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Regione Sicilia: Briciole per i poveri. La Finanziaria dimentica gli ultimi

Last updated: 21/12/2024 7:25
By Redazione 115 Views 5 Min Read
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Niente fondi alla legge per gli indigenti. La protesta del responsabile di Sant’Egidio
Nella manovra in discussione meno contributi per famiglie in difficoltà e consultori

Per i più poveri, le briciole. E quel reddito appena approvato è già finito.
Nella Finanziaria in discussione all’Ars, non c’è traccia di interventi destinati agli ultimi. Poco o niente.
Non c’è il rifinanziamento della misura annunciata dal presidente Renato Schifani che quindi resta una tantum e non è nemmeno ancora operativa. E mancano i soldi per sostenere una legge sulla povertà che ci sarebbe pure, approvata nel 2021, ma oggi senza fondi.
E così la Finanziaria dell’Ars dimentica gli ultimi. Non è un caso che Schifani abbia voluto lanciare
la misura che prevede uno sconto sulle rate dei siciliani per gli acquisti di elettrodomestici e automobili.
Un modo, forse, per riequilibrare una legge di stabilità in cui si trovano 7,5 milioni per il Turismo, 4,5 milioni in tre anni per la fantomatica Agenzia per gli investimenti e solo poche centinaia di migliaia di euro per le classi più deboli.
Intanto, è corsa contro il tempo per rendere operativo il reddito di povertà annunciato dal governatore il 26 ottobre, in occasione della convention nazionale di Forza Italia.
L’assessorato alla Famiglia ha lavorato agli ultimi dettagli del regolamento sui criteri per l’erogazione dei contributi, trasmesso agli assessori competenti.

Con una novità: mentre, nella legge è previsto l’obbligo per i beneficiari di svolgere lavori
socialmente utili — una modifica richiesta da Fratelli d’Italia — nella nuova versione, il fatto che il destinatario della somma una tantum debba anche andare a lavorare, diventa solo una possibilità.

La norma viene quindi ammorbidita, probabilmente perché il beneficio verrà destinato a categorie ristrette.
Il decreto di impegno delle somme (che ancora non c’è) andrà emanato entro il 31 dicembre, ma dovrà anche passare un’altra volta dalla giunta.

Di sicuro, oggi, c’è che si tratterà di un caso isolato: l’assegno non va visto come una misura strutturale contro la povertà, ma come un bonus unico e diversificato a seconda del profilo del beneficiario: da poche centinaia di euro a 5 mila euro al massimo.
In realtà una legge sulla povertà in Sicilia esiste pure. Approvata nel 2021, coinvolge diversi enti che da anni lavorano nel contrasto all’indigenza.
E anche su questo tema si è levata la voce di chi chiede rassicurazioni sul rifinanziamento e, magari, sul rafforzamento della legge stessa, che rischia di diventare, altrimenti, un manifesto d’intenti, in una Sicilia che ha bisogno di tanto altro: «Ricevo — dice il responsabile siciliano della Comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo — richieste da giovani siciliani che chiedono
aiuto per costruire il loro futuro in Sicilia, cresce inoltre il numero di Neet e la disoccupazione giovanile.
È importante anche porre attenzione sulla scarsa vivibilità delle nostre città, specialmente nelle periferie segnate anche dal consumo del crack e dalla dispersione scolastica.
La Finanziaria deve tener conto di queste priorità e superare la rete di finanziamenti ad amici e parenti».
Un appello finora caduto nel vuoto.
Nella legge di stabilità si trova soltanto qualche intervento mediato dai Comuni, come i due milioni per gli abbonamenti al trasporto pubblico.
Nient’altro. Anzi, in qualche caso, si è deciso persino di togliere.

È così per i contributi alle famiglie meno abbienti per la tutela della maternità: il fondo inizialmente previsto per quasi un milione e mezzo di euro è diventato nel corso dell’esame
della manovra un milione e 200 mila euro. E poi i contributi ai consultori, scuole, oratori e associazioni per «il sostegno alle relazioni familiari » previsti per poco più di 76 mila
euro: azzerati. E ancora, il contributo per le donne partorienti residenti nelle isole minori, per i costi aggiuntivi che si trovano a sostenere per partorire nei punti nascita dei grandi ospedali: ha subito una sforbiciata di quasi duecento mila euro.
Segnali che arrivano (o non arrivano) dalla politica impegnata nell’esame della legge di stabilità, mentre l’ultimo rapporto Eurostat vede la Sicilia fanalino di coda del Paese e seconda solo alla Calabria per persone a rischio povertà.

Secondo l’ufficio statistico dell’Unione europea, trentotto siciliani su cento sono a rischio
indigenza, ben lontano dalla media europea al 16 per cento e anni luce da regioni come l’Emilia Romagna, dove il tema coinvolge appena cinque residenti su cento.

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