Nel 1994 l’allora pm Nordio firmò l’appello contro la separazione delle carriere dei magistrati. Il ministro si giustifica: “Cambiai idea”
In tre anni abbondanti di governo il guardasigilli Carlo Nordio ci ha abituato a giravolte, gaffes e smentite, ma quella andata in scena mercoledì pomeriggio alla Camera ha il merito di assurgere indiscutibilmente al titolo di brutta figura del decennio… Sì, perché due giorni fa si è scoperto che il ministro, orgoglioso autore della riforma costituzionale più contestata della storia repubblicana, la separazione delle carriere dei magistrati, nel 1994, era contrario alla separazione delle carriere dei magistrati…
La firma di Nordio contro la separazione
Tanto da firmare un appello contro la norma, datato 3 maggio del 1994, indirizzato all’allora bicamerale presieduta da Ciriaco De Mita. La prova che l’allora pubblico ministero a Venezia Nordio Carlo fosse contrario alla separazione delle carriere l’ha fornita ieri il sito della rivista La Magistratura, curata dell’Anm, che ha pubblicato la foto del documento con l’intestazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia, inviato via fax alla sede romana dell’Associazione nazionale magistrati.
Lo scontro con Serracchiani in aula
La storia era esplosa mercoledì, durante il question time, quando la responsabile della Giustizia Pd, Debora Serracchiani, nel suo intervento, aveva ricordato al ministro quell’appello sottoscritto da lui e da altri 1500 magistrati, per sottolineare “tutte le volte che Nordio ha cambiato idea”. In quell’appello, tra le altre cose, i magistrati denunciavano come nella storia dell’Italia repubblicana “l’indipendenza del Pm rispetto all’esecutivo e l’unicità della magistratura abbiano rappresentato in concreto una garanzia per l’affermazione della legalità e la tutela del principio di eguaglianza dinanzi alla legge”. Esattamente le contestazioni che oggi, 31 anni dopo, i magistrati muovono alla riforma di Nordio (ministro).
Un intervento che aveva lasciati stupefatti tutti i presenti a Montecitorio. A partire dell’entourage del ministro, all’oscuro di quel documento… Lui, all’uscita dall’aula, attorniato dai deputati della maggioranza che chiedevano spiegazioni, aveva bofonchiato un “Ah sì? Non mi ricordavo…”, come riportato da Il Fatto Quotidiano. Ma ormai la figuraccia era stata fatta.
L’intervista riparatrice a Il Giornale (con la data sbagliata)
Ieri Nordio e i suoi sono corsi al riparo con un’intervista riparatrice su Il Giornale, nella quale il ministro ha tentato di mettere una pezza. “Firmai l’appello in un periodo di stragi e Tangentopoli”, ha spiegato. “Firmai per la separazione delle carriere; nel ’92 eravamo tra stragi e Tangentopoli (ma l’appello è datato 3 maggio 1994, ndr). Io stesso ero oggetto di attacchi da parte della politica perché avevo arrestato democristiani e socialisti, e la magistratura doveva restare compatta”, aggiunge il ministro.
“Ma tre anni dopo scrissi che stavamo esagerando, e che erano necessarie riforme radicali – continua il Guardasigilli – Il Giornale e il Corriere uscirono con un titolo in prima pagina: ‘Il giudice Nordio si pente’. Da allora, non ho più cambiato idea”. Il Ministro quindi ha replicato alla deputata Serracchiani, che “dovrebbe ricordare che lei stessa firmò nel 2019 un documento favorevole alla separazione delle carriere”. Una toppa assai debole. E infatti, attacchi e polemiche al limite della presa in giro non sono tardati.
M5s: “Nordio ministro dia ascolto al Nordio pm”
“Rivolgiamo un appello al ministro Carlo Nordio: dia retta al Pm Carlo Nordio che nel 1994 firmò la lettera che i magistrati della Procura di Venezia mandarono all’Anm”, si legge in una nota sottoscritta da rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. “Come dare torto all’appello, siamo in perfetta sintonia con il Nordio versione 1994: spaccando in due la magistratura e aggredendola continuamente con azioni denigratorie e punitive, si fa un enorme danno ai cittadini, oltre che alla giustizia in generale, colpendo in modo distruttivo i principi della legalità e dell’uguaglianza”, concludono i pentastellati.
Fonte LANOTIZIAGIORNALE.IT di Andrea Sparaciari
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