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Nuova strage a Gaza tra i palestinesi in fila per gli aiuti. Oltre 30 morti. Blackout di internet sulla Striscia

Last updated: 17/06/2025 6:09
By Redazione 123 Views 7 Min Read
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Israele ha imposto, nel frattempo, una chiusura totale della Cisgiordania occupata

Contents
Perché l’esercito isarelano ha sparato sui civiliLa popolazione di Gaza sta morendo di fameCosa sta succedendo in CisgiordaniaSotto attacco Jenin e Tulkarem

di Marianna Romeo

Nuova strage durante la distribuzione degli aiuti nella Striscia di Gaza. 

Almeno 38 palestinesi sono stati uccisi nel sud della Striscia sotto i colpi dell’esercito israeliano. Lo ha reso noto il Ministero della Sanità di Gaza, sotto il controllo di Hamas, precisando che si tratta del bilancio più grave registrato negli ultimi giorni durante l’afflusso quotidiano di civili verso i punti di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), ente privato incaricato della consegna degli aiuti umanitari.

Perché l’esercito isarelano ha sparato sui civili

Secondo quanto riferito dal quotidiano Haaretz, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco intorno alle 4 del mattino per disperdere la folla nei pressi della rotatoria di Al-Alam, a Rafah – un’area già teatro in passato di incidenti simili. La maggior parte delle vittime si trovava nei pressi del centro GHF di Rafah, mentre altri civili si dirigevano verso un nuovo hub alle porte di Khan Yunis. L’esercito israeliano, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’episodio, ma in casi precedenti ha parlato di “colpi di avvertimento” contro sospetti ritenuti una minaccia per le proprie postazioni.

Le violenze avvengono nel contesto di un blocco totale imposto da Israele alla Striscia di Gaza dal 2 marzo, che ha di fatto interrotto l’ingresso di aiuti umanitari, cibo e medicinali per una popolazione di circa 2,3 milioni di persone. L’ONU e diverse ONG internazionali hanno lanciato l’allarme, accusando Israele di “usare la fame come arma di guerra”.

La popolazione di Gaza sta morendo di fame

Il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha denunciato pubblicamente l’uso della carestia come strumento bellico, chiedendo “indagini immediate e imparziali” sulle uccisioni di civili affamati. “La retorica disumanizzante di alcuni esponenti del governo israeliano richiama alla mente i crimini più gravi della storia”, ha dichiarato Türk a Ginevra durante il 59° Consiglio per i diritti umani.

Secondo il Ministero della Sanità palestinese, dall’inizio delle operazioni della GHF, lo scorso 27 maggio, sono stati uccisi almeno 238 richiedenti aiuti e oltre 2.800 sono rimasti feriti. Video diffusi da droni e filmati amatoriali confermano la gravità degli scontri nei pressi dei punti di distribuzione.

La GHF – oggetto di numerose critiche – è stata istituita come canale alternativo alla rete di distribuzione degli aiuti delle Nazioni Unite. Diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Medici Senza Frontiere, si sono apertamente dissociate, accusando la fondazione di violare i principi fondamentali dell’azione umanitaria – neutralità, imparzialità e indipendenza – e di fornire aiuti solo in modo parziale e geograficamente limitato.

Le critiche nei confronti della GHF si sono intensificate dopo le dimissioni, a pochi giorni dall’avvio delle attività, di due alti dirigenti: il direttore esecutivo Jake Wood e il direttore operativo David Burke. In una nota, Wood ha affermato che le attività della fondazione non erano compatibili con i principi umanitari. Anche il Boston Consulting Group, coinvolto nella progettazione della GHF, si è ritirato.

Chris Gunness, ex portavoce dell’UNRWA, ha parlato senza mezzi termini di una “trasformazione di Gaza in un macello umano”, denunciando scene in cui “centinaia di civili vengono ammassati in recinti e massacrati come bestiame”.

Cosa sta succedendo in Cisgiordania

Nel frattempo, Israele ha imposto una chiusura totale della Cisgiordania occupata, sigillando gli accessi a numerose città e villaggi con barriere di cemento e cancelli di ferro. La misura si accompagna a un’intensificazione degli attacchi aerei israeliani contro obiettivi in Iran.

Il blocco della Cisgiordania è proseguito domenica per il terzo giorno consecutivo, mentre l’esercito israeliano ha intensificato le proprie operazioni nei territori palestinesi.

Le forze israeliane stanno imponendo una chiusura totale della Cisgiordania occupata, limitando severamente la libertà di movimento della popolazione palestinese. Secondo quanto riportato dalla corrispondente di Al Jazeera, Nidaa Ibrahim, l’esercito israeliano ha isolato numerose città e villaggi attraverso posti di blocco militari e blocchi stradali, paralizzando le principali arterie di comunicazione.

L’agenzia di stampa palestinese WAFA riferisce che le forze di occupazione hanno intensificato la loro presenza in centri urbani come Ramallah e Al-Bireh, mentre rigide restrizioni restano in vigore anche a Nablus, Hebron, Qalqilya e nella Valle del Giordano. Le misure ostacolano in particolare le attività agricole, impedendo agli agricoltori di trasportare i propri prodotti e di accedere ai campi.

La stretta militare ha effetti devastanti sulla vita quotidiana: la popolazione civile fatica a raggiungere scuole, ospedali e luoghi di lavoro. In diverse località, i tentativi di avvicinarsi ai posti di blocco sono stati respinti con l’uso di proiettili veri, granate stordenti e gas lacrimogeni, secondo fonti locali.

Le restrizioni, che si aggiungono al già drammatico contesto di tensione e conflitto, aggravano ulteriormente le condizioni di vita per oltre tre milioni di palestinesi che vivono sotto occupazione in Cisgiordania.

Fonti palestinesi denunciano che le restrizioni mirano a favorire l’annessione di territori e l’espansione degli insediamenti israeliani considerati illegali dal diritto internazionale. Si stima che circa tre milioni di palestinesi vivano sotto occupazione militare nella Cisgiordania.

Sotto attacco Jenin e Tulkarem

Le aree di Jenin e Tulkarem continuano a essere teatro di operazioni militari israeliane, in particolare nei campi profughi. Secondo le Nazioni Unite, almeno 137 palestinesi – inclusi 27 minori – sono stati uccisi quest’anno in Cisgiordania.

L’intensificarsi degli attacchi israeliani contro l’Iran e il prolungamento della chiusura dei territori palestinesi sollevano forti preoccupazioni internazionali riguardo all’impatto umanitario e alla crescente instabilità nella regione.

Fonte La 7 di Marianna Romeo

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