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Leandro Janni, “Atreju”: ovvero a volte ritornano

Last updated: 15/12/2024 9:53
By Redazione 88 Views 4 Min Read
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«Viva l’Italia, l’Italia liberata,
l’Italia del valzer, l’Italia del caffè.
L’Italia derubata e colpita al cuore,
viva l’Italia, l’Italia che non muore.
Viva l’Italia, presa a tradimento,
l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l’Italia, l’Italia che non ha paura.
Viva l’Italia, l’Italia che è in mezzo al mare,
l’Italia dimenticata e l’Italia da dimenticare,
l’Italia metà giardino e metà galera,
viva l’Italia, l’Italia tutta intera.
Viva l’Italia, l’Italia che lavora,
l’Italia che si dispera, l’Italia che si innamora,
l’Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l’Italia, l’Italia sulla luna.
Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre,
l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre,
l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l’Italia, l’Italia che resiste.» (Francesco De Gregori)

Forse non tutti sanno che Atreju, nell’Italia postmoderna, è una manifestazione politica pensata e allestita annualmente dall’organizzazione giovanile dei partiti italiani di destra. Manifestazione che si svolge generalmente nel mese di settembre, a Roma. Nell’anno 2024, invece, si svolge, si sta svolgendo a dicembre ed è stata – minacciosamente? – intitolata “Stiamo tornando”.

La “Festa di Atreju” è stata organizzata per la prima volta nel 1998, da Giorgia Meloni, all’epoca dirigente romana di Azione Giovani. Nel 2001 ne divenne la festa nazionale.

Nata come festa ufficiale dell’organizzazione giovanile Azione Giovani (sezione giovanile di Alleanza Nazionale) dal 2009 è stata poi la festa di Giovane Italia (sezione giovanile del PdL) mentre dal 2014 è organizzata da Gioventù Nazionale (sezione giovanile di FdI).

L’evento prende il nome da Atreju, protagonista del romanzo “La storia infinita”, di Michael Ende, richiamando, secondo le intenzioni dei virili organizzatori, la sua volontà di lottare contro il “nulla” che avanza.

C’è da dire, però, che il riferimento al personaggio di Ende non è stato mai autorizzato né dall’autore né dagli eredi, che ne hanno vietato l’uso per fini politici anche perché, nel caso specifico, in contrasto con i valori di apertura e inclusione cari all’autore tedesco.


Ma, a proposito di Giorgia Meloni, non so se vi siete accorti del fatto che l’attuale capo dell’esecutivo, in ogni occasione, non fa che pronunciare e ripetere la parola “Nazione”, oltre ad affermare che l’Italia, da quando lei è al governo, cresce e prospera. Conosciamo bene la meloniana tiritera: cresce il pil, cresce l’occupazione, cresce l’export, crescono gli investimenti, crescono gli stipendi, crescono le pensioni, crescono le risorse per la sanità, ecc., ecc.. Insomma: non c’è discorso pubblico in cui Meloni non si descriva come eroica protettrice della rinascita, della prosperità e dunque dei sacri interessi della Nazione.

Il fatto è che non c’è nessuno che le dica che la Nazione, in Italia, l’ha fatta la sinistra. L’hanno fatta uomini come Mazzini e Garibaldi.

La destra, invece, la Nazione l’ha infangata e umiliata con le leggi razziali, alleandosi con Hitler e mandando i soldati italiani allo sbaraglio, in guerra, nel gelo della Russia.

Ecco cosa potrebbero dirle quegli inutili idioti politici del cosiddetto “campo largo della sinistra” che, in questi giorni di dicembre del 2024, fanno le loro comparsate alla “Festa di Atreju”, nella gloriosa e romanissima location del Circo Massimo, a Roma.

Leandro Janni

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