L’indagine sul presidente Gaetano Galvagno allunga ombre su tutta l’Assemblea regionale.
Dall’opposizione arriva un appello alla magistratura: «Fate presto, a rischio la credibilità del parlamento siciliano». L’indagine, ha detto ad esempio il capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro, «preoccupa e appesantisce» l’immagine dell’Ars. «Nel pieno rispetto del lavoro della magistratura — ha aggiunto — ci auguriamo che possa concludersi rapidamente nell’interesse dello stesso Galvagno e soprattutto dell’istituzione
parlamentare».
Sulla stessa linea di sobrietà M5S che, nel sottolineare i casi giudiziari che hanno coinvolto la pubblica amministrazione, si augura «che le indagini in corso — ha detto il capogruppo Antonio De Luca — possano fare chiarezza sulla vicenda con la massima celerità al fine di spazzare via qualsiasi ombra dall’importante istituzione che Galvagno rappresenta».
Il leader di Controcorrente, Ismaele La Vardera, parla di ipotesi di reato «di una gravità inaudita
», accenna all’aumento «del clima di sfiducia tra la gente verso la politica» e auspica «che venga fatta presto chiarezza proprio per tutelare la credibilità del Parlamento ». La Vardera ha rivendicato di essere stato «l’unico ad avere rifiutato la quota a deputato», cioè il budget destinato ai parlamentari in occasione delle manovre finanziarie.
Ma l’oggetto dell’indagine è il più trasversale. I contributi previsti dalle leggi dell’Ars, infatti, sono in molti casi proposti dai singoli deputati,
con una prassi non nuova: basti pensare alla famigerata e poi archiviata “Tabella H”. Negli ultimi mesi non sono stati pochi i dubbi sul fatto che possa essere stata superata una “linea rossa”. È il caso dell’inchiesta che ha coinvolto l’ex deputato di FdI Carlo Auteri (da poco passato alla Dc): i finanziamenti a pioggia erano andati a società private, in qualche caso a lui direttamente o indirettamente riferibili.
E sotto il profilo più amministrativo che penale, ecco i dubbi del Mef sull’eccessiva discrezionalità dei
contributi e i finanziamenti per gli impianti sportivi concessi “senza preventiva richiesta ed istruttoria dei progetti tecnici”.
Per il segretario del Pd, Anthony Barbagallo, servono «metodi più trasparenti per la gestione e l’erogazione delle risorse pubbliche.
Credo che serva uno scatto di reni da parte della politica per riprendere percorsi virtuosi». Insomma, al di là degli aspetti penali, è il “tema” dell’indagine a riguardare l’intero parlamento oggi e nel prossimo futuro, sulla base delle risultanze dell’inchiesta.
Non a caso anche il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici,
parlando di «ipotesi di accuse particolarmente gravi» e, dopo avere accennato ad altri recenti casi giudiziari, ha invitato la magistratura a far presto «per evitare di creare un limbo che metterebbe a rischio la credibilità e l’autorevolezza dell’istituzione parlamentare siciliana.
È evidente che la politica tutta in Sicilia debba avere un supplemento di rigore per evitare che venga travolta e, con essa, le istituzioni».
Da laRepubblicaPalermo di Accursio Sabella

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