Passano le variazioni di bilancio ma il governo battuto dal voto segreto è un segnale contro gli assessori Dagnino e Faraoni. No ai fondi editoria
Una manovra senza mance.
Ma con tanti segnali rivolti al presidente della Regione.
Il giorno dopo l’approvazione delle variazioni di bilancio, più delle norme approvate, sono quelle
bocciate a lasciare un segno nella maggioranza.
Ieri, ad esempio, il voto segreto e i franchi tiratori hanno cassato l’acquisto da parte del Fondo pensioni dell’edificio di via Cordova, a Palermo.
Una norma molto cara all’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e già più volte “rimbalzata” dall’aula.
Uno schema, d’altra parte, simile a quanto sta avvenendo con l’altro esponente “non politico”
nell’esecutivo.
Dal suo arrivo, l’assessora alla Salute, Daniela Faraoni, non ha avuto vita facile, sia dentro il parlamento siciliano, sia in quello nazionale, dove è stata convocata più volte dalla commissione insularità guidata da Tommaso Calderone, anche lui di Forza Italia.
Ieri, l’assessora, considerata da pezzi della maggioranza troppo vicina alla Lega (il figlio Leonardo
Burgio, oltre a essere sindaco di Serradifalco, è anche commissario a Caltanissetta del Carroccio),
ha dovuto fare marcia indietro su due commi dell’articolo sulle liste d’attesa nella sanità: una richiesta arrivata dalle opposizioni, nel corso di un confronto col presidente Schifani nella sede
della Regione di via Magliocco.
Una marcia indietro che ha evitato un nuovo voto segreto con probabile bocciatura.
Un altro segnale dell’aula al governo, dopo le critiche, più o meno palesi, che hanno frenato l’approvazione della rete ospedaliera, finita in soffitta, in attesa di ritocchi.
Martedì, invece, era toccato alla Lega finire impallinata dalla sua stessa maggioranza.
La bocciatura col voto segreto di un articolo sui laghetti artificiali anti-siccità, infatti, non sembra poggiare su problemi legati al merito della norma.
Sembra, semmai, una riedizione in scala del clamoroso affossamento della riforma dei Consorzi
di bonifica, arrivata pochi giorni fa.
Un siluro quello, come il voto di martedì, rivolto a Luca Sammartino, mal digerito da parte dei suoi alleati anche per il suo attivismo in aula, oltre che per l’asse politico con la Dc di Cuffaro.
Ma sempre in quella giornata, era toccato direttamente al presidente della Regione ricevere l’avvertimento dei suoi.
Che la norma con i finanziamenti all’editoria siciliana bocciata dal voto segreto fosse cara al governatore, lo conferma una nota a caldo con la quale Schifani ha non solo difeso quell’articolo, ma ha anche promesso di ripresentarlo.
Ma la “letterina” del centrodestra è arrivata anche a Palazzo d’Orleans: bisogna cambiare qualcosa, questo il senso.
A cominciare dalle nomine di sottogoverno, per arrivare fino alle poltrona della giunta.
Tutti compiti che verranno svolti a settembre, quando la maggioranza – magari insieme all’opposizione – si ritroverà a discutere i provvedimenti che avrebbero dovuto trovare posto in un ordine del giorno pieno di interventi territoriali da affidare agli assessorati competenti. Il budget stanziato era di circa 35 milioni.
Anche quello è stato messo da parte, per il momento.
Dal 9 settembre, quando tornerà a riunirsi l’Aula, quegli interventi territoriali potrebbero trovare posto in un disegno di legge autonomo.
Passa, intanto il resto della manovrina che contiene, tra le altre cose, i fondi destinati ai Comuni
per gli extra costi sui rifiuti, per i ristori ai danni dovuti a calamità naturali, la norma per smaltire le
liste d’attesa nella sanità, nuove somme per la legge sulla povertà, gli stanziamenti per la messa in
funzione degli impianti di dissalazione, per le strade provinciali, per l’acquisto di scuolabus e il sostegno ai disabili.
Da laRepubblicaPalermo di Accursio Sabella
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