Dall’entourage di Mattarella si sottolinea che sono materie fuori dalla sua competenza
Si mostrano sorpresi, al Quirinale, davanti a chi chiede lumi su un fantasticato incontro tra Sergio Mattarella ed Elon Musk.
E chiudono subito il discorso con un «ma quando mai…?» eloquente sui programmi e forse sugli stessi sentimenti del capo dello Stato.
Quell’ipotesi, nata come un telegrafico messaggio del tycoon sul proprio social, X, («sarebbe un
onore parlare con lui»), è stata approfondita dal Financial Times, secondo il quale il colloquio—
se ci fosse—andrebbe messo in relazione ai «dubbi, crescenti a Roma, su un possibile accordo da un miliardo e mezzo di euro con Starlink, il fornitore di servizi Internet satellitari proprietà del multimiliardario».
Con il sottinteso per cui il tecnomagnate vicinissimo a Trump potrebbe sperare, chissà, che dal faccia a faccia sul Colle esca un via libera in grado di appianare i contrasti politici apertisi in Italia su quell’intesa per dotarci di un innovativo e potente strumento di comunicazione, anche militare.
Qui sta l’aspetto equivoco della faccenda, che chiarisce la stupita risposta del l’entourage di Mattarella: quando mai si è visto un capo dello Stato incontrare gli imprenditori del settore difesa, aerospazio e sistemi d’arma?
E magari discutere o addirittura negoziare il business con loro, a partire dalle migliori convenienze?
Mai, appunto, perché queste materie non sono di competenza della presidenza della Repubblica, dove notoriamente non si stendono contratti e non si stipulano convenzioni o appalti di rilievo
nazionale.
Nelle pressioni di questi giorni, l’autoinvito di Musk potrebbe essere spiegato anche come un modo del miliardario con l’ufficio alla Casa Bianca per tagliare corto e spezzare una vecchia prassi italiana, quella di perdere tempo per prendere tempo.
Vale a dire che una maggioranza politica divisa su più fronti, compreso quello dell’opzione Starlink, potrebbe scaricare la propria impotenza su un bersaglio grosso: il capo dello Stato. Sostenendo che la
parola decisiva spetterà a lui, dato che presiede il Consiglio supremo di difesa.
E che la colpa di un mancato accordo sarebbe dunque sua.
È una tesi che viene fatta circolare con insistenza a Montecitorio. Dove evidentemente non tutti conoscono abbastanza le prerogative di un presidente dentro quell’organo creato dalla Costituzione.
Le ha fatte chiarire Francesco Cossiga nel 1987 dalla commissione guidata da Livio Paladin, la quale stabilì che al capo dello Stato «comandante delle forze armate» spetta un ruolo di «alto coordinamento tra governo e Parlamento al fine di garantire l’unità di indirizzo costituzionale», e che può compiere atti di indirizzo, ma non dirigere le scelte. E che comunque non decide interventi di ultima istanza.
Insomma: la responsabilità è di Palazzo Chigi. Dove la premier Meloni dovrà fare sintesi tra le posizioni divaricate di Salvini (il quale ha detto che «firmerebbe per Starlink domani ») e Tajani (favorevole a un’alternativa europea), mentre FdI sembra al momento nel limbo.
Certo, nel frattempo Mattarella vigilerà, com’è suo dovere.
Mentre Musk, per piazzare la sua creatura satellitare, dovrà chiedersi a quale indirizzo romano bussare.
Fonte Il Corriere della Sera
