Otto capoluoghi di provincia siciliani tra i primi dieci nella classifica nazionale dei giovani che non trovano lavoro nè lo cercano. Pe la Cgia determinenate è l’incidenza degli irregolari
Quando si analizza lo stato del mercato del lavoro si fa riferimento a indicatori come il tasso di occupazione e quello di disoccupazione.
Elementi importanti, ma che da soli non ne restituiscono un’immagine completa. Infatti, la popolazione è composta anche di persone che non lavorano e che non sono alla ricerca di un impiego. Si parla in questo caso di inattivi.
Gli inattivi in età lavorativa costituiscono un quarto di tutta la popolazione europea e l’Italia è il primo paese membro per incidenza.
Negli anni la quota si è lievemente ridotta come in praticamente tutti gli altri stati dell’Unione, ma il dato resta elevato e soprattutto è marcato il divario tra gli uomini e le donne.
La Sicilia è notorio essere in Italia la regione con il tasso più alto, e tra i più elevati d’Europa, lo si sapeva, con i dati peggiori per quanto riguarda l’occupazione.
Un nunero di persone che in Sicilia e nei centri urbani che superano i cinquemila abitanti, va ben oltre il 30% contro il 15,2% in media, da Nord a Sud.
L’analisi è stata fatta dalla Fondazione Openpolis, che ha elaborato i dati Istat, ma precisando
che gli ultimi numeri disponibili a livello comunale si riferiscono al periodo della Pandemia.
Vien fuori che otto capoluoghi su nove della Sicilia risultano tra i peggiori dieci a livello nazionale.
La classifica vede al primo posto Catania con il 42%, Palermo con il 39,8%, Napoli con il
37,3%, Messina con il 33,7%, Caltanissetta con il 32,1%, Agrigento con il 31,7%, Trapani con il
31,6%, Siracusa con il 31,5%, Frosinone con il 30,5% ed Enna con il 30,4%.
Nella provincia di Palermo il dato peggiore, Villabate con il 46,5%.
Dati lontani dai centri con le percentuali più basse, come Belluno (16,1%), Pesaro (16,4%) e Rimini
(17,3%).
Ancora più distante il dato siciliano se si guarda all’obiettivo fissato da Bruxelles per il 2030, quello di
scendere al di sotto del 9% tra i giovani nella fascia d’età 15-29 anni che non studiano, non lavorano
e non sono in formazione.
Secondo i dati più recenti dell’Inps, la Sicilia presenta un’incidenza media del 28%, livello più alto d’Italia, con il 30,4% tra le donne.
A pesare su tutti questi dati, fa notare Openpolis, è il basso livello di istruzione o il raggiungimento di un titolo che non corrisponde allecompetenze effettive, ma anche la grande difficoltà di scelta nei percorsieducativi e una carenza nelle possibilità di percorsi di orientamento.
Ma al di là del report e dei suoi dati non va dimeticato un altro fattore importantissimo, il lavoro nero, che secondo recenti analisi della Cgia di Mestre piazza la Sicilia la al terzo posto dopo Calabria e
Campania per incidenza di irregolari sul totale degli occupati, pari al 16%.
Una soglia che raggiunge livelli ancor più alti e drammatici se si guarda alle ispezioni fatte dadli uffici competenti in materia, pubblicati da gennaio a metà giugno, quando, grazie all’attività di contrasto alla violazione delle normative sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, in Sicilia si è registrato una percentuale media d’irregolarità del 78,6%, con 213 persone risultate completamene in nero su 788 lavoratori verificati.

Per rimanere aggiornato sulle ultime notizie locali segui gratis il canale WhatsApp di Caltanissetta401.it https://whatsapp.com/channel/0029VbAkvGI77qVRlECsmk0o