Ogni tanto tornano alla mente gli amici francesi, specialmente quelli dei gilet gialli, ma anche quelle realtà dove, appena si ventila la perdita di un diritto, si fa di tutto per evitare che ciò succeda.
Noi italiani spesso siamo in competizione con i cugini francesi, lo siamo sui vini, sulla cucina, sull’abbigliamento; li prendiamo in giro perché non hanno il bidet, ma, dalla loro, hanno un qualcosa di molto più importante di tutto il resto, hanno La Marsigliese, che è il canto dei rivoluzionari francesi, poi adottato dalla Francia come inno nazionale, un canto che è nel loro DNA e che noi, pur avendo il bidet, non avremo mai.
Da sempre i francesi sono stati un popolo rivoluzionario; dalla rivoluzione francese, ma forse anche prima, hanno sempre cercato di farsi rispettare e far rispettare soprattutto i propri diritti, specialmente quelli conquistati delle volte anche con il sangue.
I francesi, protestano appena hanno il semplice sentore che un loro diritto potrebbe essere leso.
Qualcuno penserà: “ ma questo che ha a che fare con la nostra città”
In Sicilia, negli anni si sono succeduti tanti governi, che avrebbero potuto risolvere il problema idrico, nulla hanno fatto e se oggi ci ritroviamo in queste condizione sappiamo bene chi ringraziare.
A Caltanissetta, leggiamo quasi quotidianamente di disagi, di turnazioni che saltano, di cittadini indignati, perchè oltre al danno, non ricevere l’acqua corrente, si aggiunge la beffa di ricevere, in maniera puntuale le bollette.
In primavera molti ponevano questa semplice domande: “e in estate ?”.
Vennero tacciati di essere allarmisti.
Stessa cosa quando si manifestò a luglio, ad agosto e nei mesi successivi. Ma ci si fidava a chi diceva di star tranquilli.
Oggi ci si pone la domanda “e a Natale ?”
Mentre in estate si sperava che le piogge avrebbero riempiti gli invasi, Fanaco e Ancipa, cosa che purtroppo non è successa, oggi si confida nei pozzi, ovviamente degli altri, dei nostri pare non ne esistano o se esistono non sono “buoni”….e pensare che si pensava di vivere in una città che da sempre si è detto galleggiasse sull’acqua.
Ovviamente oggi tutti sperano che i pozzi compensino, in maniera duratura e costante nel tempo, l’imminente chiusura dell’Ancipa, ormai questione di ore.
Ma, pur dando per certo che così sarà, ci si dovrà rassegnare a turni di 6 giorni, come se ciò fosse una gran cosa, anche se qualcuno, azzardando, ipotizza addirittura in una riduzione.
Nessuno vuol essere tacciato di fare terrorismo, ma si provi ad immaginare che Natale sarà con una turnazione settimanale, se va bene, o se malauguratamente, qualche pozzo non dovesse fornire acqua a sufficienza.
Ma i nisseni sono brava gente, così come hanno sopportato e sopravvissuto con 40°, lo faranno anche con il freddo, anche se per molte famiglie anche l’accensione dei termosifoni potrebbe essere un problema.
Nessuno si stupisca poi se anche il prossimo anno saremo ancora ultimi nella classifica per vivibilità.
E’ decoroso vivere aspettando e sperando che arrivi l’acqua ogni 6 giorni, è decoroso vivere senza per 163 giorni, aspettando l’autobotte, è decoroso vivere andando a prendere l’acqua dai silos ?
Come può rinascere ed avere un futuro, soprattutto per i giovani, una città dove manca il bene primario, l’acqua ?
I responsabili sono tutti coloro che in decenni e decenni hanno affidato al privato servizi essenziali, vedi acqua, promettendo un miglior servizio pubblico, agevolando solo assunzioni e ritorni amicali; hanno fatto e stanno facendo cadere progetti importantissimi, che potevano far svoltare economicamente la città, vedi Università, avvantaggiando la vicina Enna, come stanno assistendo al collasso l’Ospedale Sant’Elia, a vantaggio di altre strutture, private, a noi vicine.
Oggi la politica vuol “passare” per vittima, facendo grandi annunci e scaricando ad altri o al passato colpe e responsabilità su situazioni, che oggi sicuramente non hanno, ma che sono chiamati a gestire al meglio, non perchè li abbiano obbligati, ma per loro precisa volontà
Si tirino fuori tutte le ricette, i giusti contatti, che si dicevano di avere.
Oggi si vocifera che si vuol tornare a protestare, giustissimo, ma si eviti di fidarsi di certi “infiltrati”, che probabilmente mirano a non far “colpire” i veri responsabile o che si mettono in mostra per fini personali, magari puntando a un futuro politico.
Si eviti anche di “sparare a salve”, parlando di crisi climatica per non puntare il dito contro i veri responsabili. Si eviti soprattutto di far passare per vittime chi non fa, non ha fatto o ha fatto poco.
Niente storia passata, serve a poco, ma futuro immediato, che è quel che serve oggi.
Bisogna indossare un bel “gilet giallo”, con in testa la politica locale tutta, dall’opposizione alla maggioranza, visto e considerato che a loro dire non sono responsabili, quindi lo indossino tutti, cittadini e politici, e si chiedano soluzioni serie ed immediate, quelle tampone non sono sufficienti e mortificano i nisseni e tolgono loro la dignità.
L’acqua non ha colore. Coraggio un gilet costa circa 2.50€, quanto una cassetta di acqua minerale.
Ma i nisseni, si sa è brava gente. Ad Maiora