In occasione della visita ispettiva dell’On. Giovanna Iacono, come rappresentanti del Partito Democratico del territorio nisseno, abbiamo avuto l’opportunità di accedere al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Pian del Lago, di Caltanissetta.
Si tratta di una struttura di detenzione amministrativa destinata a cittadini stranieri provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione Europea, privi di documenti validi e che non hanno richiesto, o non hanno diritto, alla protezione internazionale.
Una realtà blindata, difficilmente accessibile alla società civile, situata a poche centinaia di metri dalle nostre abitazioni. Un’esperienza intensa ed emotivamente impegnativa, da cui emergono immediatamente due aspetti.
Il primo è rappresentato dall’impegno quotidiano delle forze dell’ordine, degli assistenti sociali e del personale sanitario: lavoratori e lavoratici che con dedizione e senso del dovere hanno costruito un rapporto professionale ed umano con chi è detenuto dentro il Centro, nel pieno rispetto della dignità di ciascuno.
Il secondo aspetto è rappresentato, invece, dallo stato delle strutture, pensate e realizzate con una funzione esclusivamente detentiva, con camerate prive di porte e di qualsivoglia mobilio e con recinsioni che trasmettono immediatamente l’immagine di un carcere.
Si tratta ovviamente di un contesto complesso, dove solo il 20% dei rimpatri previsti viene effettivamente eseguito nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge.
Gli ostacoli sono numerosi: la mancanza di accordi bilaterali con i Paesi d’origine, le difficoltà nell’identificazione, il rifiuto di riammissione da parte degli Stati terzi.
A queste criticità si aggiunge la collocazione promiscua di persone con posizioni giuridiche differenti – trattenuti per irregolarità amministrativa, soggetti provenienti dal circuito penale, richiedenti asilo – e la sensazione di cupezza, propria degli ambienti carcerari, che inevitabilmente incide sul benessere psicologico di chi è detenuto in via amministrativa.
Persone che, all’interno, sembrano più accampate che accolte.
In questo contesto, lo sforzo di umanità degli operatori risalta ancora di più, in contrasto con un sistema che appare ingiusto, dove molti appaiono intrappolati, nonostante l’impegno per rendere la loro permanenza la più breve possibile.
Il sopralluogo effettuato ci conferma ancora una volta che il modello di gestione dell’immigrazione del nostro paese va profondamente cambiato.
Conoscere e comprendere queste realtà, però, può aiutare noi anche e la nostra città — coinvolta in modo significativo nella fase finale del sistema migratorio — a non subirne le criticità, ma a diventarne parte attiva, consapevole e responsabile.
Roberta Bocca – Carlo Vagginelli
Partito Democratico di Caltanissetta
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