Non si placano le polemiche diplomatiche tra Italia e Russia, dopo il caso della lista di “discorsi
d’odio” contro la Russia – tra cui una frase del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – postata dal ministero degli Esteri di Mosca che ha portato alla convocazione alla Farnesina
dell’ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov.
Lo stesso ambasciatore, in un’intervista al quotidiano “Izvestia”, ha affermato che dopo il Covid «due nuovi virus hanno penetrato le élite italiane, la russofobia e l’ucrofilia», termine da lui usato per indicare l’ammirazione per l’Ucraina.
E ha aggiunto che la Russia «non deve fidarsi affatto» dell’Italia, nonostante la «presunta
moderazione» del governo rispetto a quelli di altri Paesi, in particolare quelli della Coalizione dei Volenterosi.
«Dalle autorità italiane – ha detto Paramonov – sentiamo costantemente dichiarazioni rassicuranti
che l’Italia non è in stato di guerra con la Russia, che non manderà personale militare sul territorio dell’Ucraina nelle zone di combattimento, e non permette alle autorità ucraine di utilizzare gli armamenti forniti per colpire in profondità la Federazione Russa».
Ma in realtà, ha aggiunto, «nel corso di lunghi anni, i Paesi dell’Occidente collettivo, Italia compresa, hanno tentato molto spesso di presentare la propria posizione e le proprie azioni in una luce migliore, più amichevole, di quanto fosse in realtà».
Quindi, la conclusione: «In questo momento, non ci si può fidare per nulla dei nostri interlocutori
ufficiali italiani».
Le parole di Paramonov, ha affermato Mara Carfagna, segretario di Noi Moderati, sono «spazzatura propagandistica, tra disinformazione, rovesciamento della realtà e provocazioni » e «il risultato è l’ennesimo inaccettabile insulto all’Italia e alle nostre istituzioni».
Il 24 luglio il ministero degli Esteri russo aveva pubblicato una lista di dichiarazioni di dirigenti di vari Paesi occidentali presentati come «esempi di hate speech» nei confronti della Russia.
La frase citata di Mattarella è quella pronunciata durante un discorso all’Università di Marsiglia
il 5 febbraio scorso, in cui tracciava un parallelo tra le guerre di conquista del Terzo Reich tedesco e
l’attacco russo all’Ucraina.
La lista comprende anche dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz, del presidente francese Emmanuel Macron e del segretario generale della Nato Mark Rutte. In un’altra lista, del 2024, erano riportate anche frasi del ministro degli Esteri Antonio Tajani e della Difesa Guido Crosetto.
La Farnesina ha convocato Paramonov per «chiedere spiegazioni» e in un comunicato ha affermato come «da parte italiana, nel condannare l’inaccettabile aggressione russa all’Ucraina, non si siano mai espressi propositi contro la Federazione o la popolazione russa».
Paramonov aveva risposto che nel convocarlo il ministero degli Esteri italiano ha «ecceduto in zelo» e ha obiettato che i politici italiani citati nelle liste «si sono effettivamente distinti per una serie di affermazioni inappropriate e antidiplomatiche nei confronti della Russia».
Nell’intervista a “Izvestia”, Paramonov torna anche sulla cancellazione del concerto del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev alla Reggia di Caserta, definendola «senza dubbio un’emblematica manifestazione di russofobia e di concreta applicazione del concetto di cancellazione della cultura».
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