La mattina del 9 gennaio scorso, non era stata ancora notificata la proroga d’indagine al
presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria si presentarono a sorpresa da Sabrina De Capitani, con un decreto di perquisizione e sequestro del suo smartphone firmato dai pm Andrea Fusco e Felice De Benedittis. Era la prima discovery di un’indagine andata avanti in gran segreto per due anni.
Sabrina De Capitani era preoccupata, il giorno dopo fu intercettata su un’altra utenza mentre diceva al compagno: «Sono stata al telefono fino a poco tempo fa con il legale di fiducia di “Gae” (Gaetano Galvagno – ndr) e ho dovuto raccontare tutta la storia in quando lui è agitatissimo ».
All’epoca, la portavoce del presidente pensava che l’inchiesta si riferisse «al quadro regalato all’artista italo egiziano Omar Hassan », poi diventato un altro capitolo dell’atto d’accusa della procura.
Sabrina De Capitani sospettava soprattutto che ci fosse stata una soffiata da parte di qualcuno a cui
avrebbe impedito di fare una mostra all’Ars. Insomma, era preoccupata, soprattutto per il sequestro
dello smartphone.
E il motivo c’era: fra i messaggi di WhatsApp conservava i dialoghi con Nuccio La Ferlita, l’imprenditore catanese entrato a far parte del “cerchio magico” di Galvagno.
Il 15 maggio dell’anno scorso, La Ferlita inviò a Sabrina De Capitani un file pdf denominato
“Proposta Ars”: era la richiesta di un “patrocinio oneroso” di 30 mila euro per la rassegna “Sotto il vulcano fest”, una serie di concerti da realizzare «nella splendida cornice di Villa Bellini».
Qualche giorno dopo, La Ferlita scrisse: «Cara Sabrina, ti chiedo se più tardi mi invii anche l’intestazione della Fondazione Federico II». Era il 28 maggio, il giorno dopo Sabrina De Capitani
era già in grado di dare una risposta: «Nuccio, sentito il Presidente.
Può darti 5K ad oggi con la Fondazione, ora cerco di capire anche altri 5K con l’Ars. Bacio».
Messaggio inviato alle 10.32. Alle 15.14, Sabrina De Capitani tornò a scrivere: «10K». E Nuccio La Ferlita rispose: «Grazie mille».
Dunque, nel giro di cinque ore, anzi di meno, la portavoce faccendiera del presidente dell’Ars
era in grado di pilotare un finanziamento verso un imprenditore amico.
E, adesso, nella informativa della Guardia di finanza depositata dalla procura, un capitolo è dedicato
proprio «all’analisi della copia forense dell’Iphone 15 plus sequestrato a Sabrina De Capitani».
Il primo messaggio WhatsApp risale al 16 maggio 2023, all’epoca si davano ancora del lei: «Buonasera sono Nuccio La Ferlita di Puntoeacapo. Mi scrive il mio ufficio di aver ricevuto
un suo contatto a seguito della nostra comunicazione al presidente per la questione riguardante
Taormina. Le sarebbe possibile sentirci al più presto? Grazie mille».
Qualche tempo dopo, la portavoce chiedeva già biglietti per i concerti organizzati dalla Puntoeacapo. Entrarono presto in confidenza. «Amore, i Negremaro li fai tu? Hai tre biglietti per la sorella di Gaetano?». E una sfilza di altre richieste, andate avanti per mesi.
Nella chat di WhatsApp fra De Capitani e La Ferlita ci sono anche le indicazioni delle fatture fatte dalla società alla portavoce del presidente dell’Ars: per la procura, è la prova dello scambio corruttivo;
quegli incarichi a Sabrina De Capitani sarebbero arrivati come contropartita per i finanziamenti ricevuti da Galvagno. «Tesoro ciao, dimmi quando io e il mio collaboratore dobbiamo fatturare», diceva la portavoce faccendiera.
Da laRepubblicaPalermo di Salvo Palazzolo

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