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Le carceri minorili sono allo sbando. E c’è chi se ne vanta

Last updated: 27/02/2025 7:09
By Redazione 119 Views 5 Min Read
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Visitare un carcere è sempre un’esperienza dolente. Visitare un carcere minorile lo è ancora di più, in quanto recluse dietro quelle mura ci si imbatte in una giovinezza, in un’esplosione di vita, in una pienezza di futuro e di speranza che si avvertono drammaticamente come interrotte, spezzate, mortificate, piangenti. Sono appena rientrata da una visita a un istituto penale per minorenni e l’angoscia di quelle esistenze adolescenti mi è rimasta, come ogni volta, appiccicata addosso.

Visitare un carcere minorile è sempre un’esperienza dolente, ma in questa fase storica lo è assai più del solito. Non dirò di che carcere si trattava: il problema è prima di tutto sistemico e riguarda l’intera detenzione dei giovani oggi in Italia. Camminando per i corridoi scrostati e luridi, si vedevano nelle celle i lerci materassi di gommapiuma accatastati sugli altri letti, cosicché la sera si potessero buttare a terra per far sdraiare quei ragazzi aggiuntivi che non avevano trovato posto nelle brande ordinarie. Sì, perché oggi anche gli istituti minorili sono sovraffollati, cosa che non avevamo mai visto nella nostra quasi trentennale esperienza di monitoraggio delle carceri.

Non poche celle avevano la luce spenta. Pensando fossero vuote, ho scostato leggermente il blindo, la pesante porta di ferro che si aggiunge a quella più ariosa costituita da sbarre. La poca luce che filtrava allora dal corridoio permetteva di intravedere dei rigonfiamenti sopra i letti, fagotti di coperte tirate a volte fin sopra la testa. Là sotto c’erano ragazzini di quindici, sedici, diciotto anni, che evidentemente non avevano trovato la forza o la motivazione per alzarsi, nonostante fosse quali l’ora di pranzo. Sono copiose le dosi di psicofarmaci che vengono somministrate nelle carceri minorili.

Tutta Europa guardava al modello italiano di giustizia minorile come a un modello virtuoso da seguire. Questo perché alla mera e inutile punizione, che da sola non potrà mai bastare a far comprendere l’errore commesso, era stato capace nei decenni di sostituire un approccio seriamente educativo, basato sul dialogo e sull’immersione del ragazzo o della ragazza in attività significative e utili al suo futuro, così da allontanare ogni tentazione di vita criminale. Tante differenti misure penali vedevano i giovani immersi nella comunità, piuttosto che rinchiusi tra quattro sbarre dove imparare la vita sociale è ben più difficile.

Tutto questo accadeva prima dell’arrivo dell’attuale governo. Il quale ha deciso che il recupero del minore dovesse passare in secondo piano rispetto alla pura e semplice punizione. Sono criminali e devono pagare. Anche se tutti gli organismi internazionali ci parlano del recupero del minore autore di reato, anche se così si mette a rischio la sicurezza delle nostre città (prima o poi i ragazzi usciranno e se non si è investito in recupero sociale torneranno inevitabilmente a delinquere).

Qualche giorno fa Andrea Ostellari, sottosegretario con delega alla giustizia minorile, durante un pubblico evento si è vantato dell’aumento di giovani detenuti che si è prodotto dopo il cosiddetto Decreto Caivano. Finalmente combattiamo la delinquenza minorile, ha detto. E i risultati si vedono, ha aggiunto: oggi i detenuti negli istituti penali per minorenni sono una volta e mezzo di più di quelli che erano quando il governo è andato al potere. L’affermazione si commenta da sola, nella sua miopia politica e sociale.

E quindi le carceri minorili sono sempre più sovraffollate, i ragazzi dormono sui materassi a terra, non si riesce a gestirli se non imbottendoli di farmaci, il sistema è allo sbando.

Nel goffo tentativo di tamponare il problema, è stata aperta una sezione minorile all’interno di un carcere per adulti, precisamente quello di Bologna. Settanta ragazzi da tutta Italia che, dopo aver commesso il reato da minorenni, hanno compiuto i diciotto anni, verranno rastrellati e portati qui, senza curarsi del radicamento territoriale, del percorso che avevano intrapreso, del rapporto con gli operatori. Non si era mai visto nulla di simile. In pochi mesi è stato distrutto tutto. Oggi l’Europa ci guarderà per come mandiamo al macero i nostri ragazzi.

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