Rakefet è stato riaperto nel 2023: era stato chiuso perché troppo “disumano” già 40 anni fa. Tra i prigionieri anche un infermiere e un giovanissimo ambulante
Israele detiene decine di palestinesi della Striscia di Gaza in una prigione sotterranea, dove non vedono mai la luce del giorno, mangiano pochissimo e male, e non hanno contatti con le loro famiglie o con il mondo esterno. Secondo gli avvocati del Comitato pubblico contro la tortura in Israele (PCATI), tra i detenuti ci sono almeno due civili mai accusati formalmente: un infermiere arrestato mentre lavorava e un giovane venditore di generi alimentari. Entrambi si trovano nel complesso di Rakefet, riaperto nel 2023 dal ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir dopo gli attacchi del 7 ottobre.
La struttura, chiusa negli anni ’80 perché ritenuta disumana, si trova interamente sottoterra: celle, cortile e sala per gli avvocati non ricevono luce naturale. Oggi ospita circa cento prigionieri, molti più dei 15 previsti al momento della costruzione. Nonostante il cessate il fuoco di ottobre e il rilascio di circa 2.000 detenuti palestinesi, Israele continua a trattenere almeno un migliaio di persone senza processo. Secondo il PCATI, le condizioni di detenzione a Rakefet equivalgono a tortura e violano il diritto internazionale umanitario.
Ben-Gvir ha descritto Rakefet come una prigione per “terroristi d’élite” di Hamas e Hezbollah, ma gli avvocati del PCATI affermano che i loro due assistiti sono civili, ed entrambi hanno denunciato abusi fisici, maltrattamenti e privazioni sistematiche.
Gli avvocati riferiscono che i detenuti vivono in celle prive di ventilazione, condivise da più persone, e sono incatenati durante gli spostamenti. Le guardie impediscono ogni riferimento alle famiglie e alla guerra a Gaza, interrompendo le conversazioni. I materassi vengono ritirati per gran parte della giornata e il tempo all’aperto si limita a pochi minuti ogni due giorni.
Il PCATI definisce Rakefet un “abuso unico”, sottolineando gli effetti psicologici e fisici del confinamento prolungato senza luce solare. E ricorda che la stessa prigione era stata chiusa quarant’anni fa perché giudicata “troppo crudele per chiunque”.
Le autorità israeliane, interpellate sul caso dal Guardian, non hanno fornito chiarimenti.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it
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