Dopo aver letto che 100 comuni calabresi hanno esposto la bandiera della Palestina. contro il massacro a Gaza, c’è da augurarsi che ciò avvenga anche da noi, su proposta di qualche consigliere o direttamente dall’amministrazione
In un momento storico di profonda sofferenza come quello attuale, l’esposizione della bandiera palestinese assumerebbe un significato che va ben oltre la simbologia.
Se per un cittadino l’atto può essere un’espressione individuale di solidarietà, quando a compierlo è un’istituzione pubblica come un Comune, il gesto si carica di un peso e di una risonanza ben maggiore, come avvenuto in Calabria.
Non si tratta di parteggiare per una parte politica specifica, né tantomeno di avallare le azioni criminali dei gruppi come Hamas, ma di un’affermazione chiara e inequivocabile a difesa di un popolo.
La bandiera della Palestina rappresenta l’identità, la storia e la resistenza di un popolo che da decenni lotta per il riconoscimento dei propri diritti e per la propria autodeterminazione.
Esporla, soprattutto da parte di un ente comunale, significherebbe schierarsi a favore dei principi universali di giustizia, pace e dignità umana, un modo per dare voce a chi non ne ha, per ricordare al mondo la drammatica situazione umanitaria in cui versano milioni di palestinesi e per sollecitare l’attenzione sulle continue violazioni dei diritti umani.
Questo gesto non dovrebbe essere interpretato come un atto di ostilità verso Israele o come un’adesione a posizioni politiche estreme. Al contrario, sarebbe un richiamo alla solidarietà internazionale e alla necessità di un dialogo costruttivo che porti a una soluzione pacifica e duratura del conflitto. Si tratterebbe di un rispetto verso le vittime innocenti, a prescindere dalla loro nazionalità o religione.
Per un’amministrazione comunale, esporre la bandiera palestinese richiede però un gande coraggio civico.
In questo panorama politico, dove le posizioni sul conflitto israelo-palestinese possono dividere profondamente, un’azione del genere dimostrerebbe la capacità di andare oltre le logiche di schieramento. Affermerebbe che la difesa dei diritti umani non ha colore politico e che esistono valori superiori che devono guidare l’operato di qualsiasi istituzione pubblica.
Un Comune che espone la bandiera palestinese invia un messaggio potente ai propri cittadini: la loro amministrazione è attenta alle sofferenze globali e si impegna a promuovere la pace e la giustizia anche al di fuori dei propri confini. Questo gesto può anche ispirare altri enti e individui a riflettere sulla propria posizione e a unirsi a un coro di voci che chiedono la fine delle ostilità e il rispetto del diritto internazionale.
È importante sottolineare che l’esposizione della bandiera palestinese non deve essere un atto partigiano, nonostante sia innegabile che alcune fazioni politiche possano parteggiare apertamente per Israele, e altre per la Palestina, il gesto di solidarietà verso il popolo palestinese deve innalzarsi al di sopra di queste divisioni.
Si tratta di un impegno per la protezione dei civili, per l’accesso agli aiuti umanitari, per la fine dell’occupazione e per la realizzazione di uno stato palestinese sovrano e indipendente, che possa coesistere pacificamente con Israele.
È un appello alla coscienza collettiva, affinché non ci si giri dall’altra parte davanti a una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo.
In sintesi, se un Comune decide di esporre la bandiera della Palestina, non sta compiendo un atto politico di schieramento, ma un gesto profondamente umano e civile.
Sarebbe quindi un segnale di speranza, un promemoria che la solidarietà non ha confini e che la lotta per i diritti e la dignità di ogni popolo è una responsabilità che riguarda tutti noi.
Non resta che augurarsi che qualche consigliere comunale lanci la proposta o che l’esposizione avvenga direttamente su iniziativa della Giunta comunale. Ad Maiora
Foto di un comune calabrese
