Scintille in maggioranza dopo la richiesta di rimpasto del capo Mpa. E FdI avvisa Schifani: “Cambi la Sanità. Basta commissari negli enti”
Subito un banco di prova all’Ars: arrivano in aula le norme su aborto, enti locali e parità di genere
Via all’esame della manovra.
Raffaele Lombardo chiede il rimpasto, dopo avere attaccato Totò Cuffaro e Luca Sammartino.
La Dc “rimbalza” la richiesta facendola rotolare al Comune di Palermo. La Lega avvisa: «Chi
vuole minare l’unità della coalizione, commette un grave errore».
Non si placano le liti post-provinciali, mentre anche in Forza Italia, ormai, si punta il dito contro l’operato del coordinatore regionale Marcello Caruso. Nel centrodestra è guerra aperta. E il commissario regionale di Fratelli d’Italia, Luca Sbardella, non tira indietro la gamba: «Il presidente Schifani avrebbe potuto fare di più per mantenere coesa la coalizione».
I nodi sono arrivati al pettine. E molte vicende lasciate in sospeso, adesso, rischiano di mettere a dura prova la solidità dell’alleanza che sostiene Renato Schifani. A cominciare, appunto, dalla giunta. L’ex governatore di Grammichele ha parlato chiaro: serve un riequilibrio. Tradotto: Mpa-Grande Sicilia vuole un assessore in più, cioè due in tutto, come Dc e Lega. Ma dal Carroccio siciliano, al termine della riunione della direzione regionale, arriva una nota che suona come un avvertimento e allunga sospetti sugli alleati: «Per noi l’unità del centrodestra è sacra – si legge – e se c’è qualcuno, nella coalizione, che ha l’idea di minare la maggioranza che alla
Regione sostiene il presidente Renato Schifani, sappia che sta facendo un grosso azzardo e un ingiustificabile errore. Per quel che ci riguarda, non ci sono alternative al modello che ha visto i partiti del centrodestra allearsi attorno alla candidatura di Schifani».
FdI, dal canto suo, smorza l’urgenza di un rimpasto: «Non ne sentiamo né l’esigenza, né la necessità», dice Sbardella, ma non significa che vada tutto bene. Le tensioni, più che il governo, potrebbero riguardare il sottogoverno. Dall’Esa agli Iacp, dai Parchi ai Consorzi universitari, la Sicilia è terra di commissari.
Ed è proprio sul tema delle nomine, da estendere ai porti e agli aeroporti siciliani, che FdI e Lombardo appaiono sulla stessa linea.
«Non è una questione di nomi o di poltrone – dice il commissario Sbardella – ma di far tornare gli enti regionali, commissariati da tanto tempo, a una gestione efficiente e a una programmazione, nell’interesse dei siciliani». Una sintonia con Lombardo emersa già in occasione della questione riguardante la governance
dell’aeroporto di Catania.
E un segnale è atteso anche sul tema della Sanità. E qui il vertice regionale di Fratelli d’Italia non usa mezzi termini: «Quello che si fa, in quel settore, non è mai abbastanza.
E certamente la situazione attuale non ci soddisfa», ha detto Sbardella. Oggi i meloniani non controllano nessuna delle posizioni più prestigiose della Sanità siciliana. E puntano al dipartimento della Pianificazione strategica guidato per i prossimi cinque mesi da Salvatore Iacolino o all’Asp di Palermo, dove il governo non ha ancora inviato un manager a oltre tre mesi dall’addio di Faraoni. Anche in questo caso, Fdi trova la sponda dei lombardiani che hanno indicato nella Sanità siciliana l’emergenza più grave.
È questo il centrodestra che si ritroverà oggi, salvo strategiche assenze di massa, per la prima volta
all’Ars dopo le liti per le provinciali. «Schifani avrebbe dovuto fare di più per mantenere la coalizione
coesa? Tutti – ammonisce Sbardella avrebbero dovuto impegnarsi al massimo, magari facendo qualche sacrificio, come fa Giorgia Meloni e come faceva Silvio Berlusconi. Di sicuro, il presidente della Regione dispone di più strumenti per farlo». E all’Ars non mancheranno i motivi di scontro e divisione. A cominciare dalla norma su cui il centrodestra si è spaccato prima delle elezioni provinciali, cioè quella che prevede la creazione di aree dedicate all’interruzione volontaria di gravidanza nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali siciliani. All’ordine del giorno, poi, un altro ddl che aveva fatto esplodere la coalizione: è quello sugli enti locali che prevede, oltre alle norme su assessori in più e deputati supplenti, anche quella sulla parità di genere nelle giunte comunali. In Aula anche il testo sulle “super Zes”, caro all’assessore Dagnino, che fungerà ancora una volta da termometro dei rapporti tra il parlamento e il governo. Tutto questo, mentre in commissione arriva la manovrina da 50 milioni che contiene già qualche articolo scomodo, come quello che prevede un finanziamento per gli impianti di raccolta rifiuti nel Messinese.
Una norma gradita al fresco alleato Cateno De Luca. E che sta già scontentando pezzi della maggioranza.
Da laRepubblicaPalermo
