Il caso dell’accordo di Coesione: cancellati 1,5 milioni per nidi e ospedali Risorse dirottate sull’assistenza tecnica. E su esperti pagati 500 euro al giorno
Il governo ha deciso di togliere un milione e mezzo dai fondi destinati alla salute e al sociale per pagare consulenti. Tecnicamente, si tratta di una “riprogrammazione” dei fondi dell’Accordo di coesione, che passa attraverso una serie di passaggi burocratici e deve avere il via libera del governo nazionale.
Via libera che è arrivato l’ultimo giorno del 2024: “Si può procedere”.
E la Regione ha deciso: via un milione e mezzo da quel capitolo che contiene progetti, tra gli altri,
per ospedali e asili nido.
Quei soldi verranno spostati nella rubrica che riguarda l’Assistenza tecnica per la spesa dei fondi per lo Sviluppo e la coesione.
Tradotto: andranno a esperti o società che si occupano, appunto, di supportare l’azione della pubblica amministrazione regionale in diversi campi, dalla comunicazione alla revisione. Consulenti spesso ben pagati, con “onorari” da 400 o 500 euro al giorno.
Questa operazione è avvenuta in giunta, attraverso la sostituzione di alcuni progetti inizialmente
compresi nell’Accordo solennemente firmato nel maggio scorso, al Teatro Massimo di Palermo, tra la premier Giorgia Meloni e il presidente della Regione Renato Schifani.
Da quello schema, sono stati cancellati, per l’esattezza, tre interventi per un totale di 2,6 milioni di euro.
Si tratta, nello specifico, di progetti che prevedevano la ristrutturazione, il recupero o l’adeguamento di alcuni locali dei Comuni di Marsala, Grammichele e San Giuseppe Jato che sarebbero stati poi utilizzati per le finalità previste appunto dalla rubrica “Sociale e Salute”.
Interventi «ai quali i Comuni hanno successivamente rinunciato – fanno sapere dall’assessorato
alla Famiglia e alle politiche sociali guidato dalla democristiana Nuccia Albano – perché nel frattempo sono stati finanziati anche dal Pnrr».
Quindi quei lavori si faranno, e – ecco l’altra buona notizia – si erano anche resi liberi quei 2,6 milioni.
Dal governo, però, è arrivata la scelta di inserire sì due progetti al posto di quei tre, ma per un ammontare assai inferiore.
Si tratta di due interventi per mettere a punto due asili nido a Comiso e Ravanusa, costo totale: 1,120 milioni di euro.
Così, ecco ancora a disposizione la bellezza di un milione e mezzo.
Ma il governo ha deciso che quel residuo, pari, per l’esattezza a 1.507.343,l7 euro deve essere attribuito «alla Linea di Azione ‘Assistenza tecnica all’Accordo per la coesione e rafforzamento Governance e Capacità amministrativa», una scelta messa nero su bianco in delibera. «Il governo non ha presentato altri progetti da finanziare », fanno invece filtrare dalla Regione.
E così, in mancanza di meglio, i soldi andranno agli esperti.
Una modifica, quella della giunta, concordata col governo nazionale.
E infatti, la proposta della Regione viene inviata al Ministero per il Sud, guidato dal meloniano
Tommaso Foti, dopo la nomina in Commissione europea di Raffaele Fitto. «In esito all’istruttoria avviata dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud», riporta il governo regionale nella propria delibera, il ministro, il 31 dicembre del 2024 (la nota arriverà alla Regione il 7 gennaio), «ha comunicato l’accoglimento della proposta di riprogrammazione».
E così, mentre si sgonfia il capitolo dell’Accordo di coesione riguardante il sociale e la salute, in una Regione che soffre per la mancanza di asili nido, oltre che per una sanità piena di problemi, cresce il capitolo denominato “Capacità amministrativa”, oggi superiore ai 90 milioni di euro.
Per capirci, più dell’intero finanziamento destinato ai capitoli “Istruzione”, “Energia”o
“Digitalizzazione”.
E la Sicilia con mille problemi rischia di scoprirsi come l’isola dei consulenti. Non a caso, nel documento con cui viene spostato il milione e mezzo dal sociale agli esperti viene citata un’altra recente delibera di giunta.
È quella con la quale il governo ha approvato, appunto, il “Piano per l’assistenza tecnica”,
“diretto ad assicurare la disponibilità di strumenti e competenze in grado di sostenere l’attuazione dell’Accordo, attraverso anche l’acquisizione dei supporti specialistici”.
Consulenti, appunto. Che crescono, di giorno in giorno. Fino a somigliare a una – ben pagata – pubblica amministrazione parallela
