesa militare che deve orientarsi costantemente conformandosi camaleonticamente per:
- Necessità di maggiore deterrenza: di fronte a potenze avversarie più assertive, è necessario rafforzare le capacità di deterrenza per scoraggiare aggressioni. Ciò include investimenti in moderni sistemi d’arma, capacità di difesa missilistica e una forte presenza militare;
- Aumento della cooperazione internazionale: la natura transfrontaliera delle minacce richiede una maggiore cooperazione tra i paesi per sviluppare soluzioni comuni e condividere informazioni. Alleanze come la NATO e Aukus (partenariato strategico-militare tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia per la sicurezza nell’Indo-Pacifico) svolgono un ruolo fondamentale in questo contesto;
- Focus sulla resilienza: i sistemi di difesa devono essere in grado di adattarsi a nuove minacce e tecnologie in rapida evoluzione. Ciò richiede investimenti in ricerca e sviluppo, nonché in formazione e istruzione del personale militare;
- Ciberdifesa rafforzata: le minacce informatiche stanno diventando sempre più sofisticate, rappresentando un rischio significativo per le infrastrutture critiche e i sistemi militari. È fondamentale rafforzare le capacità di ciberdifesa per proteggere i sistemi informatici e la sicurezza nazionale.
Oltre a queste sfide generali, ogni nazione deve affrontare specifiche esigenze di sicurezza legate al proprio contesto geopolitico. Le nazioni devono valutare attentamente le minacce e le vulnerabilità che si trovano ad affrontare e adattare le proprie politiche di difesa di conseguenza.
In un mondo sempre più interconnesso, la difesa militare non è più solo una questione nazionale. È fondamentale una cooperazione internazionale e una risposta coordinata per affrontare le sfide complesse e in continua evoluzione che minacciano la sicurezza globale.
Cosa fanno le altre nazioni europee e cosa c’è di vero in Italia
La situazione riguardante la leva obbligatoria nell’Unione Europea è in continua evoluzione, con nuove proposte e decisioni che emergono frequentemente. Tra i 27 Stati membri ci sono con ancora alcuni in cui la leva resta obbligatoria come Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Estonia, Lituania e Svezia. Altri che stanno valutando il ritorno alla leva obbligatoria come la Germania, i Paesi Bassi e anche la Norvegia (paese non UE). Infine, i Paesi che hanno abolito la leva obbligatoria come il Belgio nel 1994, la Francia nel 1997, l’Italia: nel 2005 (sospesa), il Regno Unito nel 1960 e la Spagna nel 2001.
Esiste, in generale in Europa, una riflessione in questi anni su una certa qual forma di sistema complementare all’articolazione della Difesa professionale. Certamente è un tema complesso e controverso, con argomenti validi a favore e contro. La decisione di reintrodurre o meno una coscrizione obbligatoria spetta a ciascun paese, tenendo conto delle proprie esigenze di sicurezza, della situazione socio-politica, delle risorse e delle opinioni pubbliche.
Ritorno al servizio di leva in Italia: pro e contro
Pro:
- Rafforzamento del senso di coesione nazionale: la leva obbligatoria potrebbe contribuire a promuovere il senso di appartenenza alla comunità e di responsabilità verso il proprio paese, unendo i giovani sotto un obiettivo comune;
- Educazione ai valori civici e disciplinari: il servizio militare potrebbe fornire ai giovani un’esperienza formativa importante, insegnando loro valori come il rispetto delle regole, la disciplina, il lavoro di squadra e il senso del dovere;
- Aumento del personale militare: in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, la leva obbligatoria potrebbe garantire un numero maggiore di soldati per le forze armate, aumentando la capacità di difesa del paese;
- Riduzione della disoccupazione giovanile: il servizio militare potrebbe offrire un’opportunità di lavoro e formazione a quei giovani che faticano a trovare un’occupazione, favorendo l’inserimento nel mondo del lavoro;
- Sviluppo di competenze utili: il servizio militare potrebbe far acquisire ai giovani competenze utili in vari ambiti della vita, come la prima assistenza, la gestione delle emergenze, l’utilizzo di tecnologie specifiche.
Contro:
- Violazione delle libertà individuali: la leva obbligatoria rappresenta una restrizione della libertà individuale, obbligando i cittadini a prestare servizio militare contro la propria volontà;
- Modello superato e inefficace: in un’epoca di eserciti professionali e tecnologie avanzate, la leva obbligatoria potrebbe essere considerata un modello superato e inefficace per la difesa del paese;
- Costo eccessivo: reintrodurre la leva obbligatoria comporterebbe costi significativi per lo Stato, sia per la gestione del servizio militare che per il mantenimento dei coscritti;
- Non equa distribuzione degli oneri: la leva obbligatoria potrebbe creare disparità tra coloro che sono costretti a prestare servizio e coloro che ne sono esonerati per motivi di studio, lavoro o salute;
- Dubbi sulla sua efficacia per la difesa: non è chiaro se la leva obbligatoria garantirebbe un effettivo aumento della capacità di difesa del paese, considerando la necessità di un addestramento specifico e di personale altamente qualificato.
Oltre ai pro e contro sopra elencati, è importante considerare anche altre questioni legate alle reali esigenze di sicurezza dell’Italia così come sull’impatto sociale significativo che il ritorno alla leva obbligatoria potrebbe avere sulla vita dei giovani e delle loro famiglie, con conseguenze da non sottovalutare.
Infine, occorre evidenziare come l’Italia (sicuramente) debba far fronte anche ad un’ulteriore problematica che va a rendere ancora più critica la soluzione verso un modello di difesa funzionale nel senso qui trattato. Si tratta della difficoltà di reclutamento militare che rappresenta un fenomeno complesso con diverse cause e potenziali conseguenze. I motivi di questa difficoltà nel reclutamento possono ricondursi a:
- Mutamenti demografici: la popolazione sta invecchiando e il numero di giovani in età giusta di conseguenza è in calo;
- Disinteresse per la carriera militare: le giovani generazioni potrebbero essere meno interessate a una carriera militare rispetto al passato, per via di diversi fattori come migliori opportunità di lavoro nel settore civile e la percezione negativa della guerra e dei conflitti;
- Mancanza di motivazione: la mancanza di motivazione ideologica, patriottica o di altro tipo può spingere i giovani a non considerare la professione militare come un’opzione interessante;
- Condizioni di lavoro e compensi non competitivi: le condizioni di lavoro e i compensi offerti dalle forze armate potrebbero non essere competitivi con quelli del settore privato, rendendo la carriera militare meno attraente.
Le conseguenze di questa scarsa vocazione potrebbero riverberarsi nella difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi di sicurezza nazionale.
In definitiva, la decisione di reintrodurre o meno la leva obbligatoria in Italia è complessa e richiede un’attenta valutazione di tutti i pro e contro, alla luce delle esigenze specifiche del paese e del contesto internazionale. Sicuramente così come lo era, sembra indubbiamente un sistema non valido in termini di efficienza ed efficacia per quanto antieconomico. Senza sottacere che già a partire dalle infrastrutture (per lo più abbandonate o dismesse) le stesse non sarebbero più disponibili per accogliere numeri comunque importanti.
Se tra le soluzioni venisse decisa la creazione di una forza di riserva, per esempio, i compiti che potrebbero essere assegnati ai riservisti sarebbero molteplici e variabili, a seconda delle specifiche esigenze. In generale, i compiti potrebbero per esempio riguardare la difesa del territorio così come il supporto alle unità operative professionali per compiti di seconda linea.
Anche in questa eventualità, è importante considerare anche le implicazioni pratiche, politiche e sociali della creazione di una forza di riserva. In particolare, occorrerebbe dar risposta ad alcuni quesiti, tra i quali:
- Modalità di reclutamento: come si recluterebbero i volontari per la forza di riserva? Quali sarebbero i requisiti necessari? Anche alla luce delle difficoltà col reclutamento principale di cui si è già prima accennato?
- Formazione e addestramento: come verrebbero formati e addestrati i riservisti? Quanto tempo e risorse sarebbero necessari?
- Equipaggiamento e infrastrutture: come verrebbero equipaggiati i riservisti? Quali infrastrutture sarebbero necessarie per il loro addestramento e la loro mobilitazione?
- Coordinamento e gestione: come verrebbe integrata con le forze armate regolari e con le altre istituzioni?
- Costi: quali sarebbero i costi di creazione e gestione di una forza di riserva? Come verrebbero finanziati? Considerato l’esiguo budget per il normale bilancio della Difesa attuale che non riesce ad arrivare al famoso 2% del PIL tanto auspicato, ma anche quale impegno assunto in ambito Alleanza Atlantica?
La decisione di istituire o meno una forza di riserva militare in Italia è assai complessa e richiede un’attenta valutazione di tutti i pro e contro, alla luce delle specifiche esigenze del paese e del contesto internazionale.
Quale sarà lo scenario futuro?
L’attuale situazione geopolitica internazionale è caratterizzata da una molteplicità di fattori interconnessi che creano un quadro complesso e incerto. Le sfide da affrontare sono numerose e complesse, e richiederanno un impegno diplomatico e una cooperazione internazionale da parte di tutti gli attori globali per trovare soluzioni sostenibili e garantire un futuro stabile e pacifico.
In tale quadro di situazione ogni nazione deve attagliare sartorialmente il proprio modello di difesa affinché sia coerente e funzionale alle minacce, alle proprie risorse e in sistema con le alleanze di cui fa parte.
In Italia il dibattito anche sul ritorno alla leva obbligatoria ha subito diverse vicende con sfaccettature disparate a volte con palese ricorso a forme di propaganda politica. Un esempio del recente passato fu la cosiddetta “mini naja” messa in atto nel 2010 e poi senza troppa gloria abbandonata.
Si trattava di un breve servizio volontario senza alcuna logica sia addestrativa sia operativa, che lasciava trasparire un senso di inutilità anche agli addetti ai lavori.
Ma in realtà più che un ritorno all’obsoleto servizio di leva a cui eravamo abituati, verosimilmente, alla luce delle citate esigenze di sicurezza internazionale e non più da intendersi quale necessità nazionale, potrebbe essere appropriato il ricorso ad una forza di riserva sul modello scandinavo ovvero quello elvetico, sebbene anche il modello israeliano verificato sul campo sembri poter essere confermato molto valido.
Qualsiasi riflessione in materia si faccia occorre essere chiari nel dire che, tuttavia, non esiste un modello di difesa militare migliore in assoluto. Tutto è relativo e basato su diversi ordini di fattori che ne definiscono l’efficacia.
È importante, pertanto, sottolineare che non esiste un modello di difesa universale che sia adatto a tutti i paesi. Per tale motivo si spera che l’Unione Europea finalmente si decida a dotarsi di un sistema comune di difesa, tale da poter dare vita ad azioni strategiche in modo autonomo.
In Italia, il dibattito sul futuro della difesa è in corso. Diverse le ipotesi e le opzioni da parte delle parti politiche tra cui il ritorno alla leva obbligatoria, la creazione di una forza di riserva militare o il potenziamento delle Forze Armate.
La scelta finale sul futuro della difesa in Italia spetterà al Parlamento e al Governo, dopo un’attenta valutazione di tutte le opzioni disponibili e delle implicazioni di ciascuna di esse.
Fonte Exforma
——————
Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o
Si precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un’intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell’autore e/o dell’intervistato che ci ha fornito il contenuto. L’intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull’argomento trattato, caltanissetta401.it è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d’interpretazione.
Foto dal Web
