Nei secoli scorsi in molte case non c’era l’acqua corrente, c’era “l’acquaiolo” che portava l’acqua casa per casa e la gente scendeva in strada con i “cati”, oggi, 2025, ci sono le autobotti e i silos e la gente scende in strada con i bidoni
L’acqua è un bene primario e non andrebbe elemosinata, ai nisseni invece, nel 2025, tocca elemosinarla come anche le notizie sulla distribuzione.
Ma sappiamo bene di chi sono colpe e responsabilità, deficienze e inefficienze.
Nelle scorse amministrative ha votato al primo turno il 55,91% e al ballottaggio il 38,31% degli aventi diritto.
Un’astensione catastrofica che mette in discussione l’intera rappresentanza politica locale e non solo.
Giunta, maggioranza e opposizione sono espressione della volontà di una parte minoritaria dei cittadini.
Questa grave delegittimazione dovrebbe mettere in apprensione tutti, in primis i partiti/movimenti che siedono a Palazzo del Carmine.
Il problema più grave è la mancanza di fiducia, ma agli eletti di questo pare interessi poco.
Sono stati eletti, son certi che per cinque lunghi anni nessuno li scollerà dalle poltrone, assessori a parte che rischiano il ritiro delle deleghe, anche se, sino a quando resisterà quel famoso accordo pre elettorale, anche loro possono dormire sonni tranquilli.
Sonni invece che i nisseni sono ormai mesi che non fanno più serenamente, addirittura c’è chi li deve interrompere perchè “è arrivata l’acqua”.
A poco serve leggere che l’Ancipa in questi giorni ha raggiunto i 10 milioni di m3, se si considera che lo scorso anno, stesso periodo, erano 11 milioni, ed avevamo anche “l’aiuto” del Fanaco, di cui non si hanno più notizie.
Sono mesi che sulla città le nubi si addensavano sempre più nere, sfortunatamente non piene d’acqua, e la preoccupazione cresce al pensiero di dover affrontare la prossima estate, non avendo nel frattempo predisposto serie alternative; questo ha fatto si che la già tipica rassegnazione di molti dei nisseni, per non dire ignavia, si radicalizzasse ancor di più.
Il commento più ricorrente, che si legge è: “vabbè, se la danno ogni tre giorni, si può fare”.
Ecco, in queste dieci parole, si sintetizza tutto l’essere del nisseno medio, rassegnato e abituato a “attaccari u sceccu unni voli u patruni”.
Proprio così, colpa del retaggio delle miniere, i padroni comandano e gli altri eseguono in silenzio, senza mai provare, non a contraddirlo, ma almeno ad alzare la testa e manifestare, anche con il semplice sguardo, il proprio disappunto.
Ci hanno ridotto a elemosinare l’acqua, a svegliarci la mattina sperando di trovare una buona notizia o sperando di leggere un aggiornamento sulla distribuzione.
Ma ci si rende realmente conto di come ci hanno ridotti ? Cos’altro devono toglierci per sperare in una seria e non più timida reazione ?
Nessuno vuol ovviamente scatenare guerre, fare barricate, come qualcuno diceva di voler fare, barricate che ancora aspettiamo di vedere, ma tentare almeno una reazione, non dei soliti, ma di tanti cittadini, soprattutto di coloro che sono andati a votare sperando in un cambiamento, che al momento non si vede.
Servirebbe una vera e seria “opposizione civica”, fatta cioè dai cittadini sinceri, non dai “double face”, per dare maggior carica, supporto e sostegno a quella già presente in consiglio comunale, che fa quel che può, sbattendo spesso la faccia contro un muro di gomma.
Sulla maggioranza meglio stendere un velo pietoso, ormai ubbidiente alla volontà del “padrone della città”, che detta azioni e reazioni, mentre l’opposizione delle volte esplode con interventi da “standing ovation”, ma che poi, quando sembra per esplodere, e dovrebbe farlo, sembra raffreddarsi, lasciando tutti in attesa del botto finale.
Ma il nisseno, se pur stanco, è “apatico” e mai apertamente direbbe a chi “comanda” …….“basta, non ne possiamo più”.
Sulla crisi idrica, troppi errori, troppi annunci e soprattutto troppi silenzi.
L’opposizione civica e sicuramente anche quella politica, dovrebbero, una volta per tutte, dire BASTA, dovrebbero gridare ad alta voce che desiderano vivere senza avere almeno il pensiero dell’acqua, già ne hanno altri, come ad esempio evitare di doversi far visitare o curare a pagamento, mandare i figli a studiare fuori, vederli partire per lavoro o partire loro stessi in cerca di un futuro migliore.
Ma purtroppo ai padroni molti non sanno dire che l’asino forse è meglio attaccarlo in un posto diverso. Ad Maiora
